Ci sono casi in cui lo scrittore si costringe a spiegare con definizioni e descrizioni spesso laboriose, noiose o fuori luogo, termini o situazioni che - egli crede - il lettore non sarebbe in grado di cogliere da solo. L'utilizzo di un proverbio, di un'espressione gergale, di un sottinteso o di un doppiosenso, ad esempio. Qualche lampo di genio che ha sorpreso lo scrittore e che gli ha fatto pensare: e se per caso il lettore non capisse? Se questa scena è troppo complicata per lui? Rischio di compromettere il senso del testo?
Di fronte a un periodo di testo o a una scena che potrebbero non essere chiarissimi al lettore, personalmente io proporrei di eliminarli a vantaggio di un testo più lineare e comprensibile. Ma se l'autore è ostinato a impegolarsi su una frase o un elemento che necessita di definizione o parafrasi, allora non vuole farne a meno - anche se potrebbe.
A volte però, ciò che lo scrittore pensa non sia chiaro al lettore, in realtà è più chiaro al lettore di quanto non lo sia a lui. È lo scrittore che, non essendogli chiaro quanto ha scritto, riflette questa sua mancanza sul lettore, e trova il bisogno di spiegare, definire, fare esempi, come se avesse a che fare con gli stupidi. Ora, se - nel più fortunato dei casi - questo non risulti noioso, può apparire quanto meno ridicolo e offensivo. Cavolo, lo so che significa! viene da pensare.
Certo, magari qualcuno non conosce il significato di un'espressione del tipo "prendere per il culo". Forse sbaglio, ma quanti di voi non conoscono il significato di questa espressione? Neanche per sentito dire? Certo non ci sarà da fare un'analisi linguistico-filologica per arrivare quantomeno ad intuirne il significato. "Presa per il culo", può avere tante accezioni, essere usata in tanti modi, ma il concetto è quello.
E non pensiate che abbia usato un esempio a caso. È tratto dalla pagina 52 di "In difesa di Jacob". Questo è il testo:
Qualcuno mi stava nascondendo un segreto. Jacob e i suoi amici usano un'espressione gergale, 'prendere per il culo', che significa tormentare qualcuno mettendolo fuori strada, di solito occultando un fatto fondamentale. Quando una ragazza finge di avere una cotta per un ragazzo lo prende per il culo. Un altro esempio sono i film che svelano un fatto essenziale solo alla fine, che cambia o spiega tutto quel che è successo prima: Il sesto senso e I soliti sospetti sono ciò che Jake definisce 'film che ti prendono per il culo'.
Penso che il primo periodo bastasse a capire cos'è una presa per il culo, quantunque non lo sapessimo già. Poi gli esempi diventano fuoriluogo. Forse serviva questo espediente per togliersi lo sfizio di dire culo tre volte in cinque righe? O l'autore/traduttore pensava di essere simpatico? Comunque il libro mi piace un sacco, quindi nulla da togliere.
In effetti questo è stato solo un punto di partenza per analizzare una consuetudine che spesso si trova nei testi e che io stesso, quando scrivo, mi trovo ad affrontare. E immaginate quando si è di fronte a intere pagine di spiegazioni/descrizioni/flashback che non aggiungono nulla alla storia, ma hanno la sola - indesiderata - funzione di ammorbare il lettore.
E pensare che, molte volte, questo nasce dalla convinzione dello scrittore che chi legge non abbia colto il senso di ciò che ha scritto. No, scrittore. Il lettore ne sa molto più di te.