di Lino Berton
Amos Edizioni, 2015
Isbn: 978-88-87670-39-4
Costo: 15,00 Euro
Sinossi: Qualcosa che non muore descrive tutto ciò che è accaduto e che è successo e che non doveva essere lasciato al ricordo del solo dolore, ma che doveva essere usato come linguaggio, come prova sincera per il presente e il futuro: molti muoiono ancora a causa di un linfoma o una leucemia credendo sia nel loro destino, non sanno che i Buonisamaritani non sono così buoni, non percepiscono il mondo della sanità e della ricerca come crudele, e non scavano e non vengono a sapere che avrebbero potuto avere altre possibilità.
La narrazione si sviluppa intorno all’amore e all’idea che si ha di cura e presa in cura.
Sandra, una dei due protagonisti del libro, l’altro è l’io narrante, ebbe la sfortuna di vivere una serie di piccoli errori medici. Purtroppo per distrazione o incuria, contrasse anche il virus dell’epatite da una trasfusione di sangue controllato. Prima di morire, però, riuscì a essere anche un po’ fortunata, riuscì a farsi somministrare fuori protocollo un farmaco che aveva già dato buoni risultati e che aveva salvato la vita a due persone, due che avevano avuto la fortuna di poterlo ricevere, due con il suo stesso linfoma. Di quel farmaco sperimentale dichiarato “farmaco orfano” dall’EMEA, i medici che avevano in cura Sandra non ne sapevano nulla e la persona che le permise di avere la possibilità di riceverlo non fu il suo medico curante, ma la tenacia, l’amore, la voglia di curarla, del marito.
Poi quel farmaco venne ritirato dalla sperimentazione e la somministrazione venne sospesa ai pazienti, tra quei pazienti c’era anche Sandra e anche Sandra morì come tutti gli altri.
L’altro protagonista, l’io narrante, è un tizio che si trova di fronte all’egoismo del genere umano espresso all’ennesima potenza proprio negli ospedali dove tutti vogliono far vedere unicamente e solamente il proprio amore per la cura. Nello stesso istante in cui il narrante realizza di essere arrivato all’inferno cerca di capire come funziona quel pezzo di mondo. Quegli undici mesi passati in quel posto non furono un evento traumatico per la vita del narratore/autore, ma fu solo l’inferno un luogo diverso nel quale è stato costretto a fermarsi per un tempo limitato della sua vita.
Qualcosa che non muore descrive lo smarrimento che si vive quando non c’è la sensibilità della presa in cura, quando si è costretti a vivere per parecchio tempo in un ospedale, quando si è vittime di mille errori, quando si sa che non si viene ascoltati, quando le istituzioni non sono presenti, quando i diritti divengono favori, quando ti viene tolta una cura che è efficace per una banalità e la vita diventa nient’altro che morte e ti ritrovi a combattere solo contro i muri di gomma.
Biografia: Lino Berton lavora e vive a Mestre. Scrive, il suo primo romanzo, ininterrottamente per sette anni dopo la morte di Sandra, la protagonista del libro Qualcosa che non muore per raccontare ciò che ha vissuto. Quell’Inferno, come dice l’io narrante in Qualcosa che non muore, durò 11 mesi.