Donne non si nasce, si diventa, diceva Simone De Beauvoir
Catia Iori Quando una donna alza la voce perché si sente calpestata le si dice che forse è stanca, esaurita, fuori di testa. Quando una donna esprime il suo dissenso o vuole ragionare con la sua testa senza nulla dare per scontato le si aggiunge che è persona scomoda, sgradita al consorzio civile, sociale e maschile. E sono spesso anche altre donne omogeneizzate al contesto a farle notare quanto sia aggressiva, ostile e difficile da gestire. Stiamo attente care donne quando vogliamo essere noi stesse perché il prezzo da pagare è davvero alto. E fa soffrire. Tutto si paga con la solitudine, con la diffidenza, con un malcelato fastidio. Ciò che certi uomini sembrano apprezzare, per intenderci alla Berlusconi, non è la capacità di pensiero, o una sensibilità delicata ma l’avvenenza e la giovane età. Requisiti di ben altro spessore sono considerati pericolosi perché vissuti come attacchi di lesa maestà. Le notizie di questi giorni sembrano avvalorare proprio questo limite, ancor meglio poi se a certe curve si accompagnano palese immaturità, compiacenza e totale disponibilità ad abdicare al proprio spirito critico. Mi sono venuti in mente i due classici stereotipi, la donna madonna e la donna maddalena che da sempre penalizzano ogni donna. Certo oggi almeno verbalmente ci siamo affrancate perché siamo manager, creative, donne autonome e indipendenti. Ma il consenso collettivo pare aver generato un terzo tipo di donna, la modella baby, tutta moine e fragilità che rendono vulnerabili le nostre psicologie creando esistenze e false identità. Donne non si nasce, si diventa, diceva Simone De Beauvoir. Ma è uno slogan e come slogan ha un sacco di limiti. Allora al di là delle classi culturali e del desiderio di ribellione più o meno sopito cerchiamo la nostra essenza per di più misteriosa e in perenne evoluzione. Facciamoci forti della nostra dignità e consapevolezza di valore-senza distinzione di età, credo politico, provenienza geografica, per esprimere ad alta voce lo sdegno che questa mentalità suscita, ne sono sicura nella stragrande maggioranza di noi. Recuperiamo i nostri valori più profondi, diamo ali al sogno di tradurre concretamente la nostra autonomia di pensiero. Noi siamo alle prese ogni giorno con problemi pratici e indifferibili. Ce la possiamo fare, credetemi. E davanti alle povere Ruby stiamo a fronte alta, schiena diritta ribaltando il modello e spiegando che il nostro sacrificio è utile e sa di buono. Siamo scelte e premiate in base al merito, alla professionalità, all’impegno, all’intelligenza. E non in relazione al grado di stupida compiacenza alle voglie perverse di un vecchio satiro. Credo che molti uomini continueranno a invidiare e a emulare il Silvio nazionale ma le donne non possono che averne abbastanza.(28 febbraio 2011)Filed under: Berlusconi, Donne, Italia