Il disegno raffigura Rat-Maul, ed è autografò (con l’accento sulla “o”) di Leo Ortolani. Ricordo ancora quel giorno di inizio Maggio, in cui andammo a Villa Pignatelli per il secondo Comicon.
Eravamo ancora cccciovani e prestanti, con gli occhi sognanti, piccoli bimbiminkia che andavano al liceo. Che quando c'era lezione, si perdevano le ore a fare i fumetti, a prendere come modello proprio Ortolani. Che quando leggemmo "Ortolani al Comicon 2000" esclamammo in coro: "WAU CAZZO! Andiamoci al volo!"
E a quel Comicon ci andammo al volo tutti insieme.
Proprio (e soprattutto) perché c’era Leo Ortolani.
Che adoravamo alla follia.
-se non si era capito-
A quei tempi Rat-Man non era ancora quel fenomeno di massa che è divenuto (giustamente) col passare del tempo. Il ratto veniva serializzato da circa tre anni, ma non aveva ancora fatto “il boom”.
O meglio, aveva già una base di ammiratori adoranti, ma erano talmente "pochi" che Leo Ortolani lo potevi stalkerare senza dover fare surf su folle oceaniche, senza che apparisse come un miraggio a una fiera del fumetto, senza che sembrasse intangibile poiché irraggiungibile.
Per farla breve: al Comicon del 2000 Ortolani gironzolava tranquillamente tra gli stand, senza avere orde di zombie famelici intorno, dato che in pochi sapevano che sembianze avesse.
Noi invece lo sapevamo, lo conoscevamo... e lo stalkerammo.
Tutta.
L’intera.
Giornata.
Alla sua conferenza stampa eravamo si e no in 10 (compreso lui e il mitologico Plazzi), e alla sessione degli autografi si presentarono un massimo di 30/40 persone.
Altri tempi, insomma.
Quando Rat-Man era ancora un fumetto che vendeva “solo” bene e Ortolani era "solo" il suo autore.
Al di là di chi conosceva l’Ortolani autopubblicato dei primissimi esordi, non so in quanti possono dire: “Io il primo numero di Rat-Man l’ho comprato in fumetteria!”
Si tratta infatti di un cimelio praticamente mitologico, quasi pari al numero 1 di Dylan Dog, a quello di Tex, di Topolino oppure di Superman. Il mio numero 1 di Rat-Man è ben imbustato (uno dei pochi fumetti che ho imbustato) e conservato in un’apposita scatola, con tutti gli altri numeri della serie.
Perché è un cimelio.
E perché il ratto vale.
Anzi, valeva…
Perché quel Rat-Man non c’è più, purtroppo.
È stato scalzato dal suo fratello tristo e "malvagio", così come lo stesso Ortolani è stato soppiantato dal gemello "truce" e "tecnico".
È quasi fisiologico infatti che un autore cresca e maturi, affinando il proprio stile. Il problema è che la crescita e la maturità di Rat-Man (e del suo autore) hanno stravolto la genuinità e lo splendore del vero Rat-Man e del vero Ortolani.
Per dirla in parole povere: Rat-Man non (mi) fa più ridere da ormai molti anni, e Ortolani (che da molti viene osannato come “il nuovo”, come colui che ha salvato il fumetto in Italia) sembra rimasto invischiato nella sua creatura, ne è stato letteralmente fagocitato, e si è tramutato in un autore che ormai è tutta tecnica e zero “cuore”.
In sostanza, sono 15 anni che fa le stesse, dannatissime cose.
Riciclando le stesse idee.
Proponendo gli stessi schemi narrativi.
Insomma, il nuovo che non rinnova una beneamata ceppa.
Allen, che ho letto qualche settimana fa, sembra TUTTO, tranne un qualcosa del vero Leo Ortolani. È piatto, banale, noioso, scontato. Azzarderei "autoreferenziale". E in tutto l’albo c’è stata solo una vignetta che mi ha strappato un (mezzo) sorriso.
Stessa identica cosa per gli albi del ratto degli ultimi tre-quattro anni (che comunque continuo a comprare perchè "la collezione è la collezione"). O per le ultime parodie (ignobile quella di Avatar, con quegli occhialini treddì che di treddì avevano solo il sangue che ti usciva dai bulbi oculari a fine lettura).
La narrazione di Ortolani ormai la trovo stantia, desueta.
Dannatamente prevedibile.
Come accennato sopra, Ortolani ormai è tutta tecnica e zero cuore. Un lettore (di vecchia data) come me ormai sa già quando arriverà la battuta, quando troverà il plot twist “divertente”, quando ritroverà il “joke” lasciato a metà 12 pagine prima.
Il Ratto ormai è vecchio e stanco. E con lui, l’autore, che nelle sue storie, piuttosto che voler divertire (e divertirsi) sembra quasi aver cambiato rotta per dare ai lettori ciò che vogliono, in modo da non scontentare nessuno.
Sono lontanissimi i tempi delle primissime storie di Rat-Man, più ingenue ma sicuramente più divertenti (e ancora oggi le più belle), dove si sghignazzava ad ogni singola pagina, e si rideva di gusto di e con Rat-Man.
Ogni volta che nella mia testa risuona “METALLO!” de “L’immutabile Destino”, o penso ai nani che reggono la crosta terrestre di “Operazione Geode” scoppio a ridere da solo.
Salvo poi pensare: “Peccato che non sia più così”.
Non è un caso infatti che i migliori lavori di Ortolani, a mio parere, sono quelli che esulano dal Ratto. Le Meraviglie della Natura, La lunga notte dell’Ispettore Merlo, il primissimo Star Rats, le prime storie de “L’ultima burba”, e “Venerdì 12” (per me il top della produzione dell’autore pisano) racchiudono l’essenza dello spirito di Leo.
Uno spirito che vorrei veder “liberato” di nuovo, e non incatenato (per propria volontà e imposizione della casa editrice) da un Ratto che, dopo aver flesso i muscoli ed essersi lanciato nel vuoto, si è schiantato sull’asfalto da ormai troppo tempo.