di Anna Chiello Già un paio di anni fa avevamo trattato il tema dei cattivi pagatori nel settore editoriale, sinceramente stupiti dal fatto che in quel momento i cattivi pagatori fossero alcune (sottolineiamo alcune) librerie indipendenti molto note, con una riconosciuta patente di “virtuosi del mondo culturale” e “eticamente sensibili”. Questa volta, eccezionalmente, tolgo la parola al direttore editoriale per riprendere quel discorso, ma da un punto di vista più materiale, pratico se vogliamo, ma sostanziale per la sopravvivenza di un piccolo editore quale noi siamo. Perché la libreria che non paga gli editori, non solo toglie quel denaro che è necessario per poter programmare nuove pubblicazioni, ma toglie energie ed entusiasmo al lavoro comune. Un piccolo editore non può certo disporre di personale addetto al “recupero crediti” (o anche semplicemente al “sollecito crediti”) e, quindi, questo compito grava su persone che potrebbero apportare alla casa editrice ben altre potenzialità, idee, forze, e che invece sono costrette a rincorrere il libraio che non paga con email e telefonate decisamente sgradevoli. E questo è l’altro punto dolente: la fatica, l’umiliazione e la rabbia di dover chiedere, come fosse un favore, quanto è dovuto (perché – e non è solo il nostro caso – l’editore emette fattura sui libri già venduti dal libraio e, quindi, su denaro che il libraio ha già incassato). Forse a questo stato di cose non c’è rimedio, perché l’editore non ha armi per poter “ricattare” il libraio, il quale è ben conscio che nessun piccolo editore (e spesso neppure medio) ha la possibilità di imbarcarsi in una causa legale. Forse se fosse possibile condividere pubblicamente (con prove alla mano) una lista dei “cattivi pagatori” ci sarebbe qualche brava persona che si farebbe più scrupoli: magari il libraio che non mi ha saldato la fattura scaduta da sei mesi è in difficoltà a sua volta e, sapendo che potrei sottoporlo alla gogna mediatica, risponderebbe alle mie email e alle mie telefonate, o addirittura mi proporrebbe una rateizzazione del pagamento. Ma rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi non è possibile. È vietato dalla legge. Quindi noi, insieme ad altri che come noi non possono parlare, attendiamo fiduciosi di ricevere quanto ci spetta.