Fine del 1600.
Il teologo Thiers, riferendosi al battesimo somministrato ai bimbi nati morti o morti durante il parto di cui si presumeva un momentaneo e temporaneo ritorno alla vita, afferma, senza possibilità di errore, che si è nel campo della superstizione e non della dottrina Cristiana.
Ma il "prode" teologo non si ferma a questa, legittima stando ai canoni della Chiesa, affermazione ma, rincara la dose.
Sostiene, senza che vi siano prese di posizioni contrarie, che questi bimbi nati morti o morti durante il parto siano... dei Mostri!Le prese di posizione verso il rito del "Repit" o del "momentaneo ritorno alla vita dei bimbi nati morti" non si fermano, anzi aumentano con l'aumentare del doloroso ricorso al rito da parte dei genitori che si trovano un neonato senza vita tra le mani...
Pochi anni dopo il Thiers interviene il famoso teologo Noel Alexander. Anch'egli afferma che i bimbi che nascevano morti non potevano essere battezzati, destinandoli così al limbo eterno!Il limbo era quanto volevano evitare i genitori!Queste povere persone non volevano il ritorno permanente alla vita del piccolo, ma chiedevano solo di poter vivere con il pensiero che il loro figlio potesse guardarli dall'alto dei cieli...
Sino a questo punto abbiamo riletto il pensiero dei teologi, persone distanti dalla vita terrena, che si prodigavano ad indirizzare le anime dal caldo delle loro case, monasteri o chiese.Quasi nulla capivano del dolore delle madri, non avevano la possibilità, dirà qualcuno, di comprendere il dolore. In questo caso non contestualizzo. Sarebbe troppo facile e riduttivo dell'intelligenza di queste persone....Veniamo ora al comportamento di coloro che il gregge lo conoscevano e lo guidavano.
" In Rimella perdura questa superstizione e cioè che gli infanti morti senza il sacramento del battesimo se fossero collocati sotto l'altare di Santa Maria sarebbero tornati alla vita fino a che avessero ricevuto il battesimo, ma essendo stati interrogati il curato ed altri testimoni sul fatto che uno di questi bimbi fosse tornato vivo, risposero nessuno. La qualcosa fu giudicata piuttosto degna di riso e fu vietata, affinché quei bambini nati morti e creduti vivi non fossero battezzati ne sull'altare della chiesa ne in altri luoghi".Se per i teologi i bimbi nati morti erano da considerare mostri, per il vescovo di Novara il ricorso al rito del ritorno alla vita per ottenere il battesimo e la salvezza dell'anima del piccolo defunto era da giudicarsi al massimo degna di qualche sorriso......
Soriso, 1739.
Per il santuario di Santa Maria della Gelata la situazione è complessa.Siamo a conoscenza di una visita pastorale del Vescovo di Novara, Meraviglia, che ordina di levare il velo che era stato posto anni prima sull'immagine delle Vergine per interrompere il flusso di fedeli che ad essa richiedevano miracoli, tra i quali, il ritorno temporaneo alla vita per i bimbi nati morti.
Stando agli archivi fu l'intera comunità di Soriso che chiese al vescovo la rimozione del velo dallo splendido affresco del Cagnola per poter tornare a venerare l'immagine sacra e dispensatrice di miracoli....
Ornavasso, 1759.
Durante la visita pastorale il vescovo di Novara, al tempo Marco Aurelio Balbis Bertone, venne a conoscenza del rito del Repit .
Secondo il segretario episcopale in quel luogo i bimbi che nascevano privi di vita venivano portati al santuario della Madonna del Boden per tornare temporaneamente alla vita per l'ottenimento del battesimo.
Il vescovo si espresse duramente e velocemente contro tale pratica, forse spinto dal fatto che.... Papa Lambertini da pochi anni (1755) aveva vietato il ricorso al rito del ritorno alla vita tramite una bolla papale, la "de synodo diocesana".
Come abbiamo visto Papi, vescovi e teologi cercarono in ogni modo ed in ogni tempo di fermare il diffondersi del rito in quanto in contrasto con la dottrina della chiesa che prevede la somministrazione del battesimo solo a persone in vita.
In questo loro agire si allontanarono sensibilmente dal popolo, dal dolore dei genitori che nulla altro chiedevano se non la possibilità di pensare i propri piccoli nelle beatitudine eterna.Coloro che cercarono di avvicinarsi al dolore delle madri in quei momenti disperati furono i parroci. Si deve a loro quel poco che sappiamo sul rito e sulla sua diffusione in Italia.
Gli stessi parroci, per tenere traccia dello svolgimento del rito e del ritorno momentaneo alla vita di qualche bimbo, utilizzavano stratagemmi e strani simboli sui registri parrocchiali, tra cui lo stato delle anime ed il libro dei battesimi.
Tali parroci avevano capito l'importanza del rito per i genitori... oppure avevano assistito a qualche miracolo?
Bibliografia:
* Santuari a Repit. Mattioli Carcano. Priuli e Verlucca, 2008.
* Il Graal e la Dea. Francesco Teruggi. Giuliano Landolfi, 2012.
Un ringraziamento ad Alberto Cerni che mi ha introdotto al mondo del ritorno alla vita.
Un ringraziamento a Francesco Teruggi per il continuo sprone a migliorare e per le informazioni quotidiane.Fotografie tutte di proprietà di Fabio Casalini.
1. Santa Maria della Gelata, Soriso2. Altare dell'incoronata, Varallo
3. Santuario della Madonna delle Nevi, Borca di Macugnaga
4. Santuario della Madonna del Boden, Ornavasso
5. Santa Maria della Gelata, Soriso.
Fabio Casalini.