“Quando eravamo bambini facevamo amicizia con un sorriso, dormivamo come sassi e sognavamo sempre e facevamo pace stringendosi i mignoli. Ora?” https://twitter.com/kekkose
La notte scorsa, tra mezzanotte e l’una, prima di rifiondarmi Ventimila Leghe sotto i Mari a riscoprire il Nautilus, nella mia TL, ho letto il tweet di Kekkose. E mi sono messa a pensare a quando ero piccola io, all’ultima volta che sono stata (davvero) bambina (conosco uno, che a questo punto, direbbe: “ieri?”).All’asilo, alle elementari e pure alle medie, avevo paura anch’io, esattamente come il mio nano, nell’avvicinarmi a un bambino sconosciuto, ma mi facevo coraggio e sfoggiando la più paracula delle mie facce, andavo da lui e gli dicevo CIAOGIOCHIAMO. E lo dicevo proprio così, come l’ho scritto: tutto attaccato. Bastava un cenno, anche un HEI a denti stretti e il problema era risolto. E, sì, anch’io facevo FLIC FLOC (stringendo i mignoli per fare pace) e ronfavo come un ghiro fino a che una delle donne di casa non si metteva a urlare SALTAFUORI.
Allora non mi sembrava facile, o felice e nemmeno bello. Forse lo era, non lo so, so solo che ora, prima di approcciare qualcuno, anche all’aperitivo, prima lo googolo e poi decido se presentarmi o meno. Per lavoro, poi, prima di un qualsiasi intervento, faccio marketing intelligence e studio il profilo, il cv e la sociability del mio prospect.Dormo poco e male, sono allergica/intollerante a un pallet di alimenti, e mi imbufalisco per niente. L’unica cosa che della fanciullezza ancora mi resta è l’istinto di fuga, quello, cioè, che mi porta a rintanarmi nel più remoto angolo del giardino (ora virtuale) e a chiudermi in un immortale silenzio*. Ieri, quando era legittimo che dovessi crescere, non c'era nessuno che me lo diceva; oggi, ne basta uno, magari più feroce degli altri, per farmi male. Quando non so più cosa dire, oggi come due eoni fa, semplicemente smetto di dire. E di solito scappo. Rispetto agli anni dell’adolescenza e dell’università (noti sotto il titolo di Giurassico), oggi non cambio numero di telefono, e non emigro nemmeno più. Al massimo trasloco. Ma poco cambia. Oggi, come allora, quando mi scappa da piangere, non mi faccio (più) vedere e me la spaglio da sola.
*tributo a Cristina Campo