Quando il fantasy anche no.
Sono una grande consumatrice di fantasy ed in genere non vado molto per il sottile.
Ho letto un po' di tutto, da opere molto blasonate e strettamente fantasy come mastro Tolkien, alla Rowling e Terry Pratchett, proseguendo poi con Neil Gaiman e l'onorevole e prolisso Mr. Martin.
Ho letto anche Licia Troisi con un certo godimento,
non vado per il sottile io.
E poi ci sono le nuove leve, ma per il momento sorvoliamo.
Son abbastanza di bocca buona quando si tratta di questo genere letterario, che coccola il bambino
che vive in me e mi aiuta ad affrontare meglio le giornate di pioggia.
Capirete quindi che non potevo lasciarmi scappare Wildwood, opera prima di un giovane scrittore Meloy Colin, primo di quello che si preannuncia
essere una saga e campione d'incassi.
Ne ero molto curiosa per diversi motivi, prima fra tutte l'idea romantica e un po' vintage delle illustrazioni, opera della moglie dello scrittore, Carson Ellis.
In seconda battuta, mi attirava l'idea di una nuova saga che andasse a prendere nel mio cuore il posto di Harry Potter. Le
cronache del ghiaccio e del fuoco sono belle, sì, ma diciamocelo: non sono affatto confortanti, ma anzi assomigliano ai telegiornali attuali in versione medievale e io necessito di
svago.
Per migliorare il tutto, le recensioni che lo definivano un libro fantasy, dal sapore
ecologista, per i bambini di tutte le età. Edito da Salani, per di più, una casa editrice di cui sono feticista.
E poi le vendite strabilianti: possono tutti questi lettori sbagliarsi?
A quanto pare sì.
Perché io, proprio io, che sono in grado di divorare qualunque porcheria fantasy mi sono arresa davanti ad un libro noioso e, sinceramente, anche adeguatamente sciocco, di cui trovate il riassunto qui.
Prima di tutto la protagonista, Prue. Alcuni l'hanno accostata a Coraline, ma evidentemente erano
ubriachi. Prue è odiosa e fastidiosa come un protagonista di Masterchef Junior e interessante ancor di meno. Per tutto il libro speri sempre che un'aquila gigante se la porti via per nutrire i
cuccioli.
E poi, gli animali parlanti della foresta. Ve lo immaginate voi il re degli uccelli? No,
non è un libro porno. No, è un gufo. Gigante. Facile da immaginare, vero?
Facile come immagnare Antonio Banderas disquisire con una gallina.
Insomma, il libro mi è sembrato un frullato di molti libri già letti. Un po' di Gaiman, un pizzico
abbondante di Tolkien, e (perché no?) una spruzzatina di Road Dahl per renderlo più ironico.
Peccato che i copia ed incolla non vengano mai bene.
Leggerlo? Insomma, anche no.
Un bel
prodotto, con una bella confezione, ma con poca sostanza.
Oppure sono io che sono invecchiata, o che ho
perso di vista il fanciullino che vive in me. Può essere, eh.
Attendo altre opinioni...