Magazine Cultura
Bello bello ascoltare e non capire
molto meglio continuare
così bla bla blaterare
non provare a farmi partecipare
entrare nel dentro del tutto dal niente
tanto tutto ciò non vuole significare
tanto per parlare mentalmente
uccidilo uccidilo con la carta
così il mio lieto momento
lontano dalla fallita quotidianità
dovresti esser contenta, e invece no
meglio non capire senza sapere
E dunque una cosa è saperlo, una cosa è sperimentarlo. Perché è chiaro, si sa che ci sono piccole grandi gemme di poesia nascoste tra i titoli di collane che certo non monopolizzano gli scaffali della grande distribuzione. Però poi è un'altra cosa avere la fortuna di capitare su uno di questi titoli, concedergli il tempo e l'attenzione giusta, e così assaporarne la freschezza, la forza, l'originalità.
Ecco, è questo che mi è capitato con Movimentacoli di Emanuela Cavallaro, pubblicata nella bella e coraggiosa collana La luna e gli specchi (PerroneLab) di Sandra Cervone.
Questo: la possibilità di scoprire una voce particolare, che si stacca da altre pagine. Di scoprire, in particolare, un lavoro sulla parola che sfugge alle trappole del detto e ridetto.
Niente parole consumate o peggio ancora manomesse, in questi versi. Semmai parole che diventano colpo di frusta e carezza, urlo esistenziale e gioco, ribellione contro il tempo e i tempi e però anche porto sicuro. Parole come carta vetrata ma anche come carezza. Soprattutto parole che accettano la sfida. E si lasciano plasmare come creta, si lasciano inventare. Disposte a nuovi sensi, a nuovi incastri. Aperte ai venti del rimando e della contaminazione. A volte anche "solo" suono, solo oggetto visivo.
Ci sono simpatie e suggestioni che vengono da lontano, in questa poesia, e potrei scommettere sulla lettura delle avanguardie di inizio Novecento - l'irriverenza del Dada, in primo luogo - ma anche su qualche suggestione italiana tipo Aldo Palazzeschi. E forse non è a caso che l'autrice, nata in una lontana periferia parigina, sia cresciuta tra artisti di strada e saltimbanchi europei per collaborare poi, anche in musica, con diversi artisti avanguardistici.
E insomma, c'è aria di libertà in queste parole. Aria di verità, proprio perchè non c'è verità con la maiuscola, perché c'è sangue, c'è cuore che batte.
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