Quando le patologie sono dai nomi altisonanti, occhio all'inganno!

Creato il 27 maggio 2011 da Cribassi
Ancora (qui le altre volte)  un contributo sulla manipolazione della industria della medicina, dalle parole del Dr. Adolfo di Bella, responsabile Pubbliche Relazioni del Metodo Di Bella (il suo forum: http://www.dibellainsieme.org).
(...) Una malattia che suoni il campanello dei potenziali acquirenti e porga con mano guantata il proprio biglietto da visita, istoriato da un altisonante BPCO, Bronco-Pneumopatia-Cronica-Ostruttiva, lascerà a bocca aperta il buzzurro onorato da cotanto personaggio.
Un po’ come accadeva qualche secolo fa, di fronte a personaggi dalle ricche vesti, spadino al fianco, cappello con piume da far trascolorare d’invidia un pavone e, soprattutto, una lunga lista di titoli nobiliari che richiedeva lunghi minuti per essere sciorinata per intero.
Volete mettere le borghesuccie colite, ulcera, emorroidi con la sangueblu Bronco-Pneumopatia-Cronica-Ostruttiva, che impegna la pronuncia quasi come la celebre sopra la panca la capra campa/sotto la panca la capra crepa? E che figurone fa il medico che spara questa complessa diagnosi con disinvoltura, rapidamente, guardando il paziente di traverso e con gli occhi semichiusi dal disprezzo, come a dirgli: Pezzo dasino! Cosa vuoi capire tu di queste cose, ignorante come sei?».
Il fine di abbindolare il cliente, fargli credere si tratti di una nuova malattia prima sconosciuta, ma oggi identificata e curabile grazie ai progressi della ricerca, appare evidente.
Ed ora la solita domanda da plebeo semianalfabeta: ma che è ‘sta Bronco-Pneumopatia-Cronica-Ostruttiva-BPCO? Coscienti del nostro abbrutimento culturale, ce lo facciamo spiegare da numi della scienza:
«La BPCO è caratterizzata da mancanza di respiro, tosse cronica e un’eccessiva produzione di muco. Occasionalmente si verificano casi di notevole peggioramento dei sintomi, denominati esacerbazione o crisi polmonare, che possono durare più settimane. La respirazione viene gravemente compromessa e i pazienti possono avere bisogno di ricovero ospedaliero. Le esacerbazioni sono eventi traumatizzanti, che comportano un maggiore stato d’ansia del paziente, un peggioramento dello stato di salute, un calo della funzionalità polmonare e un maggior rischio di morte».
(...) emerge che non si tratta di una patologia, ma di una serie di sintomi propri di uno stato di infiammazione la cui genesi (la questione è sempre la solita...) può essere quanto mai variegata: fumo, malattie professionali, inalazione di polveri, stati enfisematosi, bronchiti mal curate o cronicizzate da eccessi antibiotici, e così via. Altro che... esacerbazione polmonare!
Una delle cose che non pochi medici sembrano ignorare - approfondiamo l’argomento data la diffusione di patologie bronchiali - è che sia sulla mucosa nasale che sull’epitelio interno del polmone sono disseminate cellule ciliate, così denominate per la loro foggia, pensata da un Tale che prima di creare l’uomo non aveva pubblicato statistiche truccate né ideato acronimi. Le cellule ciliate, per la loro stessa struttura, provocano un movimento convettivo dell’aria inspirata, inducendo un flusso non laminare, ma rotatorio.
(...) Questo significa che l’atto inspiratorio fa affluire una quantità d’ossigeno cospicua, a tutto vantaggio del risparmio nella frequenza respiratoria e di un minor logorio dei polmoni e delle strutture dedicate al loro movimento. In breve: si campa di più e meglio. Pur nella rudimentalità della nostra esposizione, questa, gentili lettori, è Fisiologia.
 
Gli antibiotici, specie se usati impropriamente e per tempo prolungato, uccidono le cellule ciliate, creando col tempo le premesse per un’insufficienza respiratoria e turbe cardiocircolatorie. Basterebbe non incaponirsi a trattare forme virali come fossero batteriche ed usare, fin quando possibile, sostanze come lisozima, vitamina C, vitamina A - totalmente innocue nei dosaggi consigliati, eutrofiche e non inventate da qualche Sir Girolami, ma da quel Tale di cui parlavamo sopra - per eliminare buona parte di situazioni prese golosamente a pretesto per creare la cosiddetta BPCO.
La solita aberrazione - dunque - di confondere (o voler confondere) manifestazione di un male (sintomo) con malattia
(...) In altre parole: il farmaco xy non risolverà mai la patologia, ma darà (e non sempre) quel po’ di sollievo che basta a farlo acquistare da chi avverte un disturbo; e poi riacquistare, e così via. Cosa che non accadrebbe se risolvesse la causa del disturbo. Questa è una delle colonne portanti degli utili dell’attuale mondo farmaco-medico-sanitario e dello sconfinato potere abbinato.
