Infatti, eccettuati i dati sull'occupazione che segnalano un quadro del mercato del lavoro sostanzialmente robusto, molti indicatori si sono confermati inferiori alle attese. Quelli che seguono sono solo alcuni esempi e molti di loro esprimono il deterioramento più forte dalla fine della recessione:
Come che sia, va osservato che da quest'altra sponda dell'oceano, la BCE, ormai da una settimana, ha iniziato gli acquisti dei titoli favorendo un forte deprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro. Gli acquisti dei bond da parte della BCE schiaccia i rendimenti obbligazionari europei e favorisce un aumento della domanda di titoli statunitensi, aumentando così il valore del dollaro rispetto all'euro.
I mercati azionari continuano
ad essere guidati dalle azioni divergenti della banche centrali e quindi dal dollaro
più forte. Invero, la recente sottoperformance dei titoli azionari statunitensi
è in gran parte conseguenza di
queste due dinamiche, insieme alle valutazioni delle azioni USA che sono più costose rispetto alle azioni europee.
L'euro più debole favorisce la ripresa dell'eurozona, che infatti si sta consolidando; ma, al tempo stesso, crea problemi alle esportazioni delle aziende americane che stanno rivedendo al ribasso le stime degli utili per il 2015: anche se, la maggior parte di loro, al momento, considerano il deterioramento solo temporaneo.
Con la forza del mercato del lavoro e un dollaro forte che, unitamente alla diminuzione del prezzo del petrolio, dovrebbe restituire maggiore poterE di acquisto ai consumatori americani, ci si sarebbe atteso uno slancio dei consumi. La realtà è diversa, giacché febbraio è stato il terzo mese consecutivo in cui le vendite al dettaglio sono diminuite.
Una delle principali
preoccupazioni è che il calo dei prezzi del petrolio e un dollaro più forte aumenteranno i rischi di deflazione.Per la maggior parte dei membri del FOMC, il livello di inflazione più bassa è visto come transitorio e dovrebbe gradualmente tornare verso l'obiettivo di lungo termine della Fed.I pochi membri che pensano che l'inflazione più alta non è dietro l'angolo stanno sostenendo il rinvio del rialzo dei tassi nel 2016.
Concludendo, non è affatto semplice capire quando la FED potrà aumentare i tassi e credo che i prossimi dati saranno cruciali per comprendere quando (e se) si avvierà verso un ciclo restrittivo.
Infatti, qualora i prossimi dati dovessero confermare il deterioramento del quadro macro così come è avvenuto nei primi mesi dell'anno, la FED non avrà altra alternativa che quella di esse ancora più paziente.
Domani ne sapremo qualcosa in più.
