Sta accadendo in Messico, lì dove la produzione di fagioli è una risorsa fondamentale per l’economia agricola locale.
Come molti sanno l’apporto proteico all’alimentazione dei messicani, in luogo di una dieta a base di carne, non sempre possibile per i costi elevati della stessa, si basa principalmente sul consumo dei fagioli, cucinati dalle loro donne nelle maniere le più disparate.
Ecco, allora, il fagiolo, legume autoctono, essere merce richiestissima sul mercato. Oro, soprattutto, per chi la commercia. Non certo, a quanto pare, per chi la produce.
Negli ultimi tempi,infatti, alcuni grossisti privati,quelli che acquistano la merce direttamente dai piccoli contadini lo stanno facendo a prezzi irrisori. Tanto che non è difficile parlare di un autentico abuso. E per di più, a tenere bordone a questi loschi figuri, che non sono affatto pochi, ci si mette pure la corruzione degli enti pubblici di controllo.
Quando il contadino, com’è regola nel Paese, porta i suoi fagioli ai depositi di zona, che li acquistano al prezzo fissato dallo Stato, i grossisti, che dovrebbero acquistarli lì e solo lì, rifiutano in quanto lamentano un prezzo, a detta loro, elevato.
Salvo poi andare, in un secondo tempo, direttamente ad acquistare dal contadino a mercato nero .Il che significa prezzi talmente bassi ,che non coprono neanche le spese.
E le proteste della Chiesa locale,diocesi di Durango, che è a conoscenza dei fatti e che affianca i piccoli agricoltori nelle loro rivendicazioni tramite una “lettera aperta” di denuncia al presidente Nieto,come prevedibile, è superfluo dire che sono rimaste,almeno finora, inascoltate.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)