Ma è scomponendo l’acronimo che emerge la parola magica: l’ggettivo cronico!!! Mai risolvere le malattie, ma cercare di prolungarle, cronicizzarle, o farle considerare croniche. Al tempo stesso - attenzione perché è un punto cruciale - produttori di farmaci e salmerie al seguito faranno di tutto perché venga tacitato, con le buone o le cattive, chi parla di cause di determinate patologie, e di tutto farà perché nessuno possa disporre delle sostanze in grado di risolvere davvero queste cause, nessuno possa rendere note e praticare acquisizioni scientifiche ed applicazioni terapeutiche capaci di scronicizzare i disturbi e guarire (o cercare di guarire) certe patologie. Questa è la storia della lotta feroce, rabbiosa, da bava alla bocca - lotta di un Golia vigliacco e tremebondo - condotta contro la Fisiologia, la corretta concezione di Scienza, la pratica medica secondo Scienza e Coscienza, le vitamine, tante sostanze fisiologiche, farmaci vecchi ma insostituibili ed innocui, e chi basa sulla scienza e non su editti e linee-guida un moderno approccio a tanti mali che affliggono l’manità: in particolare al problema cancro.
Il Roflumilast, specialità Daxas, è stato prodotto dalla Nycomed per il trattamento della BPCO.
Ovviamente - come da copione – c’è stata la consueta campagna preparatoria, con dati e statistiche estratti dal cilindro (il 5% degli italiani sarebbe interessato dalla neosindrome, i morti sarebbero 20.000 all’anno nel mondo...); gli studi sono stati pubblicati sul Lancet nell’agosto 2009 e comunicati il mese dopo a Vienna al congresso annuale della ERS (European Respiratory Society). Ma non tutto è andato liscio come altre volte. Anzi, all’inizio le cose sembravano mettersi maluccio, dato che il Panel della FDA aveva votato contro l’approvazione del farmaco. Nycomed è una multinazionale con sede centrale a Zurigo, con un fatturato di appena 3,2 miliardi di € nel 2009, ma una gran voglia di fare meglio. Ha pensato fosse opportuno siglare un accordo con la Merck (fatturato: $12,1 miliardi) per il Daxas, e di puntare comunque sul mercato europeo.
(...) Sia come sia, il farmaco alla fine è stato approvato dalla EMA (corrispondente europeo della FDA), ma con scarso entusiasmo e tutta una serie di specifiche limitative, dubbi e raccomandazioni, mentre il SMC (Scottish Medicines Consortium) ne ha sconsigliato l’impiego senza mi e senza ma. Quanto agli effetti collaterali più comuni (diarrea, nausea, cefalea, perdita di peso), si ammette che non sono ristretti a pochi soggetti con criticità peculiari, ma che appaiono più frequenti del desiderabile.
Tutto qui? Pare di no, dato che nei documenti ufficiali della EMA si parla di «… rischio di disturbi psichiatrici come insonnia, ansietà, depressione nei pazienti che assumono Daxas e con potenziale rischio di suicidio. Da qui, la necessità di valutare attentamente il rapporto rischio-beneficio di questo trattamento nei pazienti con sintomi psichiatrici pre-esistenti o con una storia di depressione e di informare i pazienti di riportare qualsiasi cambiamento nel comportamento, nell’umore ed ogni ideazione di suicidio. Daxas non è quindi raccomandato in pazienti con una storia di depressione associata a ideazione o comportamento suicidario».
E poco oltre: «… potenziale rischio di tumori maligni e la mancanza di esperienza in pazienti con una storia pregressa di cancro. Il trattamento con Daxas non deve essere iniziato o deve essere interrotto nei pazienti affetti da cancro (eccetto il carcinoma delle cellule basali)».
Per non tralasciare nulla, occorre considerare anche il «... potenziale rischio di infezioni: il trattamento con Daxas non deve essere iniziato, o deve essere interrotto, nei pazienti con problemi di infezioni acute gravi. L’esperienza limitata in pazienti con infezioni latenti come la tubercolosi, l’epatite virale o le infezioni da herpes».
Per non fare torto ad alcun aspetto, si rileva anche come un motivo di prudenza sia costituito da «... informazioni limitate o mancanti nei pazienti con insufficienza epatica. Daxas è controindicato nei pazienti con insufficienza epatica moderata o grave... i dati clinici sono considerati insufficienti per consigliare un aggiustamento della dose e quindi bisogna osservare cautela nei pazienti con moderata insufficienza epatica».
tratto da:
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=42900:e-continuano-la-bronco-pneumopatia-cronica-ostruttiva&catid=83:free&Itemid=100021
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Tra scandali, processi e assoluta mancanza di trasparenza, finalmente un'inchiesta sul torbido mondo delle multinazionali farmaceutiche.
Zerinol, Cefixoral, Zimox, Fitostimoline, Biochetasi, Oki, Moment, Aulin, Tachipirina, Maalox, Xanax, sono solo alcuni dei medicinali stipati negli armadietti delle nostre case.
Ma ne abbiamo davvero sempre bisogno, o è il raffinato marketing dell'industria del farmaco a farcelo credere?
vedasi anche sul tema: la multinazionale del farmaco Eli Lilly è stata accusata di aver promosso Zyprexa per usi diversi da quelli approvati dall’FDA. Inoltre, Eli Lilly avrebbe minimizzato gli effetti indesiderati di Zyprexa, tra cui il rischio di iperglicemia ed il conseguente sviluppo di diabete
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