Magazine Carriere

Quando il lavoro rende l’uomo povero ……

Creato il 22 marzo 2012 da Propostalavoro @propostalavoro

Quando il lavoro rende l’uomo povero...

Quante volte ci siamo ritrovati a pensare: ma è impossibile, non ci si può più fidare di nessuno!….Sempre più spesso l’uomo contemporaneo si mostra afflitto da un delirio di onnipotenza che si manifesta sottoforma di intenti, comportamenti ed azioni paradossali. Se osserviamo le testimonianze riportate nelle pagine della cronaca, ma anche semplicemente le esperienze personali del quotidiano, ci rendiamo conto che un’alta percentuale della popolazione di lavoratori è sleale, scorretta e malintenzionata a causa di una sete implacabile di aumentare la personale agiatezza economica. Tendenza propria a molti colossi dell’economia come al singolo lavoratore anonimo. Il denominatore comune è rappresentato da azioni e intenti malevolmente e furbescamente agiti per aumentare i propri guadagni alla barba dei sani principi del lavoro e delle leggi morali e civili.

E’ impensabile poter elencare tutte le testimonianze di detto fenomeno definibile anche : “complesso del dritto”; ci limitiamo quindi ad una zummata minima per dovere di circostanza. Potremmo partire dal considerare la colf che guarda la telenovela nelle ore pagata per lavorare, dal dipendente che si appropria di merce non sua che poi rivende sottocosto, dall’impiegato che si fa timbrare il cartellino pur essendo assente, dal barista che fa i caffè con due grammi in meno del dosaggio regolare, al venditore di carburante con la pompa truccata, all’amministratore di condominio che si trasforma in imprenditore, alle ditte che usano merce scadente facendosela pagare come di prima qualità fino ad arrivare ai contraffattori di prodotti, di marchi , di firme e poi le merci avariate riciclate, i prodotti tossici per la salute, i farmaci taroccati, gli inquinamenti, i traffici di organi , di stupefacenti, di armi ecc.. L’elenco limitato è comunque sufficiente a rendere idea del fenomeno in osservazione di fronte al quale è lecito chiedersi: perche?! Perché l’animale intelligente del pianeta vuole sempre di più? Che ci deve fare con questo di più? Sembrerebbe ovvio rispondere: vuole aumentare il proprio benessere materiale, ma non è così visto che lo fanno anche coloro che il benessere materiale lo hanno già in abbondanza ed anche volendo non riuscirebbero a consumarsi tutto ciò che hanno nel corso della vita. Cosa  tenta allora di realizzare l’uomo in questo suo delirio di intoccabile,  infallibile e speciale? Sappiamo che è prassi mentale, nell’individuo che avverte una mancanza, attivarsi al fine di procurarsi  ciò che manca onde realizzare equilibrio, appagamento e stato di quiete interiore;  dai fatti si deduce che l’azione scorretta, criminosa e malevola, coperta dal ruolo lavorativo svolto, non riguarda solo i bisognosi,  i poveri o i disagiati sociali;  ciò  autorizza a pensare che la  “mancanza” responsabile della penosa tendenza non si origina dalla mortificazione dei bisogni vitali, ma dalla carenza di un altro “bene” drammaticamente scemante: il valore personale. In seguito al crollo dei valori portanti, della squalifica dell’affettività e conseguente malcostume l’uomo non riesce a realizzare la propria autostima e la fierezza del se, non riesce a percepirsi stimabile e degno di valore, con conseguenti sensazioni di impotenza e frustrazione che lo portano a compensare nevroticamente col potere della ricchezza. Il surrogato, non producendo però il risultato sperato, rafforza il senso di mancanza il quale, strutturandosi in circolo vizioso, da luogo al comportamento paradossale in esame: più si cerca di aumentare il proprio valore personale (potere economico), più ci si ritrova poveri, miseri e impotenti a realizzare per se ciò che manca.

 


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog