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Quando il pass diventa una pistola

Creato il 17 settembre 2012 da Sdemetz @stedem

Quando il pass diventa una pistolaUn episodio sconcertante avvenuto a Monza in occasione del Gran Premio mi spinge a scrivere un post che può essere indelicato. Un uomo della scorta del ministro Fornero ha mostrato la pistola a un uomo del controllo accessi per far passare il codazzo di gente a seguito del ministro dentro un’area (la pista) off limits per i non addetti.

Questi i titoli di Repubblica.
“Fateci entrare in pista, siamo con la Fornero. E  al Gp di Monza spunta anche una pistola.
Lite tra la scorta e gli addetti alla sicurezza. Protesta ufficiale di Ecclestone. Il direttore del circuito: è stato umiliante. E adesso si pensa allo stop per i politici”

È un fatto che mi ha sconcertato per l’uso della pistola, ma non per il tentativo di sfondamento. Tutti gli organizzatori di eventi in Italia si trovano a combattere contro questo voler entrare nelle aree per soli autorizzati. Accade soprattutto quando si tratta di eventi dal grande valore mediatico. Il tema è spinoso e molto delicato.

Tema spinoso e delicato

Spinoso perché un evento sportivo ha regole molto chiare in termini di sicurezza (non solo di pubblica sicurezza, ma di vera e propria incolumità). In secondo luogo un evento, perché abbia successo e funzioni, deve rispettare delle regole molto chiare: ci sono le aree per gli atleti e le squadre, le aree per i giornalisti, le aree per le televisioni etc. Queste zone devono essere assolutamente protette per concedere agli interessati di poter lavorare bene senza elementi esterni di disturbo. Gli addetti ai lavori sanno come comportarsi, gli altri no. E spesso lo spazio è limitato. Il tempo, inoltre è quello dell’evento: non recuperabile. Non ci si può permettere intralci  nelle fasi spesso concitate della diretta televisiva.  Infine, ci sono contratti con le federazioni internazionali e le aziende che definiscono molto chiaramente chi può stare dove.

Parimenti il tema è delicato perché spesso sono proprio le persone che dovrebbero aiutarci a rispettare queste regole che le violano. I motivi sono umani. La voglia di esserci, di farsi vedere, di entrare dentro il back stage dove nessun’altro può entrare. Il tema è delicato perché le relazioni sono istituzionali e i limiti talvolta, per semplici diversi punti di vista, difficili da stabilire.

L’importanza delle istituzioni

Non c’è dubbio che le forze dell’ordine fanno parte di un evento e che le istituzioni sono necessarie per il supporto economico, logistico e, appunto, istituzionale. In questo senso un contingente istituzionale è sempre presente e, per taluni funzioni, in contatto operativo con gli organizzatori. Sono uomini e donne che coprono tasselli importanti dell’evento. Non va dimenticato, inoltre, che nei tanti sport dilettanteschi senza Corpi Militari non avremmo atleti. E che senza la politica non sarebbe possibile ospitare eventi sportivi. Proprio per questo, episodi come quello di Monza, recano danno a chi svolge il proprio servizio in maniera impeccabile.

Gli abusi

Ho partecipato a tanti eventi all’estero, ma solo in Italia, come si legge bene nell’articolo, emerge il problema:  personale in uniforme o in borghese con tessera del Corpo in mano o rappresentanti di istituzioni e politici  che vogliono entrare in zone riservate senza alcun incarico operativo sono un malcostume tutto nostrano. Sia chiaro. Questo vizio è comune anche a tante altre categorie. Semplicemente in Italia il concetto del “comprare un biglietto” se si è “qualcuno” non esiste. Con fatica si comprende che in un evento i protagonisti sono gli sportivi (e gli sponsor) e che tutti gli altri sono lì al loro servizio. La Germania e l’Austria hanno introdotto una legge che evita la distribuzione di biglietti omaggio a persone con funzione pubblica. La stessa cosa l’ha decisa il Comune di Milano. Di mira infatti non ci sono solo le aree riservate allo sport. Anche le zone VIP sono costantemente sotto assedio.

Un organizzatore si trova spesso in situazioni difficili e imbarazzanti. Spesso non riesce a dire di no. La responsabilità è dunque anche sua. Bisogna avere ilo coraggio del direttore del circuito di Monza, Enrico Ferrari: “Non ne posso più di tutta questa arroganza. Dal prossimo gran premio chiederò di limitare il numero di pass. È l’unica possibilità per evitarci questa umiliazione annuale”.

Come fare?

- Prima di tutto costruire un rapporto professionale e serio con le Istituzioni. Informare bene sulle esigenze dell’organizzazione e sulle regole.

- Poi, pretendere che tutti, anche se in uniforme, siano muniti di un pass, che sia VIP o per le zone team, media etc, a seconda del ruolo o del compito.

- Imporre le regole, senza strappi. Bastano pochi ingredienti: molta trasparenza, sincera cordialità e assoluta coerenza nelle decisioni.

È chiaro che motivi di emergenza ci possono sempre essere. Ed è altrettanto chiaro che il supporto, ad esempio, delle Forze dell’Ordine è molto importante. Nulla contro la categoria, dunque, ma semplicemente contro taluni abusi. Nel mio evento, in un’edizione di grandi nevicate a gara in corso, sono stati proprio loro che volontariamente con passione ci hanno aiutato a pulire la linea di gara salvando la manifestazione.

Ottenere il rispetto delle regole per tutti (anche per chi ha più “potere”), oltre a garantire il successo dell’evento,  è la strada giusta per non tradire quella passione e per riconoscerne il reale valore.


Filed under: Attualità, Management Tagged: accreditamento, evento sportivo, istituzioni, linee guida, sport events, sportbusiness

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