Ho letto questo romanzo breve di Massimiliano Bellezza tempo fa. Poi tra una cosa e l’altra ho sempre rimandato la recensione. Oggi è arrivato il momento per parlarne, ma soprattutto spendere due parole su Massimiliano Bellezza, o almeno su quello che ho percepito di lui.
Trama (ufficiale)
Salem, Oregon settentrionale. Alle inquietanti sparizioni di bambini e adolescenti segue la scoperta di una vera e propria casa degli orrori, all’interno della quale si trovano i corpi delle piccole vittime. Altrove, un uomo si sta preparando a lasciare il suo appartamento. Si fa chiamare Ray Smith. Le sue mani sono sporche di sangue e una donna dai lunghi capelli neri è riversa sul pavimento. Allo specchio, il volto dell’assassino è deturpato: sulla sua pelle, l’uomo reca i segni di qualcosa che accadde quando era soltanto un bambino, e che l’ha cambiato per sempre. Una settimana dopo, cinque ragazzi sono immobili dinanzi al cancello di una scuola abbandonata. Sono cinque, giovani e forti. Ne rimarrà solo uno. A metà strada tra Stephen King e Donato Carrisi, la prosa di Massimiliano Bellezza è un coltello pronto a fendere il sonno dei lettori e a trascinarli con sé in un vortice di puro terrore. Perché Ray Smith non è il nome di un personaggio. Ray Smith è il nome del vostro prossimo incubo.
Considerazioni
Questo libro merita più attenzione su alcuni particolari rispetto ad altri. Iniziamo col dire che se mi mettessi ad analizzare la trama, rischierei di spoilerare senza pietà, visto che gli avvenimenti sono rapidi e accadono pressoché in un lasso temporale breve, descritti in poco più di 100 pagine.
Concentriamoci invece su altro. Partiamo dal presupposto che qualcuno potrebbe storcere il naso perché Massimiliano ambienta la vicenda negli Stati Uniti invece di farlo in Italia. C’è infatti una strana e dilagante corrente di pensiero, ultimamente, che vorrebbe che ogni autore italiano scrivesse solo di storie ambientate in Italia, come se nomi e luoghi decidessero se un libro è buono o no.
Massimiliano ha scelto l’Oregon e posso dire che ha fatto bene. Fine. Il nostro immaginario collettivo è cresciuto con teen horror ambientati negli Usa, e in quel genere siamo più americani che italiani. Sappiamo cucinare pancakes, siamo abituati ai balli di fine anno, alle confraternite universitarie e alle case con i bovindo.
È un bene? È un male? Non c’è un assoluto, è la storia che deve funzionare. Ricordiamoci che secondo questa regola, dovremmo bandire anche Salgari, tanto per citarne uno.
Massimiliano in 100 pagine tratteggia i suoi protagonisti e fa viver loro un incubo che ha radici nel passato del paese. Una disavventura tragica e claustrofobica, dove i ragazzi sono prigionieri di un maniaco in un edificio. La storia avrebbe meritato qualche pagina in più all’inizio, qualche capitolo per farci conoscere meglio i personaggi e farci entrare meglio in empatia con loro.
Anche se tutto fila liscio, qualche parte avrebbe necessitato di qualche smussatura di editing, ma non inficia il giudizio finale. Queste cose avrebbero certamente perfezionato il prodotto.
Ma c’è un particolare che va a vantaggio di Massimiliano: lui vuole imparare e sa che la strada è lunga. Abbiamo avuto modo di parlare e mi ha fatto piacere scoprire che, a differenza di tanti là fuori, è consapevole che solo con un lavoro duro, studiando tecniche, scrivendo sempre di più e confrontandosi con altri, si migliorerà.
Già per questo, Massimiliano è sicuramente un autore da tenere d’occhio. In bocca al lupo!