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Quando l’abbronzatura diventa ossessione

Da Quipsicologia @Quipsicologia

Estate: periodo di abbronzatura. Sulle spiagge italiane si riversano milioni di italiani in cerca non solo di riposo e refrigerio. Sono tantissimi infatti i patiti della tintarella. Se nel lontano passato essere pallidi era simbolo di nobiltà e raffinatezza in netto contrasto con la pelle ruvida e abbronzata dei lavoratori nei campi, oggi invece l’abbronzatura può diventare una vera e propria ossessione, definita tanoressia.

abbronzatura

Abbronzatura… come il carbon!

Vi ricordate quelle canzoni da spiaggia degli anni sessanta? Come quelle di Edoardo Vianello che cantava: “Il Peperone”, “Sei diventata nera”  e “Abbronzatissima”? Tutte canzoni che raccontavano un Italia allegra, spensierata e vacanziera, alle prese con la tintarella da esibire una volta tornati in città dalle vacanze, come malinconico ricordo o forse come trofeo che dimostrasse di esser andati al mare. Quanto è cambiata la cultura dalla fine del ‘700 ad oggi.

Oggi si finisce con l’ammalarsi anche di troppa abbronzatura. Da non crederci, eppure è proprio così.  Non so se vi è mai capitato di incontrare persone ossessionate dall’abbronzatura perfetta, al mare o in piscina? Pensate che alcune stime parlano di una sindrome che colpisce 11 milioni di soggetti in Italia.

La persona ossessionata dall’abbronzatura non si vede mai sufficientemente abbronzata, tanto che cerca di esserlo sempre di più. Semplificando, come il soggetto anoressico non riesce mai a vedersi abbastanza magro, così la persona tanoressica ritiene di non essere mai abbastanza abbronzata, suggestione questa che può condurre la persona ad una forma di vera e propria dipendenza dall’abbronzatura.

Molte persone quindi  hanno un bisogno ossessivo di apparire sempre abbronzate e se ciò non accade entrano in ansia e non si sentono sicure di sé. Il tono dell’umore, l’autostima e il senso di benessere diventano quindi direttamente proporzionali al livello di abbronzatura.

L’abbronzatura non è mai perfetta

Questa  sindrome psicologica che porta alcune persone ad esporsi in maniera esagerata  ai raggi solari viene definita  tanoressia, traduzione italiana della parola inglese tanorexia, un neologismo composto unendo i termini “tan”, che significa appunto abbronzatura  e ”orexía”, dal greco órexis, che significa invece appetito.

Per  sottolineare l’attualità di questa sindrome in America partirà, dalla prossima stagione,  un reality su una famiglia di “tanoressici” dal titolo “Meet the Tanners”, dove si seguiranno le vicende di questa stravagante famiglia ossessionata dall’abbronzatura.

Ma, terminologie a parte, quello che mi preme sottolineare è che questo tipo di ossessione può esprimere certamente un disagio anche profondo della persona legato ad una più generale forma di dispercezione corporea. Questo genere di disturbi riguardano infatti  il modo in cui si percepisce il proprio corpo, per cui la persona in questione si vede e si vive in maniera distorta rispetto a come è nella realtà, convincendosi di essere portatore di difetti, di fatto inesistenti o comunque irrilevanti, che alimentano invece ossessioni  e tormenti quotidiani, fino ad alterare anche la capacità di giudizio. Per cui nella tanoressia, invece che concentrarsi su un presunto difetto di una particolare parte del corpo come per esempio la bocca o gli occhi o le gambe, è il colorito della pelle che diventa il bersaglio di preoccupazioni e comportamenti spesso anche rischiosi come l’esagerata esposizione al sole o a lampade abbronzanti, con tutte le conseguenze che questo comporta.


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