La Competizione genera Innovazione? Una riflessione che riguarda tutti gli ambiti in cui ci troviamo a lavorare. E’ Innovazione quando questa genera valore, quando stimola a condividere i risultati. E’ Innovazione quando ci spinge a superare i nostri limiti
Anche se sono per lo più conosciuta come una persona estroversa, il mio vero carattere è molto solitario.
Non sto dicendo che fingo, anzi. Eppure è nel silenzio di casa mia, dei miei pensieri, dei miei racconti che do il meglio di me.
Ho sempre avuto, diciamocelo, un rapporto pessimo con la competizione in sé.
Con la tensione delle gare, per esempio. Da piccina ero talmente brava a nuotare che sono entrata in agonistica a 8 anni e mi hanno dato la cuffia rossa. La portavano solo i migliori, come me, ma io non riuscivo a metterla. Ho vinto poche gare – considerando che ne facevo una ogni domenica – e dopo le poche gare che vincevo sono sempre fuggita via. La medaglia me l’hanno data dopo.
Perché vincevo a stento? Perché non ho mai vissuto bene, dentro di me, la competizione.
Torniamo a questa parola, tanto complessa e importante.
Anziché essere una opportunità per essere più soddisfatta, quindi più felice, era per me fonte di ansia e di aspettative troppo alte. Aspettative che di certo mi ero posta io, da sola, ben prima della gara.
Sono cresciuta, per fortuna, e di traguardi ne ho vinti tanti e con grande gioia.
Mi è rimasto, però, qualcosa dentro: per lavorare al meglio, per dare il meglio di me, ho bisogno di non avere tensioni esterne. Aspettative, mie o altrui, ansie di prestazione.
Non sono i tempi ristretti o la difficoltà del compito da eseguire a spaventarmi: è che ho bisogno di una concentrazione interiore che la competizione in se stessa distrugge.
Penso alla maggior parte delle persone che sono esattamente l’opposto di me.
La tensione della prova, l’atmosfera stessa della gara, la competizione del “ti faccio vedere cosa sono capace di fare”, costituiscono la molla vincente, quella scossa a fare di più e meglio – e a vincere – che, invece, a me tarpa le ali.
Ottimo. Nessuno di noi è uguale e, in fin dei conti, l’importante è lavorare bene, portando a casa risultati buoni se non eccellenti. Ognuno a modo suo.
L’altro giorno in un film ho sentito un personaggio dire: “La competizione genera innovazione”.
Ci ho pensato a lungo.
Cambio discorso? No.
Se nella storia non ci fossero state le sfide, le battaglie, le gare e se nel lavoro non ci fosse la corsa al più bravo, il rischio oggi sarebbe altissimo.
L’umanità ha un brutto difetto: tende a sedersi sugli allori.
Se dopo aver portato a casa un risultato eccellente il tuo collega ne tira fuori uno ancora migliore del tuo questo è un danno per te? O è un bene per la Società? (Azienda, Impresa, Mercato, etc).
Possiamo parlare di innovazione grazie alla sfida che ogni essere umano ha accolto, gareggiando con altri o rimanendo a lavorare da solo.
Il mondo gira grazie alla competizione, perché c’è stato insegnato che possiamo e dobbiamo essere i migliori.
La tecnologia si rinnova così, la qualità della nostra vita migliora e l’innovazione trova piccole (purtroppo ancora piccole) stradine in cui imbucarsi e saltare fuori.
Fuori di sé gareggiando, copiando perfino, spesso ponendo più attenzione ai competitor che ai propri clienti, ma comunque vada vincendo. O puntando a farlo.
Dentro di sé, quando la competizione estranea, pura e dura, danneggia solo la concentrazione, vince la creatività, il pensiero del singolo.
Nel mio lavoro concentrato, solitario e silenzioso – Social Network a parte, ovviamente, dove chiacchiero moltissimo – do il massimo di me.
Questo non è l’obiettivo di tutti? Cercare di garantire il massimo per la Società, l’Azienda, il Mercato, etc. per arrivare a pensare di poterci innovare.
Troviamo ciascuno di noi il modo migliore per farlo.
Scrivi poesie? Fallo al massimo.
Sei Amministratore Delegato di una multinazionale? Rispetta tutti i compiti, delega, metti in fila le priorità, fai vincere la tua squadra.
Sei un Social Media Manager?
Se hai bisogno di sentire la sfida esterna e provare la tensione della gara (magari un concorso), buttati nella mischia portando con te il tuo valore. E’ quello – il tuo valore – che ti farà vincere la competizione e portare innovazione.
Se, invece, hai bisogno di silenzio, prendi carta e matita, disegna: la tua innovazione partirà da lì, da delle freccette in uno scarabocchio.
Ed è l’innovazione più bella che c’è, perché ha il tuo valore e perché la competizione – stavolta – è con te stesso.