Magazine Diario personale

Quando il “remake” è meglio dell’originale

Da Halfblood @halfblood

Li avete conosciuti con la loro hit iniziale e li avete adorati tantissimo (e di questo ne sono sicuro!). Una canzone che simile ad un coro da stadio, proprio perché così che parte, ti entra subito nella testa e ti trapana il cervelletto tanto che non te la togli più dalla testa.

Ah sì, di chi parlo? Ovviamente degli inglesissimi (e lo si sente anche quando cantano) Bastille.

Quando il “remake” è meglio dell’originaleBastille sono un gruppo musicale alternative rock britannico nato a Londra nel 2010 e composto da Dan Smith (voce solista), Chris Wood (chiamato anche Woody, alla batteria), Kyle Simmons (alla tastiera) e Will Farquarson (chitarra e basso). Sapevate che il tutto era nato come progetto solista del leader Dan Smith, che ha deciso più tardi di formare un gruppo? Non lo sapevate? Allora: Sapevatelo con #QuelliDiFlyingwords!!!

Ma perché si chiameno “Bastille”?

Santa “vikipédia” dice: “Il nome deriva dal giorno della Presa della Bastiglia, festa nazionale francese che si celebra il 14 luglio, giorno in cui è nato Dan Smith.”

Da subito col loro primo singolo spopolano un po’ in tutto il mondo. Ed è proprio con Pompeii che ricevono il disco di Platino e vengono premiati a Roma; escono poi con il secondo singolo “Laura Palmer” e ora nelle nostre radio vengono passati con il loro ultimo lavoro discografico: Of The Night (di cui vi propongo il video):

Si tratta di un clash, mix, mash-up…chiamatelo come più vi aggrada, di due famosissime canzoni che hanno segnato le estati di noi adolescenti degli anni 90′ “Rhythm is a dancer” degli SNAP! del 92 e “Rhythm Of the Night” di Corona del 93.

La cover dei Bastille utilizza maggiormente il testo di “Rhythm of the night” e il ritmo, il sound dato dalla band è tutto personale, tipicamente british ed anche il ri-aggiustamento grammaticale del testo é tipicamente English, (“I don’t wanna face the world in tears” diventa “I don’t want to face the world in tears”), ma stili linguistici a parte, questo pezzo è accattivante, ti prende e come per la loro più famosa canzone, ti fa andare in loop e ti coinvolge: a mio giudizio una versione meglio dell’originale!

Si tratta di un rock alternativo, un sound ricercato, particolare ma non eccessivamente snob: i lavori del gruppo si lasciano ascoltare da molti ed è facile farli diventare “colonne sonore” di alcuni momenti della propria giornata o di alcuni episodi della nostra vita. Ma c’è purtroppo una cosa che non mette tutti d’accordo: i loro video.

I video della band anglosassone sono caratterizzati da personaggi che potrei definire “estremi”: personaggi semplici, quasi ci si può anche rispecchiare in loro sotto alcuni aspetti (persone come noi, impegnate nei propri lavori e con i propri problemi e paure da affrontare), ma che vivono e commettono azioni violente, personaggi alieni ed alienati dalla loro quotidianità che – come nel caso del commissario di polizia dell’ultimo video clip – arrivano anche a commettere gesti estremi come il togliersi la vita.

Devo essere sincero con voi: io non ho ancora capito il senso vero di questi video legati alle loro canzoni. É pur vero che quasi nessun video musicale lega con la storia narrata nel testo della canzone stessa, ma nel caso dei Bastille, già a partire dal singolo Pompeii dove uno si aspetta almeno una qualche immagine legata alla famosissima città campana o agli episodi ad essa legata, le vicissitudini vissute dai personaggi dei video,  e i loro comportamenti sono a prima analisi inspiegabili e quasi inaccessibili. Solo dopo attente rivisualizzazioni dei video, puoi capire che in fin dei conti, è come se con le azioni filmate che si slegano così tanto da un testo che di suo ti trasmette idee e sensazioni differenti da quelle che provi durante la visione del video, i membri della band e il regista vogliano muovere una critica alla società che purtroppo negli ultimi anni si dimostra troppo alienata e violenta.

Fatto sta che indipendentemente dai video, questo gruppo ha tutte le carte in regola per non essere solo una meteora che dura qualche anno o anche solo un album per poi sparire. Sono convinto che ci regalerà ancora tante belle canzoni e grandi concerti.

Li aspetto in Italia :-)

Certo, questa è una mia interpretazione, alla quale sarei felice di ricevere commenti per confrontarmi con voi.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :