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Quando a scuola manca la fantasia

Da Cristiano @sosmammo
Fra le varie motivazioni, ragionamenti o scuse, dette da mio figlio per non andare alla scuola materna (l'asilo dell'obbligo, mai molto gradito a entrambi, che ha appena riaperto i battenti e da cui, comunque, è stato assente per tutto l'inverno per motivi di salute), ce n'è una che mi ha particolarmente colpito e che, mio malgrado, mi trova d'accordo, anche se penso che Dodokko, di anni quattro, non sapesse bene il significato della sua frase quando l'ha pronunciata: "A scuola manca la fantasia", mi ha gridato in lacrime mentre lo vestivo prima di uscire di casa.
Le parole di mio figlio rispecchiano i miei pensieri riguardo i nidi e la scuola materna, così come mi è capitato di conoscerli: si tratta perlopiù di luoghi dove (intrat)tenere i bambini mentre i genitori sono al lavoro. Sono recinti dove lasciar pascolare i più piccoli nell'attesa che qualche parente vada a riprenderli. Sono posti dove ci si uniforma alla massa fin da neonati e dove le esigenze individuali e la creatività del singolo vengono confuse in giochi e attività spesso senza senso e che non hanno altro scopo se non quello di ingannare il tempo.  Sono il primo passo, compiuto nella più tenera età, verso una socializzazione coatta, nella direzione di un conformismo militaresco, e al quale seguiranno altri passi alle elementari e alle medie, fin quando, cioè, nell'ormai ragazzo si svilupperà (spero al più presto) un senso critico che gli faccia mettere in discussione alcune regole pensate soltanto per farlo diventare un 'cittadino per bene'.  Io lo so perfettamente che, parlando in questi termini della scuola materna, mi attirerò le critiche e il disappunto dei più, cioè di tutti coloro che mandano i figli all'asilo, ma ciò di cui scrivo è soltanto la mia esperienza con l'istituzione scolastica. Esperienza che ritrovo anche nel mondo del lavoro, dove molti giovani talenti non hanno modo alcuno per emergere e anzi sono proprio le loro capacità e il loro spirito innovativo a venir mortificati il più delle volte, per mezzo di demansionamenti e forme varie di mobbing. Checché se ne dica, anche negli uffici non si vogliono teste pensanti, ma manichini che obbediscono agli ordini del capo...e il capo, poi, chi è se non chi più di ogni altro è obbediente e asservito al Sistema?! Insomma, si inizia proprio da piccolissimi ad entrare in una certa ottica e in certi schemi prefissati, dove tutto dev'essere funzionale allo scopo supremo e al fine ultimo, ogni minimo ingranaggio della Grande macchina ben oliato. Ha ragione mio figlio a leggermi nella testa e a dire ciò che io penso, e cioè che a scuola manca la fantasia. E allora perché ce lo mando all'asilo? Per le stesse e poco valide ragioni per le quali anche tutti gli altri lo fanno: perché devo andare a lavorare e quindi non posso stare con lui. Perché sono un anticonformista e un anarchico rivoluzionario soltanto a parole. Perché non sono ricco abbastanza da poter usare il mio tempo come più desidero. Perché a causa di tutti questi motivi faccio parte integrante del Sistema. Di un sistema malato, di un'impostazione sbagliata e che si autoalimenta con la carne dei suoi figli, col sangue più giovane, ché di quello già coagulato e smorto può benissimo fare a meno ormai.

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