Quando guida la nave un vile

Creato il 16 gennaio 2012 da David Incamicia @FuoriOndaBlog


Allora, con chi vogliamo prendercela? E' colpa dei Bizantini o dei Borgia, di Machiavelli o di Longanesi, di Neri Parenti o del Grande Fratello? O forse è proprio nell'innata indole di noi italiani una certa dose di bonario pressappochismo, che talvolta diviene così inopinatamente spinto da provocare insensate ed evitabili tragedie? Senza andare assai in là nel tempo, quel che è accaduto alla nave Concordia della Costa Crociere, schiantatasi contro uno scoglio nei pressi dell'Isola del Giglio per un "banale" quanto incauto sollazzo del suo comandante, è l'ennesima metafora di un Paese che ha smarrito la rotta morale, in cui il "Me ne frego" di fascistiana memoria e il "Ghe pensi mi" berlusconiano si sono sciaguratamente mescolati ed hanno a tal punto attecchito nella società da trasformare ogni regola in un urticante optional.
L'unico relativismo oggi dominante, che finanche gli antirelativisti d'ordinanza del Vaticano hanno dovuto catalogare con l'infamante etichetta di "catastrofe antropologica", è appunto quello del perenne stato di eccezione tanto a livello civile quanto sul piano della legalità. Dove molti italiani, purtroppo ancora troppi  malgrado gli sforzi di un Presidente della Repubblica che per trovarne uno di pari levatura bisogna recuperare forse la figura di Sandro Pertini, fanno un pessimo uso della propria cittadinanza arrogandosi il diritto di contravvenire alle norme e di eludere le responsabilità, in ossequio alle turpi consuetudini concettuali del "così fan tutti" o del "tanto ci penserà qualcun'altro". Non è forse questa la rappresentazione caricaturale più ricorrente di gran parte delle italiche degenerazioni, che non di rado e non sempre a torto ci fanno guadagnare disprezzo e antipatia oltre i patrii confini?
Quell'avvicinarsi alla riva oltre il consentito, omaggio stupido e scellerato del comandante della Concordia al solo membro del suo equipaggio originario proprio del Giglio - secondo alcuni testimoni - o al Sindaco dell'Isola stessa - secondo altri - ha assunto repentinamente le sembianze di un'assurda disgrazia consumatasi in mondovisione. Per quella forma molto pericolosa e diffusa di esercizio narcisista del potere che, come dimostra il ventennio alle nostre spalle, allorquando prende il sopravvento sul buonsenso e, per l'appunto, sul rispetto assoluto delle regole ha come unico approdo possibile il rovinoso naufragio.
Stavolta è finita malissimo, in altre occasioni solo il caso ha evitato esiti peggiori. Come quando a Capri, qualche mese addietro, un comandante "piacione" della Snav si azzardò a lasciare la guida del proprio aliscafo colmo di turisti alla civetta passeggera di turno. O come tutte le volte che un conducente di tram o di autobus si distrae col cellulare mentre è al volante. In Italia, specialmente in Italia, la madre degli idioti è sempre incinta!
L'ottimo Pigi Battista ha scritto sul Corriere della Sera, a commento dei drammatici fatti del Giglio, che in quella vicenda "di tragico, oltre alla morte di tante persone, c'è la sconcertante sequenza di leggerezze, di manifestazioni di incompetenza, di fatuità, di irresponsabilità e di viltà che, tutte, richiedono una severità senza indulgenze per chi si è macchiato di comportamenti così folli". Per chi, non pago dell'incalcolabile danno umano ed economico causato, ha successivamente abbandonato come un sorcio la nave e perso la dignità nel proditorio tentativo di addossare le responsabilità su altri. Illudendosi così, con macabra faciloneria, di poter nascondere le proprie mancanze a se stesso, alle vittime, al mondo intero e di farla franca.
Del resto, si tratta di un copione ben noto. Negli ultimi anni siamo stati abituati ad ascoltare a ripetizione, anche in politica, l'odiosa cantilena delle menzogne perfino di fronte a situazioni oggettive. Con potenti strumenti di propaganda e macchine del fango costantemente all'opera, per cercare di sovrapporre realtà e finzione e di confondere una già largamente sprovveduta opinione pubblica. Battista ha ragione: certe condotte non possono più rimanere impunite nella nuova Italia che faticosamente prova ad affermarsi. Quella dei controlli fiscali che non destano scalpore e della guerra ai privilegi corporativi, delle lacrime e del sangue da sopportare con equa condivisione, delle riforme e delle liberalizzazioni imposte come ultima spiaggia in nome di ragioni superiori, della sobrietà e della responsabilità elevate finalmente al rango di esemplari modelli di convivenza.
Perchè dietro l'angolo, grazie ai meccanismi della nostra grottesca "metademocrazia fai da te", c'è sempre il rischio che a guidare la nave Italia torni daccapo un audace gradasso pronto a ingannarci e a spremerci come limoni, per poi lasciarci vilmente in balia delle onde nel pieno della tempesta preferendo mettere al riparo i propri interessi particolari. E' una preoccupazione talmente ovvia che non dovrebbe lasciare indifferenti nemmeno i vari attori sociali più o meno legittimamente indignati e incazzati, i quali farebbero meglio a svegliarsi e a piantarla di correre dietro a improbabili teorie complottarde e ad agit-prop di professione, mettendo invece oppurtunamente al servizio della Nazione il proprio candido entusiasmo. La gravità del momento ha bisogno di protagonisti consapevoli e capaci di conquistarsi un ruolo, non di anonymous velleitari e vocianti.


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