“Qualche cosa che so di me”

Creato il 25 settembre 2013 da Povna @povna

Noemi della Casa di Hilde e Aliceland del Lago le hanno dato un premio. Si chiama “Versatile Blogger”. La ‘povna (che per prima cosa le ringrazia, molto) non sa se se lo merita, ma sa che le sembra parecchio in sintonia con la sua vita come è sempre stata e sta, con densità sempre maggiore, diventando. E va bene così.
Il premio prevede regole da rispettare, per essere ricevuto nella sua pienezza – che passano da una serie di richieste ovvie (ringraziare non è un dovere, per esempio, ma un piacere, sempre – per di più se conosci il significato di parole come “buona educazione”). La ‘povna però, che è costretta, in questi giorni, a rispettare schede, formulari e protocolli, pensa che è proprio felice se ne può fare a meno in casa sua, dove si dà altre norme. E dunque, tanto per cambiare, per anarchia e spirito di contraddizione ne fa strame.
Non pubblica dunque il logo dell’iniziativa (che i post con immagini a lei piacciono e non piacciono). E nemmeno assegnerà il premio ad altri quindici luoghi virtuali, così come richiesto. Un po’ perché molti nomi, tra quelli che fece l’anno scorso, e quelli ricordati da chi le ha dato il premio in questi giorni, sono già stati fatti, un po’ perché preferisce dedicarlo, confermando un elenco che non sta lì per caso, ma per scelta, a tutti i suoi consigli di lettura del Blogroll.
Fa due eccezioni, però, per due blog-amici che lei aveva molto piacere a leggere, e che invece in questo momento latitano dalla scrittura in proprio. E dunque è con grande soddisfazione che consegna il premio a SimCek e Pensierini, sperando che un gioco come questo (che è una provocazione, lo sa bene, e vale nulla) possa contribuire a forzare il blocco, e a farli tornare dal passato.
Assolta questa parte di obblighi, resta da parlare di sé, come richiesto. Anche in questo caso, la ‘povna non ha voglia di rivelare chi sa quali rivelazioni, nella forma di un elenco. Ma decide di approfittare per rendere pubbliche un paio di riflessioni sulle funzione narrative di Slumberland, perché conoscere le regole del gioco, come spiega da qualche tempo ai suoi primini belli, può fare sempre e solo bene.
La nascita di Slumberland la ‘povna l’ha raccontata qui, e non è il caso di ripeterla. Così come già è nota, e pure scritta (in alto, terza voce a sinistra) la storia del suo nome.
Resta forse da spiegare l’origine della terza persona, che qualche confusione ha generato nel tempo, soprattutto rispetto al grado di referenzialità, voluta e consapevole, delle storie che racconta qui.
La terza persona (che arriva da un certo punto in poi, per quanto molto presto) parte da un’idea di teoria narrativa banale, e assai semplice: quella di separare, in maniera chiara ed evidente, l’identità della ‘povna personaggio con quella (eventualmente biografica) dell’autore del blog.
Da questa scelta, ne derivano altre, perché la terza persona, anche se non lo impone (e infatti il punto di vista resta interno), facilita una necessaria distanza. E questo, in parole povere, significa che quello che lei tippetta qua sopra, giorno (o quasi) dopo giorno, non è un diario, né tanto meno vuole esserlo; e nemmeno una sempre veritiera fotografia della sua vita reale. Significa che anche gli altri personaggi sono funzioni narrative, ovviamente, e come tali parlano e agiscono, sub specie fictionis. Significa che non tutto quello che racconta è vero, anche se vuole sempre essere narrativamente onesto, e verosimile. Ed è per questo, anche, che la ‘povna ama poco mettere fotografie a corredo dei racconti dei suoi giorni, perché quello che vuole ottenere non è un effetto di autofiction; e a suo avviso le parole bastano, viceversa, per l’effetto di reale.
Questo significa che tutto quello che racconta è solo una menzogna? Assolutamente no (se non per quella porzione di bugia che soggiace a ogni scrittura, ovviamente). Significa che forse non è mai esistita un’Onda? Che la ‘povna non vive nella piccola città, e non attraversa mondi? Che non ha mai incontrato i Merry Men? La risposta è di nuovo negativa, non c’è bisogno di dirlo. Significa però che non sempre tutto è riportato nel dettaglio, o fedelmente in cronaca (“ma pensi davvero che tutto quello che scrivo qui sopra sia successo interamente nelle mie modalità di narrazione?! – come spiegò la ‘povna in risposta a una blog-amica scientifica, che faticava a veder la differenza), perché, pensa la ‘povna, non sarebbe questo il modo migliore di far arrivare quel messaggio. E, si licet citare Jorge Semprun per una cosa tanto piccola come un blog personale e privatissimo: “Soltanto l’artificio di un racconto abilmente condotto riuscirà a trasmettere in parte la verità della testimonianza”.
Se questo esperimento sia riuscito, o meno, e quanto, non sta di certo alla ‘povna dirlo. Spera però, attraverso questo post un po’ meta-narrativo, di avere contribuito a chiarire il senso del suo raccontare, così come lo intende.
E, ringraziando ancora una volta le sue blog-amiche per questo premio “versatile” (un aggettivo che molto la diverte) passa ad avvisare i due amici premiati, sperando di vederli presto scrivere, e, per questa mattina, saluta e se ne va.


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