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Quando il gioco si fa duro ...

Creato il 03 luglio 2013 da Rightrugby
Quando il gioco si fa duro ... E adesso che si fa? Siamo al decider della Serie Lions, sabato prossimo a Sidney, il peso delle decisioni degli staff diventa quasi insopportabile e in ogni caso certamente decisivo, visto l'equilibrio complessivo sinora - la prima partita chiusa con due punti di vantaggio, la seconda con uno e in entrambe il risultato è rimasto a dir poco in bilico fino a tempo scaduto.
Il primo a svelare le carte e togliersi il peso dei ripensamenti è come d'uopo l'ospite Gatland.  Ne aveva già cambiati cinque a fronte di due infortuni tra Gara Uno e Due, per Gara Tre ne propone altrettanti a fronte della indisponibilità del solo Warburton. E si tratta di autentiche inversioni di rotta. Del resto, quando il gioco si fa duro, sono i duri ad esser chiamati a giocare.
Dietro con un solo cambio lo staff dei Lions rivoluziona tutto, approccio tattico incluso, colorando di rosso il reparto: fuori l'esperienza di Brian O'Driscoll - sempre ben imbragata e resa ininfluente dai Wallabies, ma rimangono i suoi 23 placcaggi in due partite - resta solo il confermato Tommy Bowe di non gallese a garantire copertura esperta sui gioco aereo per le torri Wallabies al largo.  Entra il recuperato Jamie Roberts (in foto) a fianco dell'affiatato collega Jonathan Davies, e gli altri Dragoni confermati - e ci mancherebbe - Leigh Halfpenny e George North. Anche il rincalzo in panchina Manu Tuilagi che scalza Cutberth a conferma l'approccio fracking centrale a testa bassa prescelto. Se la linea difensiva dei Wallabies ha avuto sinora gioco facile a impedire gli allargamenti dei Lions impegnando pochi uomini, vedremo ora come se la caverà alle prese col bulldozer centrale che punta l'altro inside centre oppure l'apertura dritto per dritto, invece di girar largo a cercar varchi che con una difesa densa fuori come quella australiana, alla fine rallentano e intasano e costringono i compagni a inseguirli in orizzontale e quindi a comprimersi sullo stretto.
In mediana attorno al motore immobile (nel senso tolemaico di punto di riferimento assoluto) Jonathan Sexton, Gatland torna al Dragone Mike Phillips, anche se Ben Youngs non aveva certo deluso rispetto al lui in gara Due, anzi; forse pesano considerazioni di "amalgama" e affinità con la maggior parte dei giocatori in campo. Anche in panca alle capacità dell'inglese si preferisce la precisione di Conor Murray. Farrell è lì, fermo a occupare un posto e a garantire rispetto agli infortuni incombenti. Del resto all'occorrenza può fare anche il second five eight come nei Saracens, per non dire l'estremo e piazzatore: è lui il vero utility back.
Davanti Gatland approfitta della nuova disponibilità di Corbisiero per alzare l'expertise in mischia ordinata, senza perdere propulsione nel gioco dinamico; per non sbagliare ancora, butta in mischia subito pure i muscoli di Hibbard a garanzia di tenuta in spinta. Al numero tre l'imprescindibile Adam Jones. Sintetizza bene quel che è successo sinora in mischia ordinata - aldilà delle  scontate furberie reciproche -  l'ex Mark "Ronnie" Regan: "the Australian eight are doing that (work as a team) slightly better than us. They are more dynamic and percussive at the hit, whereas Vunipola and to a much lesser extent, Adam Jones, are embroiled in one on one battles".
I rincalzi - meglio sarebbe definirli, la prima linea per l'ultimo quarto (i closer prendendo in prestito il gergo del baseball) - è quella tutta english con Vunipola, Tom Youngs e Cole. Quest'ultimo s'è rifatto in gara Due ma la combinazione degli altri due rimarrebbe a rischio alla luce dell'ultima prestazione, anche se sarà stavolta contrapposta ai rincalzi Aussie: lo staff dei Lions prova a mescolare le carte insomma.
La seconda linea è confermata Parling-Wyn Jones, i Lions hanno sofferto non poco in rimessa laterale senza O'Connell e per questo stavolta niente improvvisazioni, c'è pronto Richie Gray che prende il posto di Croft in panchina.
E arriviamo al reparto sovente chiave della gara, quello dove guarda caso sinora s'è incardinato l'equilibrio tra le compagini contrapposte. Qui Gatland preferisce mescolare le carte ancora una volta, rifiuta la soluzione "logica"Justin Tipuric al posto dell'indisponibile Warburton e va tutto di muscolo: Toby Faletau rileva Heaslip apparso poco d'impatto, al lato blind conferma per Lydiate open inserisce Sean O'Brien nonostante non si sia certo imposto sugli avversari nel secondo tempo. E Tipuric, il fetcher per eccellenza della selezione con Warburton, parte dalla panca. Una terza linea più votata al pick and go e all'arresto brutale degli avversari che ai grillotalpa. La scelta, soprattutto O'Brien openside, fa il paio con quella di Roberts dietro: è una scelta d'assalto, o la va o la spacca. 
