Quando il governo di centrosinistra sciolse lo “SCICO” che stava per catturare Provenzano

Creato il 17 ottobre 2012 da Iljester

Ce lo rivela il generale del corpo d’armata Mario Iannelli, in una intervista a Libero, datata 2 dicembre 2009, ripresa in questi ultimi giorni da Nocensura.com (v. la fonte in basso).

Ma che cosa è o era lo SCICO? Era una task force o meglio una unità investigativa della Guardia di Finanza nata nel 1992 a seguito degli attentati mortali a Falcone e Borsellino, la quale nel 1998, sotto il comando di Iannelli, era quasi vicino alla cattura di Bernardo Provenzano, il boss mafioso latitante dal 1963.

Ebbene, in merito al fallimento di quella cattura, il generale dà la sua versione shockante del perché non arrivarono già allora all’arresto del boss, che sapevano soffrire di disturbi alle vie urinarie e lascia a dir poco sgomenti, se si dovesse credere alla sua versione.

Qui riporto alcuni passi salienti della sua versione dei fatti:

Sono le prime settimane del 1998, ci arriva una segnalazione. Provenzano sta male. Ha bisogno di un urologo. Creo una squadra che inizia la caccia al boss. È un gruppo selezionatissimo: io, il mio vice, 2 ufficiali e 4 sottoufficiali a Palermo, oltre al procuratore capo Caselli. Avevamo telecamere ovunque. Iniziamo a battere una pista che ci porta dopo quattro mesi a perquisire casolari,un covo abbandonato da poco dal boss. Eravamo sulla pista buona sino all’imprevedibile… nel maggio del 1998 viene sciolto lo Scico a seguito del decreto dell’allora ministro dell’interno Giorgio Napolitano del governo Prodi. La struttura creata viene azzerata. Con i miei collaboratori siamo così obbligati a chiudere i fascicoli pendenti e consegnare alle articolazioni periferiche le indagini più delicate.

Naturalmente non è dato sapere le ragioni politiche dell’allora Ministro dell’Interno, Giorgio Napolitano, e del Governo Prodi sullo scoglimento dello SCICO proprio quando Iannelli e la sua squadra erano vicini – secondo lo stesso Iannelli – alla cattura del boss, però è chiaro che quel provvedimento ritardò di otto anni la cattura del boss (arrestato l’11 aprile 2006).

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Il generale Iannelli poi dà la sua versione anche sulla fine dell’indagine, dopo che il reparto fu sciolto:

Finisce a Palermo perdendo di qualità e riservatezza visto che viene ‘spalmata’ tra numerose unità investigative. Prima però, proprio il fatto di aver scoperto il covo ancora ‘caldo’ mi aveva spinto a chiedere ai superiori di rinviare il mio trasferimento. Volevo concludere l’indagine visto che eravamo a buon punto. Ma della cattura di Provenzano non fregava niente a nessuno. Anzi, eravamo come colpiti da una maledizione. Io chiesi di poter posticipare la “presa” del mio nuovo incarico a Torino visto che non c’era urgenza: al mio predecessore, il generale Italo Pappa, non era stato ancora affidato alcun incarico. Feci presente che eravamo vicini a Provenzano ma nessuno volle sentire ragione.

Insomma, dovettero passare sei anni prima che il boss mafioso venisse catturato, e forse le indagini di Iannelli e della sua squadra furono davvero utili alle autorità che poi si occuparono del boss, ma nel 2006 al Governo c’era il centrodestra, il cui capo di Governo di allora – Silvio Berlusconi – veniva notoriamente accusato di collusione con la mafia…

Fonte: Rassegna Stampa Camera dei Deputati, Nocensura.com


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