QUANDO IL CIELO ERA SEMPRE PIÙ BLU
Rino Gaetano raccontato da un amico
Autore: Enrico Gregori
euro 14
Ci sono persone che conoscono tutto di Rino Gaetano, autore di canzoni appassionate e dirompenti, sanno alla perfezione la sua biografia, la discografia, i testi delle sue canzoni.
È probabile che questi individui abbiano una buona conoscenza dei fatti e dei momenti che hanno portato all’apice del successo e della fama questo cantautore, geniale nella semplicità di parole e di accordi, sempre sorprendente e dissacrante. Certamente sanno quali sono le sue origini, come sono avvenute la sua formazione e la crescita nel mondo musicale, sono al corrente dei successi, delle polemiche che hanno coronato le sue scelte e spesso accompagnato il contenuto dei testi delle sue canzoni. Di sicuro sono informati su come sono verificati il declino e successivamente i tragici fatti che hanno portato alla sua scomparsa.
Parrebbe dunque non esserci bisogno di un nuovo libro che ci racconti della vita intensa e appassionata di Rino Gaetano, quando ormai tutto sempre essere stato detto più volte, con dovizia di testimonianze e di particolari.
Senonché, “Quando il cielo era sempre più blu” di Enrico Gregori, presenta quelle caratteristiche che lo rendono un necessario complemento di quanto è andato via via accumulandosi nel tempo a proposito di questo artista, portando in dote una qualità che lo rende unico e prezioso: il punto di vista di un amico intimo.
Gregori, con uno stile colloquiale e scanzonato, almeno tanto quanto il personaggio che ci fa conoscere, conduce il lettore, a piccoli passi, a scoprire e a prendere confidenza con una persona genuina, sagace, e autentica, al punto da risultare scoperta nelle sue fragilità, ma forte della passione viscerale e istintiva per la musica.
Gregori sa porsi con discrezione e tatto al fianco di un amico che sperimenta il baratro vertiginoso dell’ascesa e del successo, con le sue insidie e i relativi smarrimenti. Ma lo accompagna pure negli attimi più personali e sbracati delle consuetudini di un ragazzo degli anni ’70, nella Roma popolare delle osterie e dei ritrovi goderecci.
La persona che l’autore ci fa conoscere ha uno spessore umano considerevole, che affascina. Profondità di pensiero e sensibilità, sono a tratti trasformati in imperscrutabilità e resistenza all’apertura, zona in cui Gregori si incunea con tatto e delicatezza, mascherati da burbera ironia e sottile provocazione, caratteristiche che i due sembrano condividere con perfetta sintonia.
Avvalendosi di una narrazione dialogata che pesca a piene mani nel registro dialettale o popolaresco, Gregori fa scorrere il nastro degli eventi e le annotazioni riflessive in modo leggero e gradevole, anche quando l’intensità dei fatti e la loro drammaticità porterebbero a toni decisamente più cupi e pesanti; sa riacciuffare il lettore appena in tempo, prima che la tensione emotiva si trasformi in sensazione dolente, riportando il sorriso con una battuta o una frase di irrisione.
Perché il cielo torni a essere sempre blu, come piaceva a Rino.
Donatella Righi