Capitano per anzianità di servizio in una formazione con nove gallesi in campo più uno in panca, è Alun-Wyn Jones.
British and Irish Lions(in corsivo i cambi rispetto a Gara Due):  15 Leigh Halfpenny, 14 Tommy Bowe, 13 Jonathan Davies, 12 Jamie Roberts, 11 George North, 10 Jonathan Sexton, 9 Mike Phillips, 8 Toby Faletau, 7 Sean O'Brien, 6 Dan Lydiate, 5 Geoff Parling, 4 Alun Wyn Jones (c), 3 Adam Jones, 2 Richard Hibbard, 1 Alex Corbisiero.
Replacements: 16 Tom Youngs, Mako Vunipola, 18 Dan Cole, 19 Richie Gray, 20 Justin Tipuric, 21 Conor Murray, 22 Owen Farrell, 23 Manu Tuilagi
Interessanti i quesiti posti dai cambi di Gatland allo staff dei Wallabies, che alla vigilia parevano corroborati nelle scelte dall'esito di gara Due.
Robbie Deans non ha bisogno di cercare alternative dietro: il tasso di classe è quello tradizionale australiano, lì chiunque può risolvere una gara iper -equilibrata con una accelerazione, vuoi individuale come quelle di Folau in Gara Uno o collettiva e preordinata come quella di gara Due. Il cuore come sempre tra gli Aussie sono i centri, mix di esperienza e fredda sagacia di Adam Ashley-Cooper e Chris Leali'ifano; sistemato il mismatch di altezze al lato con Joseph Tomane necessario sostituto di Ioane e l'arma letale Israel Folau sempre innescata, ci sono margini di miglioramento senza cambiare facce per l'apertura James O'Connor, efficace in Gara Due nel gioco al piede (calcio finale direttamente fuori a parte) ma dalle tante palle perse al contatto; lo stesso Kurtley Beale s'è messo meno in evidenza rispetto a Gara Uno.
In mediana il metronomo e cervello vero Will Genia non si tocca: "The orchestration of Genia from scrum-half is outstanding", ha dichiarato il veterano  dei Lions Martin Corry a Planetrugby: "His innate understanding of space, defence and gaps is second to none, and he's been the absolute difference between these sides so far".
In prima linea le scelte in prima linea rincalzi inclusi sono scontate, quel che ha fatto la grande differenza rispetto alle previsioni sono state motivazione e preparazione, vedremo se reggeranno anche a quest'ultima serie di spinte. Stesso dicasi per la seconda linea, dove la leadership di Horwill è dichiarata per due volte libera da vincoli "legali" e il gran lavoro di Kane Douglas ha tenuto Dennis ai margini.
La pressione mediatica è sulla terza linea: in gara Due lo staff si è preso i rischi confermando il giovane Hooper al lato aperto e anche il rincalzo- fotocopia Liam Gill, ottenendo risposte eccellenti, da MVP. Stavolta si mormora che rischieranno di rompere il giocattolo inserendo l'esperienza di George Smith. Rischio minimizzato dal fatto che è compagno di squadra dell'altro flanker, l'ottimo Ben Mowen.
Tale cambio manderebbe Hooper in panca ed escluderebbe Gill, e la cosa avrebbe ripercussioni tattiche non da poco: negli ultimi quarti Deans ha sempre schierato il doppio openside - Hooper e Gill - spostando Mowen al SUO posto di numero otto e ottenendo lo sfaldamento dei tentativi di avanzamento Lions.  Nel caso di inserimento di Smith è ipotizzabile che Hooper entrerebbe dalla panca al suo posto, per un cambio "di fiato".
Il vero punto problematico della terza linea Wallabies è apparso piuttosto l'efficacia del nr.8 Wyclif Palu, uno che s'è dato gran daffare ma è stato vittima costante dei grillotalpa Lions. Qui c'è Ben McCalman in preallarme e Deans potrebbe scegliere una panchina col classico 6-2, eliminando un  trequarti per inserire un'altra terza linea.
I più pensano a McCalman e Hooper in panchina, ma così facendo avrebbero tre numeri otto a disposizione (McCalman, Mowen e Palu); buttiamola lì a mo' di provocazione: Mowen-Smith-McCalman titolari, risposta fisica alla fisicità della terza linea Lions,  Hooper e Gill in panca per riproporre lo schema  "guastatore" a due openside nell'ultimo quarto e il solo Jesse Mogg rincalzo dei trequarti. Forse è troppo e non serve, viste le scelte Lions "basterà" tener botta. Védarem.

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