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Quando arriva la luna di Esther Messina

Creato il 14 aprile 2014 da Wsf

esther

Tu non dormivi mai
creatura piccola che profumavi di burro
avevi deciso di privarmi del prezioso riposo notturno
mettendo la mia breve pazienza a prove di fuoco

le notti si susseguivano sotto una luna
che ingrassava o dimagriva a seconda delle voglie
la luce del giorno non arrivava mai
non riuscivo più a percepirla
per diversi mesi ricordo solo notti e veglie
sveglia
cieli tiepidi e sbadigli
troppi sbadigli

cosa c’era di tanto divertente in quel tuo gioco perverso
forse era la vita ad infastidirti
com’era bello il tepore del mio grembo
nell’ombra senza tutta quella luce
che porta con sé affanni e disperazioni

piangevi perché ti sentivi già tradita
sognavi di startene lì per sempre
invece una scadenza t’aveva proiettata
in un mondo troppo chiassoso
adesso eri avvolta dalla luce
e da lontano un fastidioso abbaiare di cani

mi chiedevi aiuto
tu seppur così piccola pretendevi già delle risposte
l’unica cosa che ti dava conforto
era la voce ed il seno madre
carne della tua carne
solo lei riusciva a saziare tutti i tuoi sensi
non lasciarmi
non capisco dove sono
rispondimi

con mani acerbe
raccontavo sussurrando i miei sogni
storie di fiordi e di farfalle
nella penombra cercavo i freschi lineamenti
di chi doveva ancora affermare la propria identità
in un mare mai navigato
in un posto vergine in cui imprimere scie e cavalcare onde

sui prati di stanca felicità in cui ti portavo ad ammirare il mondo
mi sentivo fiera e coraggiosa
ti avrei difesa dal male
e insegnato una parola molto preziosa
da usare contro chi un giorno
ti avrebbe fatta sentire sbagliata
vaffanculo

tra la notte e la tenerezza
non mi stancavo di studiarti nuova di zecca come eri
seguivo con le dita il disegno geometrico delle sopracciglia
mi avvicinavo alla tua testolina
per sentire forte l’odore di te
e fissarlo nella memoria dei ricordi
per non dimenticarti mai

al tramonto
la stanchezza faceva sentire tutti i suoi aghi
i tuoi pianti si moltiplicavano
e la notte dietro la porta bussava puntuale
per chiedere un po’ di sonno
a volte avrei avuto voglia di scappare
in qualche angolo remoto del cielo
per nascondermi da te
tu non lo sai
ma chiedi veramente troppo
tutto

la speranza non scivolava mai via dalle mie spalle
stanotte è la notte buona
vedrai che dormirà
tutte balle che inventavo per affrontare
l’ennesimo tradimento

il rito della veglia iniziava come ogni sera
un fiume inspiegabile di lacrime e di strilla
una notte qualcosa nell’aria mi ha catturata
e all’improvviso mi sono piegata sulle gambe
fra le braccia del sonno sentivo una bambina piangere
veniva da lontano
forse dal mio grembo
chi era
e qualcuno poteva dirle di stare zitta
sono una donna che chiede solo un po’ di pace

il rumore di una foglia nella notte
mi riportò in un attimo da dove ero partita
aprii con fatica gli occhi
testa pesante di carillon
ero vicina al tuo letto
fra le braccia del sonno che ti aveva rapita
serena e fanciullesca
sembrava che tu non riuscissi a fare altro nella vita che dormire
era come se ogni tuo respiro ti nutrisse di imprendibili sogni

assaggiando lacrime di felicità
scivolai su un sorriso
come fanno solo i bambini
davanti alla tua prepotente dolcezza
ritornai piccola anch’io

stretta dalle tenaglie della fragilità
quella notte chiesi una supplica a chiunque volesse sentirmi
fai piovere un po’ d’amore materno
che io possa berne appena di questo siero
io che ne ero stata
distrattamente
privata
io madre


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