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Quando in azienda le regole le detta Internet

Da B2corporate @b2corporate

Visto che i media digitali stanno radicalmente cambiando tutto il mondo intorno a noi, non sorprende che uno dei settori in cui questi effetti si fanno più sentire riguardino, bene o male, circa un terzo della nostra vita, e cioè il lavoro, in azienda o meno. Internet è dappertutto, anche in azienda (su SosTariffe.it si possono trovare le offerte più convenienti per ADSL e fibra ottica business).
Quando in azienda le regole le detta Internet
La stragrande maggioranza della popolazione dispone ormai di almeno un tablet o di uno smartphone. Spuntano social network specializzati per il lavoro come Linkedin, e il telelavoro è una realtà sempre più adottata in molti Paesi. Gli ultimi dati al riguardo arrivano da una ricerca condotta da Willis Towers Watson, in collaborazione con il World Economic Forum: «Shaping the future implications of digital media for society study».
Come ogni fenomeno dirompente, l’impatto sulla popolazione ha due facce: uno largamente positivo e l’altro foriero di rischi che devono essere presi in considerazione e risolti prima che sia troppo tardi. La ricerca, che ha preso in esame un campione di più di 5.000 persone in Brasile, Cina, Germania, Sudafrica e Stati Uniti, ha evidenziato come il 56% affermi che i media digitali hanno trasformato il loro modo di lavorare.
Da una parte c’è la possibilità di “delocalizzare” il lavoro dall’azienda, con tutto quello che ne consegue. Non è più soltanto l’ufficio l’orizzonte di riferimento per chi lavora: si risponde alle mail anche da fuori, si fanno conference call in aereo, si conclude quel file da casa, visto che è stato caricato sul cloud.
D’altra parte, il rischio è che questo assottigliarsi della barriera tra lavoro e vita privata provochi uno sconfinamento eccessivo del primo nella seconda (ma per 6 intervistati su 10, sono stati proprio i media digitali a migliorare la loro capacità di mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata, costruire relazioni con i contatti professionali e trovare lavoro).
Ancora, le potenzialità di apprendimento date dai media digitali sono straordinarie, e di questo parere sono due terzi degli intervistati.
Secondo Matteo Fiocchi, director di Willis Towers Watson, «Il maggiore uso dei media digitali sta cambiando la vita quotidiana delle persone e il loro modo di relazionarsi e collaborare, soprattutto sul lavoro. La digitalizzazione dei contenuti e dei dati, così come le nuove tecnologie di comunicazione, hanno aperto nuove opportunità su dove, quando, come e da chi il lavoro viene svolto. Tutto questo sta cambiando la natura del rapporto con il lavoro».
Uno dei rischi più evidenti è legato alla creazione di diseguaglianze. Da una parte la produttività dei lavoratori con maggiori competenze tecnologiche aumenta, dall’altra diminuiscono i costi di quelli meno preparati. E poi c’è sempre il problema della distrazione: sempre secondo Fiocchi, «le molte piattaforme e la grande quantità di informazioni possono distrarre i lavoratori e nuocere al lavoro. Inoltre, sempre più persone ormai lavorano da remoto e il valore aggiunto di un confronto face-to-face è ridotto; ciò può andare a discapito della comprensione, della collaborazione e potenzialmente può ostacolare l’innovazione».
Adelante, quindi, ma cum judicio, perché se le potenzialità sono sotto gli occhi di tutti le aziende – soprattutto quelle italiane, storicamente indietro in questo campo – devono prendere coscienza di come gestire la loro propria rivoluzione digitale.

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