Quando l'università è contro il lavoro
Da Simonetta Frongia
BACHELOR: SOLO IL 35% DEGLI ATENEI PUBBLICA SUL proprio SITO IL CURRICULUM DEI LAUREATI
E' come se la Fiat si dimenticasse di pubblicizzare le sue automobili.
Di far conoscere al pubblico i nuovi modelli appena usciti di fabbrica. A
pensarci quale dovrebbe essere il core-business di un'università?
Formare giovani, dotarli di tutte le conoscenze necessarie per
consentire loro un facile ingresso nel mondo del lavoro. Ecco il sistema
universitario italiano - al netto di alcune eccellenze - ha totalmente
dimenticato qual è la sua missione costitutiva. Lo certifica uno studio
Bachelor (società di ricerca e selezione di personale neolaureato) che
fornisce un dato paradossale: solo il 35% degli atenei - cifra ripresa
dall'ultimo bollettino Adapt (associazione per gli studi internazionali e
comparati diretta dal giuslavorista Michele Tiraboschi e consigliere
dell'ex ministro al Welfare Maurizio Sacconi) - pubblica i curricula dei
laureandi e dei laureati sul proprio sito in modo che le aziende
possano accedere a questa enorme massa di dati in maniera chiara e
trasparente.
Dice lo stesso Tiraboschi che il problema è
di natura culturale: «Le università spesso non sono a conoscenza delle
richieste delle aziende. Certo ora sono persino vincolati dal Collegato
Lavoro che impone la pubblicità di tutti i curricula in maniera
trasparente e che di fatto mette nero su bianco quanto prevedeva già la
legge Biagi e la sua borsa-lavoro». E soprattutto
quanto il sistema universitario abbia bisogno di «sensori nell'economia
reale che solo le aziende sono in grado di dar loro». Dal canto loro i
giovani laureandi e persino i laureati ignorano questo obbligo -
chiarito da una successiva circolare ministeriale - del Collegato Lavoro
e non sono consapevoli di quanto questo ritardo finisca per indebolirli
nella ricerca di lavoro. S'immagini una mega-archivio di pubblico, un
contenitore di curricula pubblici e a disposizione delle aziende
finalmente accessibile a tutti in tempo reale. Spiega Marco Pietrabissa,
amministratore delegato di Bachelor, che soprattutto per la facoltà di
ingegneria «assistiamo inermi alle ricerche di profili da parte delle
aziende e alla mancanze di figure sul mercato, proprio a causa di questa
inadeguata conoscenza della totalità dell'offerta». Una metafora
struggente di questa Italia con la disoccupazione giovanile al 30%.
Lassista nel gestire le potenzialità del proprio fattore umano.
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