La trama è iperbolica: un invisibile Presidente degli Stati Uniti (ma qua e là si capisce che deve essere repubblicano) a pochi giorni dalla probabile rielezione si scotta le dita con uno scandalo sessuale centrato su una minorenne. Ehm, se vi ricorda qualcosa non è per caso… Interviene il suo spin doctor (ai tempi nessuno sapeva cosa fosse, oggi anche i bebé) nella persona di uno stralunato Robert De Niro che mette in piedi in dieci minuti una finta guerra con un paese “terrorista”, nella fattispecie l’Albania. Perché proprio l’Albana? “Mi è venuto così”, risponde, “e poi nessuno negli Stati Uniti sa bene dov’è e cosa fa. Insomma, un paese poco trasparente, un paese sospetto”. La messinscena si avvale della geniale capacità di creare finzioni del produttore di Hollywood interpretato da Dustin Hoffmann (“ma nessuno sa cosa fa un produttore…”). Malgrado l’opposizione della Cia e dello sfidante la messa in scena va in onda, la gente ci casca, il presidente viene rieletto.
Decisamente profetico in alcune parti, per esempio nel capire nel 1997 che la gente è dominata dalle paure amplificate dai media come sarebbe successo dopo l’11 settembre 2001 e nell’individuare il terrorismo e il fondamentalismo islamico come la nuova fobia collettiva degli americani dopo il crollo del comunismo. Ha anticipato anche di poco il sexgate di Clinton con Monica Lewinski nello studio ovale della Casa Bianca. La tesi di fondo è che “se lo dice la televisione allora è vero”.
Ma in qualcosa è irrimediabilmente invecchiato, non soltanto per i buffi telefonini usati dai protagonisti. Lì si inventa una guerra per evitare che i media dicano che un Presidente USA è stato con una minorenne. Oggi, in Italia, se il nostro Presidente del Consiglio venisse accusato di essere stato con una minorenne si limiterebbe a dire “tutte balle, erano almeno due!”.
Insomma, anche un film di 13 anni fa già scattare una certa nostalgia…