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Quando l'attore fa la differenza...

Creato il 03 novembre 2010 da Valed @valentinadoati
QUANDO L'ATTORE FA LA DIFFERENZA...Teatro Franco Parenti
"LETTERE A SILVANA"
con FILIPPO TIMI
al violino Rodrigo D'Erasmo
visto il 2 novembre 2010
Un attore che entra in scena vestito di nero, si siede, prende in mano un microfono gelato e inizia a leggere grandi fogli su cui le parole sono stampate a caratteri ben leggibili. Scontato, banale.Rischierebbe di esserlo, se su quei fogli non ci fossero le lettere che Pier Paolo Pasolini scrisse a Silvana Mauri. Lo sarebbe di sicuro, se a leggerle non fosse Filippo Timi.La scena è sistemata in maniera da evocare lo scrittoio di un poeta nella propria camera; un musicista accompagna le parole di Pasolini ora evocando l'atmosfera emotiva in cui sono state scritte, ora sottolineando i passaggi narrativi (quasi elegiaci di alcuni passi), concitati, intimisti e intimi. L'insieme dà l'anacronistica sensazione ottocentesca del poeta, la scena mi ha ricordato l'ambientazione del dipinto "Morte di Marat" di Jacques Louis David. Una candela fa luce sulle zone d'ombra di una personalità complessa come quella dell'autore delle lettere. Una telecamera proietta il primo piano dell'attore che legge: è l'idea di come tutto possa essere visto, vissuto, giudicato da diversi punti di vista; di come lo stesso evento rimandi immagini diverse a seconda dell'angolatura da cui lo si osserva. Un po' pirandelliana, un po' cubista, questa candela ci è piaciuta.Non mi addentro nelle sabbie mobili della presunzione di poter dire qualcosa di vagamente intelligente su Pasolini: abbandono la sfida per inferiorità manifesta. Per fortuna il teatro semina delle impressioni dentro a ogni spettatore indipendentemente dal suo livello culturale: la mia ignoranza mi ha impedito di cogliere la grandezza dell'intellettuale, il significato storico della sua opera, la rivoluzionarietà del suo pensiero. Mi è arrivata, invece, la complessità dell'uomo-Pasolini. I travagli interiori nella ricerca del coraggio e della sincerità di esprimere la sua vera personalità, quella che, lontana dai premi e dai blasoni, fa i conti con la difficoltà a liberarsi dai pregiudizi, dalle censure; che fa sempre i conti con l'affermazione della propria identità per quanto scandalo possa dare. Molto coinvolgente la lettera in cui Pasolini fa una sorta di bilancio della propria gioventù: degli errori commessi non rinnega nulla, ma dopo aver toccato il fondo può finalmente iniziare la risalita. Continuerà a commettere sbagli, ma non saranno gli stessi, in un'idea di evoluzione dinamica dell'individuo che non può procedere senza compiere passi falsi, ma che anche grazie a essi prosegue il proprio cammino.Il destinatario delle lettere è Silvana Mauri, amica nel profondo di Pasolini. Ci sarebbe piaciuto sentir leggere dalla stessa voce anche le parole scritte da Silvana, ma ogni scelta artistica è soggettiva e va rispettata. Forse, nella sua presenza muta, questa figura di donna emerge in maniera ancora più forte, ancora più vitale. E' la donna che raccoglie e custodisce i frammenti di un "io" la cui sensibilità lo rende inquieto, frastagliato, impegnato in una ricerca affannata della felicità. Le parole che Pasolini scrive a Silvana rivelano le sue inquietudini e descrivono la capacità di accogliere un uomo nelle sue imperfezioni, nelle sue confidenze, nelle sue confessioni. Silvana viene descritta come l'unica persona alla quale Pasolini si rivela e si apre con sincerità; solo nell'amicizia con la donna lui sembra poter respirare.Mi chiedo se i nostri rapporti hanno ancora la capacità di sperare di poter trovare una simile intesa, o se invece non si siano già inariditi nella doverosa ricerca della proprià felicità.
La medesima sensibilità lega Pasolini a Timi, di cui si intuiscono (e in parte si conoscono) i travagli interiori.Nessuna voce poteva essere più indicata per comunicare le sfaccettature di una personalità. Quella di Timi è troppo irregolare per essere contenuta, cambia in continuazione, trovare una definizione è impossibile. La si intravvede nel suo stare in scena, nel suo rendere teatrale ogni gesto perchè ogni gesto assume significato e comunica una sensazione, un pensiero, uno stato interiore. La si intravvede nel suo darsi al personaggio, abbandonarsi a esso fino a dominarlo e diventare tutt'uno. La sua difficoltà, appena percepita, nel vedere e nel parlare crea pause inconsuete, sottolineature originali, dà un senso nuovo alle parole ed è motivo per trovare una nuova via, personalissima, di interpretazione. La sua voce particolarissima è uno strumento che suona dando colori diversi alle parole, creando un ulteriore livello di interpretazione più profondo.
Due piccole note stonate riferite al pubblico: l'essere invitato dalla  Direttrice ha fatto sentire il personaggio seduto nel pubblico in diritto di interrompere l'atmosfera per chiedere di abbassare la musica (coerentissimo accompagnamento). L'occhiataccia di Timi è stata eloquente, noi avremmo fatto anche di peggio. Non tutti ci conoscono per la nostra fama, ma tutti ricordano la nostra arroganza. Mi viene in mente Figline Valdarno, che alcuni Personaggi ricorderanno ancora...La seconda nota stonata è per la signora seduta davanti a me: evidentemente aspettava messaggi molto importanti, se non è riuscita a evitare di usare il cellulare nemmeno per un'ora.L'ultima osservazione è per la signora Shammah: ci fa molto piacere l'annuncio che il Teatro Franco Parenti sarà la "casa" di Filippo Timi; ci piace lo spazio che ospita spettacoli off come "Nemico di classe" o "Mea culpa", e dove si respira un'aria da comunità teatrale grazie alla presenza del bar e alla contemporaneità degli spettacoli che iniziano in orari scaglionati. Però che la signora non dica che nel suo teatro fa il tutto esaurito: sfrondato dai biglietti omaggio il pubblico pagante temo si riduca di molto. 

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