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Qualche riflessione sui vandali, graffitari, taggaroli che massacrano Roma. Come fare? Cosa fare? Come colpirli? Semplice: nel portafoglio

Creato il 25 marzo 2015 da Romafaschifo
Questo articolo non è corredato di immagini, non occorrono, perché ne abbiamo fin troppe, basta uscire di casa ed osservare muri, serrande, cassonetti, mezzi dell’AMA, pali della luce ecc...Con questo testo mi propongo di analizzare la filosofia di chi va in giro ad imbrattare gli spazi pubblici e provare a trovare delle soluzioni.Il tag è una sigla, un segno rapido a facile da farsi, che identifica l’autore.Nasce dall’esigenza di alcuni individui di rendersi visibili agli altri, testimoniando la loro audacia e la loro abilità. In quello che dico non vedeteci approvazione o altro, la mia è una semplice constatazione di uno stato di fatto. Dietro questi segni non c’è alcuna volontà di realizzare un’opera d’arte, come si propongono di fare i writers classici, che operano con il consenso del proprietario del muro o su superfici abbandonate, perché data la complessità delle loro opere, impiegano parecchio tempo a realizzarle.Tornando ai tag, il vero autore di questi segni è una persona che organizza un piano per violare una superficie particolarmente difficile, in quanto protetta, e quando riesce nell’impresa, la pubblicizza facendo uscire sui social forum le immagini della sua impresa.Immagino che il sogno proibito di molti di loro sia poter un giorno firmare l’ingresso principale della Casa Bianca senza essere sforacchiati dagli agenti della sicurezza.A Roma questo non avviene, abbiamo centinaia, migliaia di scarabocchi che si rincorrono e si sovrappongono su ogni superficie a portata di mano e quindi viene meno il discorso dell’impresa difficile da mostrare al mondo, ma anche quello della riconoscibilità della propria firma.Ora proviamo ad esaminare chi sono i taggariromani. Si tratta spesso di ragazzini, minorenni annoiati, che la notte, non avendo un cacchio da fare, vanno in giro a firmare i muri, certi dell’impunità o, nell’eventualità remota che venissero beccati, di non subire grossi danni.A loro non frega assolutamente nulla del danno che causano, anche se penso che se qualcuno prendesse loro lo smartphone da 5” ultimo modello e ne firmasse il display con un pennarello indelebile, avrebbero qualcosa da ridire.Grazie al lassismo, alla mancanza totale di controlli ed alla certezza della pena (intesa che è certo che non ci sarà nessuna pena reale), l’esercito degli imbrattatori è cresciuto a dismisura.Se migliaia di adolescenti romani passano le notti a sporcare la città, probabilmente bisognerà rivedere qualcosa nella nostra società, a livello dell’educazione e della famiglia, ma eventuali analisi sociologiche (che non ho intenzione di fare in questa sede), possono dare risultati nel medio e lungo termine, coinvolgendo i futuri taggari, non quelli attuali, che, rassegnamoci, dobbiamo tenerceli cosìSul tenerceli così, intendo che non possiamo certo installargli un nuovo sistema operativo nella capoccia, ma impedire che continuino a far danni, magari sì.Quando vengono pubblicati su RFS dei servizi con i disastri che commette questa gente, i commenti truculenti si sprecano.c’è chi propone pene detentive, lavori forzati, i più audaci arrivano ad auspicare addirittura pubbliche fustigazioni e tagli delle mani.Cerchiamo di restare con i piedi per terra. l’Italia è un paese trattabile, nel senso che ogni cosa si tratta, dalla multa per divieto di sosta, alle contestazioni dell’Agenzia delle Entrate. Abbiamo migliaia di leggi, norme, regolamenti che si intersecano e si contraddicono. Siamo l’unico paese al mondo dove una lite condominiale finisce in Cassazione e si trascina per dieci anni. Insomma, si parte con dura lex, sed lex e si finisce a tarallucci e vino. In un paese dove spesso neanche i rapinatori finiscono in galera, è impensabile immaginare che un sedicenne di buona famiglia, incensurato e viziato, possa finire dietro le sbarre per aver sporcato un muro.Meno che mai, nella nostra società occidentale, potrebbe essere accettata l’idea di una punizione corporale pubblica. Certo, lo ammetto, l’idea di vedere qualcuna di queste teste di minkia con le chiappe nude, mentre si prende una bella dose di scudisciate, circondata da una folla festante, un po’ mi solletica, ma rientra nei sogni proibiti di un tranquillo cittadino che non ne può più e non è certo una strada praticabile, come pure certe fantomatiche spedizioni punitive a base di mazze da baseball sulle ginocchia, come favoleggia qualcuno.Cosa si può fare realmente e ragionevolmente?Colpirli nel portafogli, loro e le loro famiglie.Da un punto di vista penale si possono solo beccare una denuncia per danneggiamento, naturalmente a piede libero. Loro se ne sbattono e dopo un’ora sono di nuovo fuori, con pennarelli e bombolette, pronti a ricominciare, più arroganti di prima perché “tanto non ci potete fare un c..zo!”.L’unica sarebbe un giudizio civile per direttissima, non la prima udienza dopo due anni, in cui vengano condannati a pesantissimi risarcimenti, e se sono minorenni e di buona famiglia, tanto meglio, perché le loro buone famiglie saranno sicuramente solvibili.Sono sicuro che le loro mammine, una volta costrette a svuotare il conto in banca per evitare il pignoramento dell’appartamento, saranno un po’ più attente e si informeranno su cosa cacchio fanno i loro pargoli quando sono fuori casa.L’altra soluzione potrebbe essere quella di farli lavorare gratis a ripulire quello che hanno o potrebbero aver sporcato.In entrambi i casi sarebbe bene da re pubblicità, anche sui social network, a cosa succede ai taggari imbrattatori.Se ci fosse la voglia di farlo, si potrebbe mettere in atto in quattro e quattr’otto, basterebbe una leggina piccina picciò, ed un po’ di buona volontà.LEONARDO

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