Riprendo una notizia letta ieri sul quotidiano Trentino, che potete leggere qui. Purtroppo anche stavolta l’assessore al Turismo e all’Agricoltura non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo su una scelta che mi sembrava, e mi sembra ancora, assolutamente condivisibile: concedere alle cantine la possibilità di somministrare, in abbinamento al loro vino, anche pasti caldi a base di prodotti tipici. Un’idea non malvagia per fare, questa volta sul serio, promozione del territorio. Ma ancora una volta non è andata. Anzi l’assessore, anche questa volta come tante altre volte in cui si è trovato a dover fare i conti con gli interessi dei soggetti più o meno forti che gravitano dalle parti del suo bacino elettorale di riferimento, non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo. Si è barcamenato un po’, ma neanche tanto, e alla fine ha ceduto alla lobby dei ristoratori e degli albergatori; lunedì il provvedimento arriverà in aula con una correzione di sostanza: le cantine del Trentino potranno somministrare esclusivamente piatti freddi. Insomma il classico tagliere. Punto. Che l’inversione di rotta sia il frutto di un’iniziativa lobbystica, legittima si intende, messa in campo da ristoratori e albergatori lo dimostra il fatto che questa modifica era stata richiesta anche da un emendamento alla finanziaria preparato diligentemente dal consigliere del partito democratico, Andrea Rudari (leggi qui). Che, a parte essere un democratico, è anche un dipendente in aspettativa dell’Associazione Albergatori. Dunque, anche questa volta, l’Assessore ha scherzato. E ha sprecata un’altra occasione per dimostrare la sua autonomia. E per dimostrare con i fatti, non a parole, di voler fare sul serio. Mi fa pensare a quel don Abbondio che “non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, pria quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”. Ma Cosimo, è ovvio, a don Abbondio ha sempre preferito Fra Cristoforo.