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Quando Carlo Magno gironzolava in Monferrato.
Creato il 22 dicembre 2014 da Il Viaggiatore IgnoranteCosì se Carlo Magno è nella leggenda ( ma di questo parleremo più avanti), Federico Barbarossa è nella storia di Vezzolano. Federico Barbarossa che, senza pietà, distrugge tra le tante cittàAsti e Chieri, prende sotto la sua protezione «la chiesa e il luogo» di Vezzolano con tutte le sue dipendenze e possessi situati in ben quattro diocesi: Torino, Ivrea, Asti e Vercelli. Nel 1210, l’Imperatore Ottone IV riconfermeràtali diritti all’Abbazia di Vezzolano.Artisticamente Vezzolano è di notevole bellezza ed importanza; costituisce l’esempio più pregevole in Piemonte di architettura romanico-lombarda. Davanti alla Chiesa si apre un piccolo sagrato anticamente adibito a cimitero, del quale è ancora visibile un enorme cipresso. La facciata, in puro stile lombardo di graziosissimo effetto, costruita in mattoni, intersecati da fasce di arenaria nella quale sono visibili conchiglie marine fossili, si innalza maestosa e gentile. Sopra i capitelli delle colonne, accanto agli stipiti della porta centrale, vi sono la testa del bue e del leone, simboli degli Evangelisti Luca e Marco.
Entrando nella Chiesa, l’attenzione è attirata dal Nartéce, specie di portico, che divide in due parti la chiesa: la prima riservata ai catecumeni, la seconda riservata ai battezzati. Basato su cinque arcate a sesto acuto, sorrette da sei colonne, il Nartéce presenta uno splendido bassorilievo a due fasce di calcare azzurrognolo. Nella fascia inferiore sono rappresentati, seduti, 35 Patriarchi, gli antenati della Madonna; ciascuno porta il proprio nome scritto su di un cartello. Mancano i primi tre, dipinti sul pilastro di sinistra, e gli ultimi due dipinti sulla colonna di destra. Nella fascia superiore troviamo, a sinistra, i simboli degli Evangelisti Giovanni e Luca, gli Apostoli che depongono il corpo della Vergine nel sepolcro; a destra, i simboli degli Evangelisti Marco e Matteo, gli Angeli che portano il corpo della Vergine in cielo; al centro Gesù incorona sua Madre. Il bassorilievo, dedicato a Maria Assunta, è il più completo e forse il più antico in Italia.
Nel Chiostro, tra le tante meraviglie, ammiriamo un capitello, che possiamo definire un libro di pietra dalle pagine sempre aperte. Da sinistra verso destra, ci presenta l’Annunciazione, poi la Visitazione, quindi, in basso, il sogno di Giuseppe, che prelude all’episodio della Fuga in Egitto, scolpito sull’altro lato.L’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, che sorge ai piedi di uno dei più alti colli del Monferrato, dove gli artisti che vi lavorarono, quasi tutti ignorati, ispirandosi alla Fede ed all’amore per la Madonna, lasciarono vere opere d’arte, rimane, dopo tanti secoli di vita, uno dei monumenti meglio conservati di tutto il Piemonte e costituisce un affascinante richiamo per tutti coloro che amano l’arte.Fin qui la Storia ma….. come si diceva prima, c’è Carlo Magno e una leggenda…ora ve la racconto.In quegli anni, Carlo Magno, dopo aver vinto alle Chiuse della Valle di Susa il Re Desiderio, stringe di assedio Pavia ed occupa diverse cittàdel Piemonte tra le quali anche Torino. In una battuta di caccia nelle campagne di Albugnano, improvvisamente ha una visione terrificante: tre scheletri umani escono da una tomba e gli vengono incontro. Un eremita del luogo gli illustra il significato dell’apparizione, ricordandogli la vanitàdella grandezza terrena: anche lui diventeràcome quei tre scheletri, e lo esorta a ricorrere alla Madonna che lo guarisce dall’epilessia a cui va soggetto. In riconoscenza per la sanitàottenuta, Carlo fa costruire la chiesa di Santa Maria di Vezzolano con accanto un monastero.La leggenda ci è presentata in un antico affresco che esiste ancora nel chiostro dell’Abbazia. La pittura rappresenta una scena, chiamata del «contrasto dei tre vivi e dei tre morti», nella quale tre re o tre principi, montati su bellissimi cavalli, con i falconi in pugno e con i cani a lato, si dirigono alla caccia. In un luogo solitario incontrano un eremita, San Macario, che li conduce a vedere tre tombe scoperchiate: in una di esse sta un cadavere appena sepolto, ma giàgonfio, nella seconda un cadavere in dissoluzione e nella terza uno scheletro.
Ad un tratto i tre morti si sollevano dalle tombe, mostrando ai cavalieri la loro deformitàdi scheletri rivestiti di pelle ingiallita. Il terrore dei tre cavalieri è grande e si comunica anche agli animali. I cavalli s’impennano e recalcitrano, i cani abbaiano, mentre i falconi volano dal pugno dei cacciatori. Il terzo di questi, quello che volge il dorso, guarda in alto verso il falcone che gli è sfuggito di mano; quello che sta in mezzo si nasconde inorridito il volto tra le palme delle mani e l’altro fa l’atto di turarsi il naso con il pollice e con l’indice. San Macario, con la solita lunga barba, tiene in mano una scritta con la quale ammonisce i fastosi principi sulla caducitàdella grandezza terrena e li invita a far penitenza. Un’ulteriore conferma di tale leggenda la troviamo nel gruppo in terra cotta colorata posto sull’altare maggiore della chiesa. Carlo Magno vestito regalmente, con i gigli di Francia sul mantello e sullo scudo, prega in ginocchio davanti alla Vergine col Bambino; è presentato da un barbuto monaco, con alla destra Sant’Agostino, fondatore dei monaci che curano la chiesa. A parte la leggenda, l’Abbazia di Vezzolano, adagiata fra le morbide colline del Monferrato, rimane il più importante monumento romanico del Piemonte.
Si ringrazia la Soprintendenza per i Beni Architettonici per le Province di Torino, Cuneo, Asti, Biella e Vercelli.
Vittorio Vallero.
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