È proprio l’Italia a dare agli allora giovanissimi e ancora sconosciuti Genesis -parliamo del 1972- una spinta fondamentale per diventare quello che sono stati per così tanti anni e, per molti versi, sono ancora oggi. Al tempo i Genesis hanno già pubblicato tre dischi, From Genesis To Revelation,Trespass e Nursery Cryme; nella formazione -al cantante Peter Gabriel, il tastierista Tony Banks e il bassista-chitarrista Mike Rutherford- si erano appena uniti Phil Collins alla batteria e Steve Hackett alla chitarra, quest’ultimo in sostituzione del primo chitarrista Anthony Phillips.Nonostante -a parte l’acerbo esordio- i Genesis abbiano realizzato due dischi straordinari, sembra che il pubblico inglese non sia ancora pronto a una proposta musicale di tale portata: una musica sofisticata e colta, dalla forte influenza classicheggiante, mai pomposamente barocca. In una intervista del 1990, Phillips dichiarava: “Noi eravamo molto naif, giovani e immaturi, cercavamo di far accettare le nostre canzoni, ma quello che accadeva è che la gente parlava e gridava durante i brani più calmi e sommessi. All’epoca non suonavamo in sale da concerto, ma in club o università, e per catturare l’attenzione era necessario suonare forte”.Per la band rappresenta dunque una provvidenziale boccata d’ossigeno l’interesse genuino del pubblico italiano, di una attenzione e un rispetto unici. Sembra impossibile, avendo negli occhi le immagini di oggi, in cui la gente sembra interessata più ad arti nobili come il pogo che alla musica, ma lo dimostra un breve filmato della Rai, girato al Piper di Roma nell’aprile 1972, dove al di là delle pur straordinarie immagini d’epoca la cosa più interessante da analizzare è forse proprio il comportamento del pubblico: tutti seduti, tutti concentrati con lo sguardo fisso rivolto al minimale palcoscenico, che mostra i quattro musicisti aggrappati ai loro strumenti e Peter Gabriel, al centro, con la sua tuta nera e il suo magnetismo, che canta Stagnation.Il concerto romano si giova dunque nientemeno che dell’attenzione della televisione di stato italiana, ma il primo tour nel nostro Paese, nell’aprile 1972, non è tutto rose e fiori. Esibizioni osannate in palasport si alternano a incidenti di percorso e a spettacoli nei posti più disparati, in un Paese, l’Italia, che non ha ancora la cultura per ospitare in adeguate strutture spettacoli rock. Il debutto è previsto al Palasport di Belluno il 6 aprile, ma il concerto viene spostato al campo sportivo di Feltre, dove Peter Gabriel, cantando The Knife, lancia il microfono al pubblico. La data dell’8 aprile di Trieste viene cancellata dalla polizia che non ritiene sicuro il locale. Il giorno successivo i Genesis si esibiscono al Lem di Verona per due spettacoli, quello pomeridiano e quello serale, dove Gabriel dedica lo show ai fan di Trieste. Dopo un solo day off, i Genesis suonano nei palasport di Pesaro e Reggio Emilia. Proprio nel sanguigno capoluogo emiliano la band elabora la musica di Watcher Of The Skies. Il concerto del giorno 13, previsto a Cuorgnè, provincia di Torino, nientemeno che in un dancing (il Due Rotonde), viene funestato da un malessere gastroenterico di Tony Banks, costretto a interrompere più volte lo spettacolo e infine portato in ospedale, mentre i quattro compagni riescono appena a suonare un altro paio di canzoni prima di mandare tutti a casa.I fan lombardi si catapultano il giorno 14 a Pavia, presso il cui Palasport i Genesis suonano due concerti, uno dei quali poi pubblicato su bootleg. Ancora due concerti la sera successiva nel locale Hit Parade di Lugo di Ravenna (anche questo disponibile su bootleg), mentre poco si sa delle due date successive, Travagliato il 16 e Siena il 17 aprile. Il gran finale per i Genesis arriva col già citato concerto al Piper di Roma del 18 aprile, cui segue, il giorno dopo, la prima esibizione in un vero e proprio teatro, il Mediterraneo di Napoli. In entrambe le circostanze i Genesis fanno due spettacoli, e proprio nell’albergo partenopeo dove sono alloggiati Tony e Mike scrivono le parole di Watcher Of The Skies.
