Il paradosso è che certe urgenze vengono nascoste, abilmente celate.
Molti potranno anche immaginarle, ma il senso di allarme è frenato dalle mancate luci della ribalta che l'informazione assegna a certe tematiche.
Arrivano nel mondo i vaccini per salvare popoli da una pandemia che uccide "solo" 25mila persone, mentre certe emergenze rimangono silenziose ed affossate nel più completo disinteresse.
Uno dei problemi più urgenti, ed altrettanto d'assoluto disinteresse mediatico, riguarda i drammi ecologico-ambientali nei quali il pianeta Terra sta versando.
In viaggio su questa sola astronave immersa in un Universo ad oggi senza alternative, non ci si dovrebbe mai stancare di mettere al primo piano temi come questi nelle agende programmatiche dei potenti.
Fra i tanti punti di questo immenso libro nero, si sta discutendo in questi giorni dell'acqua.
Nello specifico, nella città di Stoccolma, ha preso avvio il World Water Week 2010 che durerà fino all'11 settembre prossimo.
Migliaia di esperti, su proposta del SIWI (Stockholm International Water Institute), si sono riuniti nella città per discutere faccia a faccia di questo tema di fondamentale e primaria importanza.
Si discuterà, più nel dettaglio, di temi incentrati su "Le sfide relative alla qualità dell’acqua - Prevenzione, Adeguato Utilizzo e Riduzione".
E' proprio questa una sfida di straordinaria urgenza, che non si può più in alcun modo rimandare.
Oltrepassando il fatto dell'acqua come ovvio diritto di tutti, approfondendo gli aspetti più tragici di questo tema si scoprono numeri impressionanti.
Cifre di entità ingente, superiori di gran lunga a qualsiasi pandemia immaginabile ed oggettivamente riconosciuta.
In base a statistiche delle Nazioni Unite, oltre 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua pulita.
In aggiunta a ciò, oltre 2,6 miliardi vivono in condizioni di insufficienza igienico-sanitaria.
Ai fatti, oltre un terzo degli abitanti di questa meravigliosa astronave Terra.
A questi dati si aggiungono 2milioni di bambini che ogni anno nel mondo muoiono di sete o dopo malattie contratte per aver assunto acqua non potabile.
Più della metà degli ospedali di queste zone "pericolose" hanno come degenti pazienti che soffrono di patologie riconducibili alle acque inquinate.
Secondo i report più attuali presentati in quel di Stoccolma, il problema delle "acque malate" può compromettere anche sul breve termine l'efficienza e la stabilità degli ecosistemi più produttivi.
Lo scarico delle acque reflue non trattate o non depurate adeguatamente può debilitare l'essere umano molto più facilmente di quanto si pensi: tutto ciò grazie ad un incontrollato proliferare di batteri e virus che possono compromettere la salvaguardia degli esseri umani.
In base alle statistiche delle Nazioni Unite 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua pulita e 2,6 miliardi vivono in condizioni di insufficienza igienico-sanitaria.
Due milioni sono i bambini che ogni anno nel mondo muoiono di sete o dopo malattie contratte per aver assunto acqua non potabile e più della metà degli ospedali hanno come degenti pazienti che soffrono di patologie riconducibili alle acque inquinate.
Voce ancora più autorevole in merito arriva dagli scienziati dell'IUCN (International Union for Conservation of Nature), secondo i quali servono urgenti ed immediati finanziamenti per fronteggiare la crescente crisi idrica mondiale.
In aggiunta alla crisi idrica, si mescoli nel calderone la questione climatica.
Il cambiamento climatico, secondo i report presentati a Stoccolma, formerebbe con la questione idrica un'urgenza ancora maggiore.
Per la FAO, infatti, si deve al global warming una maggiore frequenza di periodi di siccità e l'intensificazione di uragani ed inondazioni, “che distruggono coltivazioni, contaminano le falde acquifere e danneggiano le strutture dove si conserva e si trasporta l’acqua”.
Specialmente in Africa ed Asia, ad esempio, milioni di contadini dipendono da un'agricoltura pluviale le cui "funzionalità" e periodicità sono state notevolmente compromesse dall'instabilità e dai cambiamenti climatici apportati in prima istanza dall'inquinamento e dal surriscaldamento globale.
La soluzione, in paesi come questi, è di difficile e complessa percorribilità: per i ricercatori dell'IWMI potrebbe consistere in un approccio integrato alla questione, che includa grandi opere come le dighe e interventi di minore impatto per la raccolta e la conservazione dell'acqua quali vasche e serbatoi capaci di fare la differenza, per una strategia di adattamento e per contribuire ad assicurare la sopravvivenza e migliorare la vita di tanti piccoli agricoltori.
In mezzo a questa ed a tante altre urgenze si mescolano problematiche di necessaria analisi.
Con qualche consapevolezza in più nel cuore, potremmo essere tutti un pò più vicini alle soluzioni.
