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Quando finisce un master…

Da Strawberry @SabyFrag

Quando finisce un amore master. Perché tutto prima o poi finisce.

Settimana scorsa sono terminate le lezioni. Ora siamo nel limbo post corsi e pre-stage. Tutta vita insomma. Ma non starò qui a tediarvi su quanto sia complicato capire cosa ne sarà di noi, piuttosto vi ammorberò con la mia pseudo nostalgia da master. Perché sapevo che, dopo aver passato circa 10 ore al giorno per 8 mesi con altre 15 persone, qualcosa nel mio animo si sarebbe raggrumato nel realizzare che quelle orrende, terrifiche, interminabili giornate sono ormai passate. E mentre i giorni cominciano a scorrere, quel grumo resta lì e diventa sempre più ingombrante. E poco conta se con i compagni continui a vederli, ché non si vive certo nel deserto, ma c’è poco da fare, non è la stessa cosa.

Non dico che vorrei tornare indietro. Ciò che è stato è giusto che sia finito. E che quando si arriva al termine di un percorso, inesorabilmente ci si guarda indietro e si pensa alla strada percorsa e ai propri compagni di viaggio.

Cosa mi ha insegnato questo master?
Vorrei poter dire che mi ha rivelato mondi nuovi. Che ho avuto illuminazioni sulla via di Damasco. Quello che posso dire è che di sicuro mi ha aiutato a sviluppare competenze che non sapevo di avere, a perfezionare altre già in mio possesso, a conoscere lati nuovi di un campo quanto mai complesso e contorto. Esulando, però, dall’oggetto del master, a livello umano mi sento arricchita?

Che domande. Ho 15 buoni motivi per sentirmi più ricca di prima.

Ci sono state persone che mi hanno confermato l’idea che avevo di loro fin dall’inizio. E che ogni giorno hanno portato la gioia e il sole nella mia vita. Altre che dopo un inizio traballante si sono rivelate essere le persone più importanti per me in questi mesi. C’è chi ha dovuto sopportarmi nel mio straparlare quotidiano e nel dispensare insulti gratuiti (sì, nella vita reale sono una persona difficile da gestire), adottando le tecniche più strane, come quella di mimetizzarsi con i muri. Chi invece ha capito come prendermi e si è aggiunto ai miei momenti di follia. Chi mi ha abbracciato con affetto, ma anche per farmi tacere perché spesso parlo a vanvera, e condiviso con i ritorni a casa di ogni sera. Chi mi ha fatto sentire sempre a casa, anche nei primi sperduti giorni, e che se mi grida “Gioia!” potrei riconoscerla a km di distanza. Chi mi ha iniziato alla cultura da ghetto, che mi capiva perfettamente quando avevo nostalgia di Bo perché per lei era lo stesso con la sua Toscana, che mi rispondeva sempre a tono, pronta a essere sempre schietta senza però rovinare mai il rapporto che c’era tra noi. Chi mi ha regalato momenti di grande divertimento con la sua ironia pungente e un cervellino niente male sotto tutti quei ricciolini, condividendo con me (in)sane sedute di shopping e ancora più (in)sane passioni per serie tv. Chi è stata la mia ancora di salvezza sempre, con la sua professionalità che, però, non le ha ma impedito di regalarmi un sorriso e anche qualche battuta che mai ci si poteva aspettare da lei, ma d’altra parte sui Navigli si usa così… Chi poteva passare il giorno accanto a me torturandosi con frasi del tipo: “No il Kinder Bueno oggi no… magari più tardi… ehm, ok… allora qui ci vuole un Kinder Bueno… si è fatta una certa, io mi sfanculo e bella per tutti!” e riuscire a portarmi quel tot di follia necessario per superare la giornata, quel pizzico di surreale che affascina e tutta la sua incredibile personalità capace di travolgermi in pochi secondi. Chi mi ha sempre regalato un sorriso, anche se timido, e un cinguettio leggero come lei, con la quale troppo  tardi ho scoperto di avere diverse cose in comune, a cui saprò sempre appoggiarmi quando parlo di qualche personaggio noto o programma televisivo che, a quanto pare, conosciamo solo io e lei  ma gli stolti sono gli altri mica noi. Chi ha dispensato nelle nostre giornate citazioni ricercate, battute colte, raffinato humor e tanta saggezza. E poi c’è chi ho imparato a conoscere e ad apprezzare tardi, quasi alla fine del nostro tempo a disposizione, e mi è dispiaciuto non aver potuto approfondire il nostro rapporto, ma è stato ugualmente un piacere condividere dei momenti insieme. E c’è anche chi non ha per me più lo stesso valore di un tempo, ma i rapporti cambiano e le persone anche e, dopo tanti giorni fianco a fianco, è difficile non provare ancora un po’ di affetto.

Si potrebbero dire tante cose. Potrei raccontarvi un milione di aneddoti, uno almeno per ogni giorno trascorso con queste persone. Potrei dirvi di come abbiamo riso certe mattine per piccole sciocchezze, di quanto ci siamo innervositi certe altri pomeriggi passati davanti a un progetto che sembrava non finire mai, di quando abbiamo cantato a squarciagola per allentare la pressione accumulata da giorni, delle foto fatte tra una pausa e l’altra, delle cene e delle birre bevute dopo essere usciti dal master, ancora una volta, a orari indecenti, ma anche delle feste e delle serate passate in totale allegria e spensieratezza. Potrei cercare di farvi capire il legame che si è creato e l’affetto che si può arrivare a provare in tali condizioni. Ma non ci riuscirei.

E il grumo diventa mancanza fisica, di non avere nessuno alla mia destra o alla mia sinistra a cui chiedere consiglio o con cui scambiare una battuta, di non trovare sguardi o sorrisi al di là di questo schermo, di non sentire voci, risate, urla e musica intorno a me.
E il grumo sale, sale, arriva sempre più su fino a diventare lacrima. E pensi che un altro anno è passato lasciandoti, ancora una volta, dei grandi doni ma anche l’onere del distacco, la nostalgia per la fine e la tristezza che nasce a ogni partenza. Mi ritroverò ancora ad avere amici lontani, discorsi su skype o facebook e poche occasioni per essere ancora insieme. E nonostante io millanti a tutti che avere amici sparsi per il mondo è fantastico (e lo è!), poi penso a quanto mi manca e che non è passata ancora una settimana.

Dovrò imparare a convivere anche con tutto questo. Come ho sempre fatto. E nonostante i grumi, nonostante i piccoli rimorsi, nonostante le lacrime e la lontananza, quando finisce un master è così che ci sente. Fortunati. Di aver vissuto una nuova incredibile esperienza con gente straordinaria come loro.

Grazie a tutti. Siete e resterete speciali.

Quando finisce un master…

[Non potendo mettere una foto con tutti noi metto questa immagine. Molti di voi non capiranno, ma credo che questa sia una delle immagini più rappresentative del master, fatta da me tra l’altro, che nessuno osi dire che non ho imparato a usare Photoshop!]


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