
Ci sono due parole molto in voga in questo periodo di critica radicale al massacro sociale ed esistenziale a cui stiamo assistendo: "antipolitica" e "qualunquismo".Questi epiteti vengono usati molto, guarda caso, dai tanti e vari aspiranti imbonitori che temono di sentir scricchiolare le sedie non più sicure su cui avevano adagiato morbidamente i loro fragili glutei per definire questo dilagante rifiuto della politica da parte del “popolo bue”, come è stato spregiatamente chiamato in svariate occasioni. Personalmente ho un’idea di ciò che la politica, quella vera, dovrebbe fare: si dovrebbe occupare di capire e proporre quale tipo di società e quali metodi di gestione siano utili ed efficienti per essere di giovamento e al tempo stesso graditi all'insieme di coloro che la società la compongono. Questo dovrebbe essere il compito della politica, che prima di ogni altra cosa dovrebbe preparare il terreno per amministrare nel miglior modo possibile, chiarendo in quale tipo di società si vuole vivere senza dare per scontato che quella in cui ci troviamo vada bene così com’è, e, se necessario, essere fautrice di stravolgimenti che possano, perché no, portare al rovesciamento di regimi consolidati. Il compito della politica dovrebbe essere quello di farci comprendere come vogliamo vivere socialmente per essere ben consapevoli di quali scelte fare, mentre quello degli amministratori, che dovrebbero essere provvisori per principio, magari a rotazione, di amministrare al meglio tale scelta.Secondo me se non c’è questa base d’intenti non si va da nessuna parte e adesso non c’è. Prova ne è il fatto che ora questo sistema, ogni giorno più oppressivo, sta dimostrando tutta la propria inefficienza. Siccome è sempre meno in grado di funzionare e in ogni ambito della società sta creando ineguaglianze e ingiustizie sempre più insopportabili, contro questo stato di cose hanno cominciato spontaneamente a prender piede diverse forme di rifiuto e di ribellione, sempre più evidenti e sempre più consistenti. E questo genera grande preoccupazione nei mestieranti della politica di turno, sempre più invischiati in uno straripante decadimento, perché evidenzia la diminuzione della loro capacità d'influenza e d'imbonimento mediatico di cui finora si erano bellamente serviti per subissarci di menzogne opportuniste. Ora si sta assistendo a uno scollamento vertiginoso fra istituzioni, organismi statali, partiti e tutto ciò che ha sapore di stato e la popolazione, o più in generale di tutti gli esseri umani costretti, da secoli, a subire l’asfissiante prepotenza di chi si è arrogato il diritto di detenere costantemente il potere. Ma il rifiuto di questo tipo di politica di coloro che hanno deciso di dar voce al loro senso di giustizia e libertà non è assolutamente, come ci vogliono far credere, “antipolitica” o “qualunquismo”, ma esattamente il contrario: è una richiesta accorata e profonda di politica vera, quella capace di andare oltre ciò che appare, capace di analizzare i presupposti su cui si fonda il sistema, individuare i problemi reali, elaborare proposte innovative, anticonformiste e indipendenti dai vari sistemi vigenti o trascorsi. Cosa esprimono i cittadini con questo rifiuto? Stanchezza e delusione. Stanchi di continuare a credere alla favola che col loro voto si regalano la possibilità concreta di partecipare al governo delle cose, che votando partecipano alle decisioni politiche e amministrative. Stanchi di essere ogni giorno aggrediti da uno spettacolo avvilente, in cui le promesse fatte per estorcere consenso sono sistematicamente dimenticate, di essere derubati da un sistema fiscale iniquo che si accanisce su sempre e solo su chi i soldi li guadagna con grande fatica, per poi scoprire che i soldi affidati a lor signori, invece di essere usati per occuparsi del bene di tutti, vengono arraffati e dilapidati con una disinvoltura che definire sconcertante è niente. Delusione nel ritrovarsi messi da parte, esclusi da ogni decisione, annullati e ridotti a numeri anonimi che devono sottostare a tutte le imposizioni e truffe che il potere politico propina senza pietà. No, questo non è un rifiuto. È una richiesta molto forte, invece, di una politica pulita e trasparente, di un modo di amministrare che non escluda i cittadini e sia efficiente. Dietro questa rivolta che a poco a poco sta montando affiora il bisogno di cambiare metodo e sistema: basta con un sistema di non/democrazia dove la rappresentanza è una finzione. C'è bisogno di forme di democrazia diretta che permettano di cancellare i vertici che non fanno altro che imporre, arraffare, derubare e portare tutti al disastro e al fallimento. E questa richiesta non potrà mai essere soddisfatta finché continuerà a imperare questo sistema che ha in mano tutto e che decide tutto.
Se pensare tutto questo è fare antipolitica ed essere qualunquisti, ebbene, io me ne vanto.





