Ferve la discussione sulla visione politica di Francesco. Il giudizio di uno studioso argentino di Perón e le ammissioni dello stesso papa
Sorgente: Quando Bergoglio era peronista. E lo è ancora
ciò che il papa ha detto testualmente a Javier Cámara e Sebastián Pfaffen, autori del libro “Aquel Francisco” uscito l’autunno scorso a Córdoba, a proposito del suo interesse per la politica:
“Nella formulazione della dottrina peronista c’è un legame con la dottrina sociale della Chiesa. Non va dimenticato che a monsignor Nicolás de Carlo, in quegli anni vescovo di Resistencia, nel Chaco, Perón consegnava i suoi discorsi perché li vedesse e gli dicesse se erano in accordo con la dottrina sociale della Chiesa”.
“Vengo da una famiglia radicale, mio zio era un ‘radicale del 90’ [cioè del partito nato dal movimento rivoluzionario che nel 1890 rovesciò il regime in carica – ndr]. Poi, da adolescente, presi anche una cotta per lo ‘zurdaje’ [termine argentino che indica la sinistra – ndr], leggendo libri del Partito comunista che mi passava la mia insegnante Esther Ballestrino de Careaga, una gran donna che era stata segretaria del Partido revolucionario febrerista paraguayo.
“In quegli anni la cultura politica era molto vivace. Mi piaceva infilarmi dappertutto. Tra il 1951 e il 1952 aspettavo con ansia che passassero, tre volte alla settimana, i militanti socialisti che vendevano ‘La Vanguardia’. E naturalmente frequentavo anche gruppi giustizialisti. Ma non mi sono mai iscritto a nessun partito”.
I “gruppi giustizialisti” che papa Francesco ha detto di frequentare erano appunto quelli dei seguaci di Perón, che definì la propria ideologia “giustizialista” – cioè un insieme di “giustizia” e di “socialismo” – e diede al proprio partito il nome di “Partido justicialista”.