RECENSIONE
Speravo che il passaggio di secolo avrebbe portato un cambiamento in tutti noi, che l’Inghilterra si sarebbe liberata dalla sua triste cappa nera per mostrare qualcosa di nuovo e più luminoso. Invece, sono appena le undici del primo giorno del ventesimo secolo, e non è cambiato nulla, a parte un numero.
C’è il soprano, Kitty Coleman, una donna bellissima continuamente insoddisfatta. È in lei che si avverte maggiormente il passaggio di un’epoca. Kitty ha una figlia, Maude, ma ha deciso di non voler più avere figli: non è con la maternità che vuole affermare il suo essere donna. La sua irrequietudine rivela il desiderio di cambiamento ma, in un primo momento, neanche Kitty riesce a capire come realizzarlo. Rimpiange il fratello morto, Henry, che la considerava come una persona pensante e non come semplice donna. Non si arrende agli uomini — primo fra tutti il marito — che vorrebbero placarla tramite il sesso: Kitty si concede frigidamente, è anche disposta a commettere adulterio, ma vuole di più, anche se neanche lei sembra capire cosa sia.
Kitty mi ha fissato. I suoi occhi erano talmente scuri che sembrava di guardare in un pozzo. «È tutta la vita che aspetto che succeda qualcosa», ha risposto. «E finalmente ho capito che non succederà nulla. Oppure è già successo e in quel momento ho chiuso gli occhi e tutto è sparito. Non so che cosa è peggio, se averlo perso o sapere che non c’era nulla da perdere.»Un altro soprano è Gertrude Waterhouse, una donna più conservatrice, che si dedica alle proprie figlie, Lavinia e Ivy May, con tutto il suo affetto, trascurando se stessa, ma invidiando sotto sotto la bellezza e la modernità di Kitty. C’è il contralto, Edith Coleman, la suocera di Kitty, tenacemente ancorata al passato, burbera e autoritaria. Ci sono i due mezzo-soprani, le domestiche di casa Coleman, Jenny Whitby, la giovane cameriera, sfacciata e incosciente ma affezionata e Dorothy Baker, la cuoca, rude all’esterno ma tenera dentro e piena di saggezza popolare.
La Regina Vittoria
Ci sono baritoni e bassi, Richard Coleman, Albert Waterhouse e Mr Jackson, il direttore del cimitero di Highgate a Londra, con i suoi angeli di pietra, che fa da sfondo a tutta la storia, ricordandoci in ogni istante l’ineluttabilità della morte. Non per niente il libro si apre con il funerale della Regina Vittoria e si chiude — dieci anni dopo — con il funerale di suo figlio, il re Edoardo VII.Ma soprattutto ci sono le voci bianche, il futuro. Maude Coleman è una bambina coscienziosa, tranquilla, studentessa modello, condivide con il padre la passione per l’astronomia. Tollera con indulgenza le debolezze della sua amica del cuore, Livy, e prende l’affetto da dove può, perché Kitty, sua madre, non riesce a dargliene. Per questo invidia un po’ Lavinia e Ivy May per il loro legame con Gertrude.
Qualche volta, quando sto con i Waterhouse, provo una specie di rammarico. Lavinia fa la prepotente con la madre, questo è vero, però tra di loro c’è un’intesa affettuosa che io non riesco a instaurare con Maude. Dopo che sto con loro qualche ora me ne vengo ben decisa a prendere sottobraccio Maude, come Gertrude fa con Lavinia. E stare di più con lei, leggerle qualche cosa, aiutarla nel cucito, tenerla in giardino con me, portarla in città.Lavinia è una bambina molto fantasiosa e apparentemente sensibile — in realtà ci si accorge, ben presto, che la sua sensibilità è una maschera — dotata di una fortissima volontà: già a cinque anni riesce ad imporsi sui suoi genitori, che probabilmente la viziano in quanto primogenita.
Maude ha detto che si chiamano stelle cadenti ma che in realtà sono pezzi di qualche vecchia cometa che si incendiano, e per la precisione si chiamano meteoriti. Ma io so che cosa sono in realtà, e cioè degli angeli che inciampano mentre viaggiano per portarci i messaggi di Dio. Le loro ali lasciano delle strisce nel cielo finché non riescono a riprendere l’equilibrio.
L'angelo dormiente nel cimitero di Highgate a Londra
Simon Field è il figlio del becchino — lavora anch’egli nel cimitero — con cui le due bambine fanno amicizia fin dal giorno del funerale della regina Vittoria. Ci fa vedere la storia da un’altra prospettiva, più smaliziata — nonostante la giovane età — perché appartenente a un membro della classe più umile.Unica voce che non partecipa al coro, ma osserva tutto con una saggezza troppo grande per una bambina così piccola, è Ivy May con i suoi silenzi. Quando la madre le chiede perché parli così poco, la piccola risponde: «Ma quando io parlo, voi mi ascoltate.», lasciandola a bocca aperta per la sua maturità.
I racconti delle bambine sono i più lunghi, pieni di divagazioni, spesso innocenti ma che focalizzano candidamente l’attenzione su indizi importanti che ci fanno scoprire ciò che gli adulti hanno omesso.Emmeline Pankhurst, leader delle suffragette inglesi
Tracy Chevalier ha inserito fra i suoi personaggi di fantasia alcuni personaggi storici d’eccezione, come Emmeline Pankhurst, l’attivista alla guida del movimento suffragista inglese. La ricostruzione storica delle campagne delle suffragette inglesi — sebbene alterata per esigenze narrative — è accuratissima. Il tè del mercoledì da Kitty Coleman sembra — per la vivacità dei discorsi e l’attivismo delle sue partecipanti — una riunione analoga a quelle che si tenevano nei salotti delle sorelle Schlegel di Casa Howard di Edward Morgan Forster. Ci sono, ovviamente, numerosi salti temporali, ma gli elementi degni di nota, gli incidenti o gli episodi cruciali, come il primo incontro/scontro al cimitero fra le due famiglie e Simon, vengono sviscerati da tutti i punti di vista, aggiungendo sempre nuovi tasselli al mosaico delle sensazioni e delle percezioni dei personaggi, con un caleidoscopio che piacerebbe tanto al Pirandello di Uno, Nessuno e Centomila. A volte si accusa, per questo motivo, la Chevalier di essere ripetitiva: in realtà, questa ripetizione con parole diverse ed elementi aggiuntivi degli episodi narrati serve a caratterizzare meglio i personaggi.Un altro romanzo storico eccezionale per Tracy Chevalier, scritto con uno stile originalissimo. Uno spaccato dell’Inghilterra all’inizio del XX secolo guardato attraverso tanti occhi diversi e “cantato” dal coro variegato dei personaggi che escono a tutto tondo dalle pagine. Eccellente!