Scaduti i 10 giorni indicati da Napolitano “i saggi” hanno presentato due relazioni rispettivamente in materia economica e sulle riforme istituzionali. Il risultato di questo lavoro è passato un po’ in secondo piano rispetto all’attacco hacker delle quirinarie, al rischio di inciucio del B&B per eleggere il successore di Napolitano, e alle folle del Corviale e di piazza della Libertà a Bari. Come a dire, i politici chiacchierano mentre altri “organi” costituiti ad hoc sono chiamati a pensare alle riforme del paese al posto loro. Se le chiacchiere non bastano a farci sguazzare nello stallo, non dimentichiamo l’inutilità di un’arma che va molto di moda di questi tempi: la critica incondizionata contro tutto e tutti.
Una su tutte regna sovrana, quella di chi pensa che basta ridurre lo stipendio e il numero dei parlamentari, eliminare il finanziamento pubblico ai partiti, digitalizzare tutto il digitalizzabile e rispettare l’ambiente con le parole, per risolvere tutti i problemi del nostro paese. Per carità tutte misure necessarie e rispettabilissime, ma è evidente che da sole non basteranno a risollevare un paese lacerato da gravissimi problemi economici e sociali. Per questo mi chiedo quanti tra questi cittadini e onorevoli seduti in parlamento da oltre un mese si siano presi la briga di andarsi a leggere queste 90 pagine che contengono le riforme a cui loro avrebbero dovuto lavorare. Non credo molti, il M5s ha bocciato il lavoro dei saggi adducendo la solita motivazione ormai adattabile a qualsiasi circostanza e cioè che i saggi sono rappresentanti della vecchia politica e del mondo economico finanziario che ci ha portato a queste condizioni. Nessun accenno concreto o controproposta dunque rispetto a quanto contenuto nelle relazioni. Perché non dimentichiamo che, criticare il lavoro altrui, è sempre meno oneroso che sporcarsi le mani in prima persona.
Tutto questo per dire che infondo il grande rinnovamento che il risultato elettorale ci avrebbe dovuto portare, per adesso si è tradotto in nulla di fatto. Non si sta facendo altro che perpetrare l’esistente. La critica fine a se stessa è un modo come un altro, per non dare segnali concreti al paese per permettere la ripresa. Forse è eticamente più digeribile, ma inutile e pericolosa quando non si è in grado di dare risposte fattive.
Ci limitiamo qui a riportare una sintesi del documento prodotto dai saggi sul tema che ci sta a cuore, quello del lavoro e della dimensione sociale, con la consapevolezza della non perfettibilità di tale risultato ma sottolineando che si tratta dell’unica risposta concreta di cui ora disponiamo. E se per ora il governo ha avuto bisogno di “badanti” si auspica un proseguimento del lavoro da parte delle forze politiche un po’ meno aleatorio e più orientato verso risposte e soluzioni.
Proposte con effetti prevalenti sulla dimensione sociale
Lavoro e condizioni sociali delle famiglie
- Nei prossimi mesi destinare qualunque sopravvenienza finanziaria all’emergenza lavoro e al sostegno delle persone e delle famiglie in grave difficoltà economica
- Rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga
- Affrontare la grave questione dei cosiddetti “esodati”
- Riconoscere un credito d'imposta ai lavoratori a bassa retribuzione (fra i quali è maggiore la quota di giovani), che si trasformi in sussidio monetario se eccede l'imposta dovuta
- Favorire il lavoro femminile, potenziando, tra l’altro, il telelavoro e gli strumenti per migliorare la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura familiare
- Realizzare l’alternanza scuola-lavoro, anche per gli universitari
- Vengono proposti modi per stabilizzare e ampliare l’agevolazione fiscale della “retribuzione di produttività”
- Definire il nuovo ISEE (indicatore della situazione economica equivalente), già all'esame dalla Conferenza Stato-Regioni, da cui dipendono molti benefici e prestazioni sociali
- Emanare i decreti attuativi del Casellario dell’assistenza già previsto dalla legge al fine di meglio identificare i destinatari degli interventi ed evitare distorsioni dovuta al cumulo delle prestazioni
- Valutare le diverse ipotesi relative all’eventuale introduzione di un reddito minimo di inserimento, da inserire in un quadro complessivo di revisione dell’assistenza
- Migliorare le relazioni industriali disciplinando la rappresentatività sindacale, la partecipazione dei lavoratori
Questi temi vengono affrontati e approfonditi per intero nel documento che, se avete voglia di leggere e farvi un’idea non mediata dalla rilettura (presunta) dei partiti potete trovare qui:
Relazione del Gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea
Alessia Gervasi