Rientrando stamattina presto in automobile dopo aver accompagnato mia figlia alla Scuola Materna, canticchiando con la radio “Canzoni Stonate”, ancora un po’ assonnata, scorgo in lontananza su di una bicicletta, un abito nero lungo ai piedi, accollatissimo, dal quale spunta una fascetta bianca rigida, con maniche fino al polso, abbottonato dal collo alla cintura. Ma come, mi chiedo? Un abito nero che pedala in tutta fretta senza esitazioni? Spalanco gli occhi, inforco bene gli occhiali per vederci meglio, timorosa di avere le traveggole,poi penso che non e’carnevale e nemmeno halloween,infine realizzo che sotto a quell’abito c’è una persona di sesso maschile.Ebbene sì, cari lettori e lettrici, e’ un anziano e stimatissimo Parroco di Reggio Emilia, che ancora oggi nel 2009, con le mode e i tempi che corrono troppo velocemente, indossa l’abito talare, con tanto di clergyman bene in vista ed un’impostazione regale nell’indossarlo. Fiero e orgoglioso, noncurante degli sguardi di ammirazione e stupore che senz’altro suscita in noi che lo osserviamo, se ne va per la sua strada. La mia osservazione a questa persona e a pochissime altre oramai in via d’estinzione, si traduce in stima profonda e rispetto, andando ben al di la’di qualsiasi credo religioso o non religioso. Di questi tempi e’veramente difficile se non inconsueto, incontrare per strada un sacerdote vestito da sacerdote, ma personalmente non riesco a distinguerli. A volte, si potrebbe incorrere nel pericolo di fare gaffes con loro, non avendo nessunissimo segno di riconoscimento, nemmeno la spilla a forma di Crocefisso appuntata sul bordo della giacca o della camicia, di solito azzurra. Non vorrei apparire troppo all’antica o fare retorica, ma credo che ognuno di noi, a seconda del ruolo che svolge all’interno della nostra società, dovrebbe avere su di se’ un segno di distinzione. Cosi come al Medico e’ richiesto e gradito l’uso del camice bianco, cosi i Carabinieri e le forze dell’ordine hanno le loro divise, gli operatori del settore alimentare le loro cuffiette in testa e i guanti, i volontari delle ambulanze le loro uniformi a seconda della Croce che rappresentano e via discorrendo. Non mi sembra assolutamente spersonalizzante e troppo formale, indossare l’abito giusto al posto giusto, o il cartellino di riconoscimento sopra il taschino della giacca, o qualsiasi altro segnale inconfondibile e tranquillizzante per noi. Non reputo certo professionale e affidabile quel Medico, che puntualmente esegue i prelievi del sangue con camice bianco sempre sbottonato dove spunta un folto pelo per niente curato, senza guanti sterili, senza calze bianche, con zoccoli del Dr. SCHOLL’S di trenta anni fa. Non mangio volentieri il pane o la carne, che mi viene servita dopo aver fatto cassa, toccando le banconote del cliente precedente,ovviamente senza l’uso di guanti sterili. Non rimango estasiata nell’entrare oggi in certi istituti bancari e vedere impiegate che sembrano uscite dal “BAGAGLINO” di Roma, o impiegati maschi senza giacca e cravatta con barbe incolte e capelli unti e bisunt. Anche io lavorato in Banca per quasi 18 anni e confesso ora, che sarei stata ben felice di indossare un tailleur o un tubino elegante con giacca, magari uguale alle altre mie colleghe. Sono favorevole alla proposta di reinserire nelle Scuole Elementari l’uso del grembiule per i nostri bambini, ottenendo una parità ed un’uguaglianza per tutti.Si eviterebbero quelle inutili spese per abbigliamento firmato, che creano nei nostri figli ancora in tenera eta’, solo rivalità, invidia, cattiveria, voglia di essere più bello e alla moda del proprio compagno di banco, in una assurda e dannosa gara per la loro psiche e in uno scialacquare soldi inutilmente per noi genitori. Questi piccoli diventeranno dei potenziali adolescenti sempre pronti a chiedere e ad ottenere oggetti di ogni tipo, consci che se non li possiedono non sono nessuno o peggio ancora! sono considerati degli sfortunati, per usare un eufemismo. Semplicità dunque,ma gioia e fierezza nell’indossare qualcosa, fosse anche un piccolo segno, che ci faccia capire subito, in che modo possiamo essere utili agli altri.
Commento del capo cronista:
D’ accordissimo con Lei. E’ vero che l’abito non fa il monaco, ma è anche vero che oggi più di ieri l’abito spinge il monaco a comportarsi da monaco.