Il tour dell’aprile 1972 è una spinta eccezionale per i Genesis. Richard Macphail, sesto Genesis per tutto il periodo aureo (autista, roadie, tour manager e consigliere primario) così racconta l’esperienza dei concerti italiani: “Furono incredibilmente importanti. Il successo in Italia fu cruciale per la fiducia della band perché i fan italiani capirono subito i Genesis dai primissimi passi. Una cosa che mi piaceva tanto era che la gente applaudiva in mezzo ai brani per ragioni non chiare. Lo facevano tutti. Capivano cosa fosse la band a livello emozionale. Non era come un concerto jazz, dove la gente applaude dopo un assolo. Era un periodo di un’importanza straordinaria. Era come suonare a gente che capiva quello che io avevo capito io tanto tempo prima. Erano gente speciale e l’Italia è un Paese favoloso. Ci siamo divertiti tantissimo. Maurizio organizzava i concerti, arrivavamo in mattinata a prepararci e poi lui ci diceva dimangiare’ e conosceva sempre questi ristoranti magnifici, dove gustavamo questi pranzi incredibili per poi barcollare all’hotel a fare un pisolino e poi andare al concerto...”.Il Maurizio cui si riferisce Macphail è Maurizio Salvadori, che abbiamo raggiunto nell’ufficio milanese della sua agenzia Trident. Avevo visto i Genesis suonare al Marquee di Londra nell’autunno 1971. Scritturai immediatamente sia loro che i Van Der Graaf Generator, nonostante nessuno dei due avesse ancora i dischi pubblicati in Italia. Ne parlai con la Polygram e nel giro di quattro mesi entrambi erano nei primi dieci posti in classifica! I Genesis giravano con due Ford Transit insieme a tre tecnici che montavano gli strumenti. Erano tempi da pionieri, che poi era il bello di questo lavoro. Tutte le sere cenavamo assieme, al pomeriggio si andava in spiaggia a giocare al calcio. Ricordo che spesso Phil Collins, per i trasferimenti da una città all’altra, preferiva viaggiare con me sulla mia moto Honda 650.L’Italia vive un momento musicalmente esaltante grazie alla passione dei singoli. “A pensarci oggi fa ridere”,” riflette Salvadori, ”ma ricordiamoci che il primo tour negli stadi fu quello del ‘79 con Dalla e De Gregori, che era supportato dalla CGIL. Nel 1972 invece si andava avanti col volontariato: non c’erano transenne, né piani di sicurezza, niente servizio d’ordine”.
Nel tour italiano vengono suonate canzoni inedite come Twilight Alehouse e Going Out To Get You (quest’ultima resterà tale addirittura fino al 1998, peraltro in una versione precedente ancora con Phillips alla chitarra), oltre ad un brano chiamato Bye Bye Johnnyche poi si trasformerà in Can-Utility And The Coastliners.
Quando Salvadori riporta i Genesis in Italia, appena quattro mesi dopo, Foxtrot è quasi pronto. È l’agosto 1972 e il secondo tour tricolore dei Genesis avviene in località turistiche, da Fano a Rimini, da Genova a Viareggio. Anche in questo caso non mancano le difficoltà (la data di Rimini, che avrebbe dovuto aprire il tour il giorno 14, viene posticipata invece al giorno 23 poiché il furgone con la strumentazione non arriva in tempo), ma l’entusiasmo del pubblico nostrano ripaga qualche lacuna logistica; i concerti doppi si sprecano, così come le chicche. A questa categoria appartengono le esecuzioni più uniche che rare di Harold The Barrela Viareggio il 20 agosto e di Seven Stones a Genova il 22.
“Erano veramente dei gran bravi ragazzi”, ricorda Salvadori, “…di una simpatia e amicizia davvero totale che ci lega ancora oggi. Per loro io rappresento il primo tour fuori dall’Inghilterra, le prime emozioni forti; loro per me rappresentano il primo successo. Mi viene in mente il matrimonio di Peter Gabriel a Londra: anche se all’ultimo momento non potei andare, mi fecero vedere queste foto dove i Genesis indossavano dei tight a noleggio, perché Peter se ricordo bene sposò la figlia di una dama di compagnia della regina, per cui al ricevimento c’era questa schiera di personaggi perfettamente nei loro panni, e altri totalmente a disagio”.Nel tour estivo, fra l’altro, prima dei Genesis suonano due band italiane, i Jumbo e gli Osanna. Proprio il leader di questi ultimi, Lino Vairetti, ricorda: “Avevo visto i Genesis a Napoli quattro mesi prima e, entrando nel teatro, mi accadde qualcosa che non mi è mai più successo, cioè che la musica mi prese in maniera talmente intensa che fui costretto a uscire dalla sala: non reggevo tanta emotività! Fu bellissimo poi dividere il palco con i Genesis, ci stimavamo e apprezzavamo a vicenda, e credo che Gabriel rimase colpito dal fatto che gli Osanna salissero sul palco con i visi pitturati”
È il 1972, dunque, l’anno in cui nasce il grande amore fra i Genesis e l’Italia. Un amore che crescerà ancor più negli anni a venire, anche se purtroppo diminuiranno considerevolmente i concerti, dapprima per la crescente popolarità per la band, poi per problemi extra musicali(estratto dal magazine JAM").