Donna perché ci si nasce e perché ci si sente.Donna con la gonna o senza.Donna se si sceglie di avere figli e se si sceglie di non averli. E se la natura non ha dato altra scelta.Donna con un lavoro da uomo e con un lavoro da donna.
Io, a dirla tutta, non sono d'accordo né con quelle che vogliono festeggiare a tutti i costi, né con quelli che cercano in ogni modo, e in questa giornata di più, di far cadere lo stato di donna a un becero stato sociale da sostenere o affossare.
***e lo stato di uomo? quello non vogliamo sostenerlo o affossarlo?***
Ma voi ve lo siete mai chiesto cosa significa essere donna?***io a volte mi chiedo anche cosa significa essere uomo, ma più per un fatto di par condicio delle domande. Ma è vero anche che a volte non mi pongo nessuna delle due domande, e non per par condicio ma perché non me ne importa molto***
Quelli che stanno là a discutere sulla questione, secondo me, sono i soliti teorici del nulla di fatto, quelli che si chiedono tutto il tempo cosa sarebbe giusto fare, ma alla fine non fanno mai niente.E sono gli stessi che oggi pontificano su una festa che, a ben guardare, festa non è. E, sempre i teorici di cui sopra, si arrogano il diritto di poter etichettare chi dopotutto, stupidamente o meno, vuole festeggiare.
Ma voi, sì, voi che oggi avete portato le mimose o qualsiasi altro fiore alla vostra donna, voi ve lo siete mai chiesto cosa significa essere donna?
Io a volte mi dimentico di essere una donna.Non che creda di essere un uomo, intendiamoci. So bene chi sono, ma spesso dimentico di percepirmi con lo stato di donna che la società mi appioppa.
Dimentico che se ingrasso, mi attribuiscono una gravidanza.
Dimentico che se mi impegno troppo nel lavoro, credono che non abbia una vita al di fuori dell'ufficio.
Dimentico che se spingo un passeggino, mi tocca di diritto avere la precedenza alle entrate, sull'autobus, mi tocca di diritto perfino quella gentilezza che tutto perdona.
Dimentico che se faccio un colloquio, mi chiederanno per forza se ho figli e se ho intenzione di averne.
Dimentico che se spingo sull'acceleratore della mia carriera, ad un certo punto, mi porranno un ALT davanti con un orologio biologico appeso sotto.
Dimentico che la gente se mi guarda cerca l'anello al dito, poi la pancia e poi inizia a darsi risposte sulla mia vita.
Dimentico che mi è concessa la libertà fin quando non si accorgeranno che ho dimenticato lo stato che mi hanno attribuito e che ho intenzione di essere, soltanto essere.
Quando dimentico di essere una donna mi sento libera di ingrassare; di lavorare fino a tardi e di chiedere un aumento per questo; mi sento libera di affermare la mia professionalità e di non darmi un tempo preciso per raggiungere qualsiasi obiettivo; mi sento libera di baciare mio marito e non perché porto un anello al dito ma semplicemente perché lo amo; mi sento libera di dimenticarmi di qualsiasi cosa e di non riconoscere lo sguardo di quelli che mi scrutano cercando risposte a domande che non gli sono state poste.
Quando dimentico di essere donna, tipo oggi, ma anche ieri o la settimana prima, mi sento veramente donna. Una in grado di fregarsene di quelli che la vorrebbero suffragetta o soubrette e di quelli pronti a deridere una data sul calendario perché proprio non se ne può fare a meno.
E se proprio mi vien voglia di festeggiare, ma non necessariamente oggi, allora festeggio la mia dimenticanza che mi rende libera di essere quello che veramente sono.