Magazine Diario personale
Se fosse vero che fare l’amore giova al matrimonio più che fare sesso, non ci sarebbero tante unioni allo sfascio. E non lo dico io ma i dati universalmente riconosciuti. Che i neo sposi si diano una calmata, quindi, e che i critici dell’ultima ora mi perdonino se scrivo di un argomento così praticato. Sta di fatto che quando il mistero che aleggia sul nuovo partner è del tutto scomparso e di lui/lei ci rimangono calzini sporchi in terra e qualche parola tra un tuit e l’altro, non ci resta che chiamare l’avvocato e finirla lì.
Partiamo dunque dalla differenza tra “fare l’amore” e “fare sesso” che tanto ha scaldato miei amici tuitteri. Ebbene sì, la differenza esiste, lo scrive anche Alberoni in un editoriale del 2010 http://www.corriere.it/editoriali/alberoni/10_agosto_30/alberoni_8792b22e-b3f7-11df-913c-00144f02aabe.shtml in cui sostine che il termine “fare sesso”, d’importazione made in USA, svuota del significato più alto il rapporto a due, dandogli una connotazione impersonale e promiscua “si può fare sesso con chiunque ci piace ma si può fare l’amore solo con la persona amata”. Perfetto, abbiamo compreso la diversità. Sin qui mi pare che Alberoni accontenti tutti, però, io mi domando ancora una volta: cos’è che porta il matrimonio al capolinea, la mancanza d’amore o di sesso? Come scrive Alain Bottom nella sua ultima pubblicazione (http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-10-20/alain-botton-sesso-180107.shtml?uuid=Ab06cBvG) il sesso è parte determinante della nostra esistenza e quindi, pensarci il come varia da gusti a gusti-, è auspicabile ancora di più oggi, in un’epoca in cui, di là dall’ossessione del conto corrente, pare che nulla più abbia importanza. Perché anche i dati sul divorzio parlano chiaro, e la statistica non rientra più nella sfera delle opinioni ma dei dati di fatto.
Diamo per scontato che due persone che si sposano –o convivono- si amano, diamo pure per scontato che sposarsi vada oltre un contratto di mutuo soccorso, e sin qui rientriamo nelle direttive del santo padre, ma dopo un paio d’anni, quando lei si è tagliata i capelli e va in giro in tuta di pile e lui mette su pancetta, e presi dalla quotidiana sopravvivenza ci si vede solo alla domenica per giocare a scala quaranta, cosa facciamo? Se l’abitudine si accomoda tra noi nel letto king size che accade? E perché, se come Alberoni afferma, il fare l’amore crea uno stato di beatitudine nel quale nessuno può intervenire, il desiderio dell’altrove e dell’altrui, del colpo di fulmine e del colpo di testa è, invece, così diffuso? Soprattutto quando puoi scopare comodamente da casa e con pochi clic? Perché a quel punto, e visti i dati sui tradimenti on line -anche questo dato è innegabile-, ognuno si accomoda nella propria solitudine coniugale rifugiandosi nei DM (Direct Message) inviati alla tizia tanto simpatica con quel che mi attizza, o al tizio che ha duemila follower femmina e che sicuramente ha qualcosa in più di quello un po’ stempiato che un giorno mi ha accompagnata all’altare?
Diciamo pure che quando i violini smettono di suonare e l’attrazione dei “ti amo” e degli obbligatori “anch’io” si esauriscono, marito e moglie si trovano a tu per tu con un grande amore in cui non c’è più attrazione carnale. Allora che fare? Accendere il PC e darsi da fare assieme guardando filmini su Youporn? Andare in giro per locali alla ricerca di diversivi con cui passare un fine settimana piccante in Toscana?
L’amore c’è, haivoglia se c’è... C’è nel profumo di borotalco e di pavimenti lavati con amuchina, c’è nello sbattere stoviglie e il borbottare “ma chi me l’ha fatto fare”, ma per carità sempre restando uniti, c’è nel dover andare a pagare le rate dell’auto, dell’asilo, del telefono, della luce e del gas. L’amore c’è nella fantastica speranza di andare in vacanza e di stare uniti di fronte al disastro. Ma il sesso, la carnalità che abbiamo messo da parte scegliendo, invece, di ballare il valzer sotto la luna, perché allora non ci lascia dormire in pace? Perché ogni volta che ci accostiamo alla nostra adorata moglie/marito non proviamo lo stesso formicolio di quando ci viene vicino la troietta del primo piano -o del meccanico figo sotto casa-, come ci scappa di pensare nel buio del nostro letto e accanto al nostro amato coniuge?
Alberoni vede la soluzione nell’amore erotico. Perfetto, il che vedrebbe amore e sesso coniugati alla perfezione. Ma in occidente esiste da sempre – e tanti twit lo dimostrano- l’innaturale dicotomia tra basso e alto, inferno e paradiso, amore e perdizione, e ci hanno insegnato, e ormai è nel dna, che l’amore è alto e il sesso è basso. Ma un rapporto d’amore di cosa dovrebbe nutrirsi oltre che del faticoso o festoso vivere quotidiano. Ancora oggi, in tanti, fatta eccezione per quei magnifici individui che i violini continuano a sentirli anche dopo vent’anni di matrimonio –e la parentesi devo aprirla affinché i detrattori dalla critica raso terra non mi aggrediscano-, la crisi assale le coppie, lo dice la scienza, dopo circa quattro anni.
Ma non accade per tutte le unioni. Straordinario è, per esempio, il record di durata delle unioni di scambisti o di chiunque crei, all’interno della coppia, la perfetta sintesi tra sesso e amore. E mi viene da chiedermi, perché la morale comune giudica una perversione la condivisione dei desideri erotici con il partner (parafilie & C) e chiude un occhio sul più diffuso tradimento? Personalmente credo sia soltanto molto più faticoso svelare all’altro i nostri desideri “oscuri”, piuttosto che lasciare le cose come stanno e far finta che tutto sia ancora splendido e che i violini siano ancora lì a suonare per noi.
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