Vamos a ver, in queste settimane non sto escludendo nessuna opzione sul futuro educativo di Marc, addirittura c'è quella di portarlo a Valencia ogni giorno, ma ho il padre decisamente contro.
Qua nel paesello ci sono due scuole elementari ( materna e Primaria fuse insieme) e una delle due ha deciso di mettere in pratica una rivoluzione a livello didattico e gestionale. Venerdì sera c'è stata la presentazione del progetto nel Centro Culturale e non ce la siamo voluti perdere, c'erano molte aspettative anche da parte dei cittadini.
Un esperto sociologo catalano e professore ad Harvard da un anno collabora come consulente in questa scuola perché ha avviato un cambio di paradigma verso la Comunità di Apprendimento, un modello che da anni da ottimi frutti nei Paesi nordici. Venerdì c'è stata la presentazione ufficiale, perché da settembre inizia la sperimentazione.
La conferenza è stata lunga e lui è stato sintetico riassumendo in tre punti principali il concetto di Comunità d'Apprendimento e così ve la spiego, mentre sto studiando la teoria.
1-gruppi eterogenei
2- l'intera comunità partecipa
3- Apprendimento comune
Si intende dividere i bimbi in gruppi eterogenei formati da quelli più svegli e quelli che hanno difficoltà nelle varie materie.
A parte il professore, ogni gruppo è assistito da un adulto volontario che più che insegnare modula e anima il confronto.
Tutti -professori, genitori e chiunque del paese voglia partecipare -sono chiamati a formar parte della comunità, quindi formarsi, trasmettere idee, creare progetti affinché la scuola e la società si prendano cura insieme dell' educazione dei bambini.
Questo in estrema sintesi, ora vediamo le basi filosofiche.
L'obiettivo è quello di rendere partecipe tutta la comunità : chiunque dopo un percorso di formazione di 30ore può farsi avanti e proporsi come assistente nelle materie dove può essere d'aiuto; dalle esperienze portate avanti in Catalunya, Cantabria, Galicia si parlava di integrare yoga nelle lezioni di ginnastica, gruppi di lettura, scienze nei modi più creativi.
Si mette l'accento sull'educazione emozionale dei bimbi quando si ritrovano a sostenere e accompagnare bimbi con ritardi mentali e allo stesso tempo hanno visto migliorare i voti perché aumenta l'interesse e la naturale curiosità dei bimbi.
Scompaiono ( magicamente) sindromi di iperattività perché ogni ora si cambiano i compagni di banco o aula o tecnica di studio.
Si implementa lo studio di materie generalmente sacrificate come l'arte e la musica.
Una breve analisi: non so se voglio illudermi nel credere che sia davvero così, tipo ultima spiaggia nello scegliere qualcosa di accessibile, reale e vicino.
Il progetto è bello e teorici dell'educazione libertaria plaudono l'iniziativa che finalmente è arrivata a Valencia, mentre in alcune scuole di Barcelona esiste da più di dieci anni e in Svezia da trent'anni.
Il nodo è che ci si è finalmente resi conto che i bimbi sono un bene della collettività, che negli anni i professori avevano sempre meno risorse e più casini, che il razzismo dilaga, così come la tendenza dei genitori a non interessarsi dell'andamento dei figli a scuola, poca comunicazione con i prof e zero relazione con la società.
Questo sistema quindi ha come obiettivo chiudere il gap che si è andato allargando negli anni.
Vabbé non siamo in Svezia, gli spagnoli sono un caos di organizzazione, quindi rimango con il beneficio del dubbio.
Sappiate comunque che da settembre il paesello avrà una scuola elementare in meno e una nuova Comunità di Apprendimento, infatti questo genere didattico è regolato da linee guida europee indipendenti e dal ministero questa oramai ex scuola ha ottenuto molte più libertà. Di fatto si basa sull' Assemblea e gli integranti devono comunque seguire un corso di formazione.
Che vi sembra? È un messaggio inviato dal cielo?
La mia grande amica ed ex accompagnante della escoleta, madre di HomeSchooler che si è vista obbligata a mandare a scuola il figlio (che l'ha presa bene, dai ha 11anni) mi ha detto di non pensarci su due volte e iscrivere Marc alla materna. Che ha sentito ogni bene su queste comunità, che era ora che arrivasse anche qua e che se potesse verrebbe ma vive lontano adesso.
Anche perché stiamo ad un punto morto ed è meglio non sfidare di nuovo la sorte.