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Quali i diritti e quali i vincoli della "rete"?
Creato il 16 giugno 2014 da Alessandro @AleTrasforiniNel 1996, J.P.Barlow apriva così la sua dichiarazione d'indipendenza del Cyberspazio:
'[...] Governi del mondo industriale, stanchi giganti di carne e d'acciaio, io vengo dal Cyberspazio, la nuova dimora della mente.
In nome del futuro, invito voi, che venite dal passato, a lasciarci in pace. Non siete benvenuti fra noi.
Non avete sovranità sui luoghi dove ci incontriamo. [...]'
Questa affermazione [...] riflette il sentire di un mondo, di una [...] platea in continua crescita fino agli attuali oltre due miliardi di persone, che si identifica con una invincibile natura di Internet, libertaria fino all'anarchia, coerente con il progetto di dar vita a una rete di comunicazione che nessuno potesse bloccare o controllare. Ma è pure un'affermazione che ha dovuto subire le dure repliche da una storia in continua accelerazione, da una cronaca che consuma.
Interrogativi come 'l'universalità di Internet deve trovare una sua tradizione istituzionale, una sua costituzione che spinga il suo [...] assetto al di là di quella che viene definita come la sua [...] governance?' e 'Può avere regole il mondo del web - mobile, sconfinato, in continuo mutamento?' accompagnano da sempre le discussioni sul futuro di Internet, e sono ormai proiettati oltre le ripulse iniziali, che avevano considerato come un attentato alla sua natura libertaria ogni ipotesi di arrivare [...] a regole, percepite come un inaccettabile vincolo.
Altre volte nella storia, il diritto e le regole hanno dovuto abbandonare il [...] riferimento alla terra e fare i conti con realtà mobili, il mare in primo luogo.
Nomos della Terra e libertà dei mari sono il filo conduttore della ricerca di Carl Schmitt.
Nasceva così un diritto modellato sulla natura delle cose, liberato dalla soggezione a vecchi schemi, [...].
Proprio Schmitt ci ricorda il ruolo dell'Inghilterra e dei suoi pirati, che 'aprirono la strada alla nuova libertà dei mari, che era una libertà essenzialmente non statale.' Non è [...] un caso che la grande metafora dello stare in rete sia quella del 'navigare' e che proprio al 'diritto del mare' si siano rifatti in molti quando hanno dovuto affrontare le sfide istituzionali di Internet, tornando con la memoria alla costruzione, all'estrazione dall'esperienza di principi e regole che avrebbero consentito di avere un mare libero e sicuro. [...] la progressiva crescita di Internet [...] ha reso sempre più aggressiva la pretesa degli Stati di far valere le loro antiche prerogative, considerando la rete come l'oggetto del desiderio delle sovranità esistenti. [...]
gli Stati nazionali cercano di far valere il potere, tutt'altro che residuale, di cui ancora dispongono, ma non possono stabilire una sovranità sul cyberspazio.
Questa distinzione tra una sovranità improponibile e un potere invadente mette in discussione una delle conseguenze che si ritenevano implicite nella negazione della sovranità - quella che potrebbe essere sintetizzata nell'affermazione dell'impossibilità, inutilità, illegittimità di qualsiasi regolazione di Internet. Una impostazione [...] che non conduce soltanto a una assoluta autoreferenzialità della rete, anzi alla conclusione che la rete non ha bisogno di stabilire relazioni perché essa comprende già tutte le relazioni possibili.
Porta con sé anche una impostazione [...] mitologica.
Sembra [...] evocare la lancia di Achille e quella di Parsifal, armi capaci di offendere e guarire [...].
Ma è proprio questa mitologia a essere smentita da una realtà nella quale non solo Internet è variamente oggetto di regolazione, ma [...] conosce violazioni continue di quello statuto di libertà che si riteneva poter essere affidato alla propria, esclusiva virtù salvifica. [...]"
Fonte: Prologo, "Il mondo nella rete - Quali i diritti, quali i vincoli", S.Rodotà, Editori Laterza - LaRepubblica
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