Magazine Ecologia e Ambiente
Il paradosso è che certe urgenze vengono nascoste, abilmente celate.
Molti potranno anche immaginarle, ma il senso di allarme è frenato dalle mancate luci della ribalta che l'informazione assegna a certe tematiche.
Arrivano nel mondo i vaccini per salvare popoli da una pandemia che uccide "solo" 25mila persone, mentre certe emergenze rimangono silenziose ed affossate nel più completo disinteresse.
Uno dei problemi più urgenti, ed altrettanto d'assoluto disinteresse mediatico, riguarda i drammi ecologico-ambientali nei quali il pianeta Terra sta versando.
In viaggio su questa sola astronave immersa in un Universo ad oggi senza alternative, non ci si dovrebbe mai stancare di mettere al primo piano temi come questi nelle agende programmatiche dei potenti.
Fra i tanti punti di questo immenso libro nero, si sta discutendo in questi giorni dell'acqua.
Nello specifico, nella città di Stoccolma, ha preso avvio il World Water Week 2010 che durerà fino all'11 settembre prossimo.
Migliaia di esperti, su proposta del SIWI (Stockholm International Water Institute), si sono riuniti nella città per discutere faccia a faccia di questo tema di fondamentale e primaria importanza.
Si discuterà, più nel dettaglio, di temi incentrati su "Le sfide relative alla qualità dell’acqua - Prevenzione, Adeguato Utilizzo e Riduzione".
E' proprio questa una sfida di straordinaria urgenza, che non si può più in alcun modo rimandare.
Oltrepassando il fatto dell'acqua come ovvio diritto di tutti, approfondendo gli aspetti più tragici di questo tema si scoprono numeri impressionanti.
Cifre di entità ingente, superiori di gran lunga a qualsiasi pandemia immaginabile ed oggettivamente riconosciuta.
In base a statistiche delle Nazioni Unite, oltre 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua pulita.
In aggiunta a ciò, oltre 2,6 miliardi vivono in condizioni di insufficienza igienico-sanitaria.
Ai fatti, oltre un terzo degli abitanti di questa meravigliosa astronave Terra.
A questi dati si aggiungono 2milioni di bambini che ogni anno nel mondo muoiono di sete o dopo malattie contratte per aver assunto acqua non potabile.
Più della metà degli ospedali di queste zone "pericolose" hanno come degenti pazienti che soffrono di patologie riconducibili alle acque inquinate.
Secondo i report più attuali presentati in quel di Stoccolma, il problema delle "acque malate" può compromettere anche sul breve termine l'efficienza e la stabilità degli ecosistemi più produttivi.
Lo scarico delle acque reflue non trattate o non depurate adeguatamente può debilitare l'essere umano molto più facilmente di quanto si pensi: tutto ciò grazie ad un incontrollato proliferare di batteri e virus che possono compromettere la salvaguardia degli esseri umani.
In base alle statistiche delle Nazioni Unite 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua pulita e 2,6 miliardi vivono in condizioni di insufficienza igienico-sanitaria.
Due milioni sono i bambini che ogni anno nel mondo muoiono di sete o dopo malattie contratte per aver assunto acqua non potabile e più della metà degli ospedali hanno come degenti pazienti che soffrono di patologie riconducibili alle acque inquinate.
Voce ancora più autorevole in merito arriva dagli scienziati dell'IUCN (International Union for Conservation of Nature), secondo i quali servono urgenti ed immediati finanziamenti per fronteggiare la crescente crisi idrica mondiale.
In aggiunta alla crisi idrica, si mescoli nel calderone la questione climatica.
Il cambiamento climatico, secondo i report presentati a Stoccolma, formerebbe con la questione idrica un'urgenza ancora maggiore.
Per la FAO, infatti, si deve al global warming una maggiore frequenza di periodi di siccità e l'intensificazione di uragani ed inondazioni, “che distruggono coltivazioni, contaminano le falde acquifere e danneggiano le strutture dove si conserva e si trasporta l’acqua”.
Specialmente in Africa ed Asia, ad esempio, milioni di contadini dipendono da un'agricoltura pluviale le cui "funzionalità" e periodicità sono state notevolmente compromesse dall'instabilità e dai cambiamenti climatici apportati in prima istanza dall'inquinamento e dal surriscaldamento globale.
La soluzione, in paesi come questi, è di difficile e complessa percorribilità: per i ricercatori dell'IWMI potrebbe consistere in un approccio integrato alla questione, che includa grandi opere come le dighe e interventi di minore impatto per la raccolta e la conservazione dell'acqua quali vasche e serbatoi capaci di fare la differenza, per una strategia di adattamento e per contribuire ad assicurare la sopravvivenza e migliorare la vita di tanti piccoli agricoltori.
In mezzo a questa ed a tante altre urgenze si mescolano problematiche di necessaria analisi.
Con qualche consapevolezza in più nel cuore, potremmo essere tutti un pò più vicini alle soluzioni.
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