Quando l’unico modo di vivere è morire. Ragazzo omosessuale, deriso a scuola, si è suicidato

Creato il 23 novembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Segue la lettera di Marco Dimitri, candidato nel Lazio per Democrazia Atea, che pone un problema tragicamente classico. Ormai è normale che succedano eventi orribili e vergognosi e restino ovviamente impuniti. Certo, è suicidio.

Un ragazzo con un’inclinazione sessuale diversa dal “solito”, cioè dallo schema cattolico, eterosessuale, “normale”, “naturale”, è stato preso in giro addirittura da un insegnante. Aveva 15 anni e si è suicidato. Si dipingeva le unghie.

Che male ha fatto quel ragazzo? Dov’è il suo delitto? Era solo una prova vivente che i concetti dominanti che riguardano la sessualità sono falsi. Sono un’invenzione di una società vecchia, morente, che ancora benedice l’eterosessualità. La pubblicità si rivolge alle famiglie? Allora per vendere ecco la “famiglia tipo”, eterosessuale. Un mito. Si vende ai consumatori, non alle famiglie cattoliche. Si insegna agli individui, non ai credenti. L’Italia è piena di muri ideologici insanguinati e di luoghi comuni che feriscono fino a uccidere i ragazzi e le ragazze che non si uniformano, che sono diversi perché la loro natura vuole così, provvisoriamente o per sempre. Ma che cosa cambia in un uomo l’inclinazione sessuale? Non cambia l’intelligenza, le qualità umane, la capacità di intendersi con gli altri, di vivere in società, di rendersi utili, di lavorare. Ecco la lettera di Democrazia Atea.

Un ragazzino di 15 anni si è tolto la vita impiccandosi nella propria abitazione a Roma.
Messo alla gogna e deriso da compagni di scuola ed insegnanti per la sua omosessualità, per il modo di vestire, perchè così deve essere nella logica di una società indottrinata dal regime di controllo.
E’ l’anno 2012, il liceo è un prestigioso liceo scientifico dedicato a Cavour, anche se di scientifico pare non avere nulla, anzi, rimane ancorato a vecchi teoremi superstiziosi gestiti dai modelli religiosi.

Il ragazzino suicida non chiedeva nulla di atipico alla vita, voleva viverla all’insegna di se stesso, voleva esprimere, giocare, studiare come tutti gli altri coetanei, nemmeno chiede oggi di diventare un martire, un’icona un simbolo.
Deriso sia in ambiente scolastico che su Facebook dove era stata allestita una pagina col puro scopo di trasformarlo in un essere uscito male, vestito in rosa, col nome storpiato al femminile.
Oggi il liceo scientifico Cavour di Roma si preoccupa di salvaguardare il buon nome ed il prestigio, tramite la preside ci fa sapere che il liceo è aperto mentalmente e condanna l’omofobia, nessuna derisione in classe, mentre la pagina di Facebook solo un bel momento fra amici. Nessuna parola spesa davanti al dolore della vittima, costretta ad infliggersi la punizione più estrema: la morte.
E’ da sottolineare che il suicidio è avvenuto poco dopo il rimprovero davanti ai compagni di scuola da parte di un insegnante, perchè il ragazzino aveva lo smalto alle unghie.
Un rimprovero che lascia sbalorditi, specialmente se a farlo è un insegnante di un liceo scientifico, incapace di comprendere che la vita e la sessualità che genera sono poliedriche.
Oggi quest’insegnante occupa ancora il proprio posto di lavoro anche dimostrando di non essere adatta all’insegnamento.
C’è da domandarsi a quale incantesimo il popolo italiano sia esposto, perchè tolleranza, intolleranza, stupidità, omofobia sono solo termini per descrivere degli idioti lontani anni luce da qualsiasi forma evolutiva. Manifestazioni, fiaccolate, iniziative, tutto ciò che viene proposto risulta inutile davanti ad una società non ricettiva.
Il condizionamento mentale ha vinto sulla logica ed è un condizionamento di tipo teocratico, gestito fino dall’infazia dalla Chiesa Cattolica che continua a proporre immagini di famiglie tradizionali alla “mulino bianco”, famiglie che esistono solo nell’utopia. Indottrinamento religioso e fascista, anticostituzionale che si beffa dei principi di uguaglianza costringendo il “non tradizionale” a nascondersi e vergognarsi. Onestamente sarebbe più utile spiegare nelle scuole che esistono diversi tipi d’amore, diversi tipi di famiglia, piuttosto che sprecare ore per un indottrinamento religioso omofobico e maschilista basato sul nulla storico.
Perchè questa non sia una morte inutile, per dare di nuovo la vita a questo ragazzino, bisogna consentirgli di esistere e con la massima dignità.
Servono leggi laiche, leggi che puniscano severamente ogni forma di discriminazione sia in ambito politico che religioso, sia nel sociale che nel privato.
Allora chi governa, forse, avrà fatto qualcosa di giusto e di condivisibile.

Marco Dimitri

Candidato Lazio 2 Democrazia Atea

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