Cospirazionismo: ne volete?
Ok, facciamo di sì. Oggi vi regalo una perla ancora poco nota nell’ambiente (in Italia credo che ne abbia parlato soltanto Adam Kadmon, il complottista mascherato di Mistero).
Sull‘Undici Settembre 2001 è stato detto di tutto, di troppo. Tralasciamo le mille teorie che parlano di un attentato organizzato dagli Illuminati in seno al governo statunitense, per permettere una nuova politica di controllo capillare della popolazione, e per giustificare le guerre nei paesi canaglia, ricchi di risorse. Concentriamoci invece su chi sostiene che gli attacchi alle Torri Gemelle fossero già programmati da anni, e che la data precisa (o9-11-01, per dirla all’inglese) era stata calcolata su precise congiunture astrali. Follia e delirio etc etc: lo so. Non venite quindi a ironizzare, perché sono il primo a farlo. Quella che vi espongo io è la storia di un racconto distopico. Prendetelo come tale, sarà più facile divertirvi.
Dunque, dicevamo… l’attacco alle Torri Gemelle e Michael Jackson. Partiamo da qui.
L’anno è il 1997. Michael Jackson pubblica un album dal titolo Blood on the Dancefloor. Sangue sulla pista da ballo. Una scelta non allegrissima, specialmente alla luce di quanto scopriremo a breve.
La copertina è quella che vedete a inizio articolo e, a dire dagli esperti di cospirazioni, essa è ricca di messaggi nascosti.
Partiamo dal pavimento a scacchi, che vedete in primo piano, tipico di alcune note sedi della massoneria cosiddetta “deviata”. Poca roba, ne convengo. Non certo un valido indizio a supporto della teoria del complotto.
Secondo dettaglio, ben più succulento: lo skyline che si vede sullo sfondo è chiaramente quello di New York City. Più in particolare si tratta di ciò che una volta era il World Trade Center. Non ci credete? Bene, guardiamo insieme l’analisi dettagliata della copertina, trovata sul sito Usahitman.com
Come potete notare, una delle torri è scomparsa dalla ricostruzione grafica in copertina. Si tratta di quella di destra, la prima a essere stata colpita dagli aerei kamikaze. Inoltre alle spalle dello skyline si solleva un polverone enorme, che non puo essere confuso con un banco di nuvole. L’immagine ricorda in modo inquietante il fallout causato dal crollo delle Twin Towers, in seguito all’impatto degli aerei dirottati dai terroristi (veri o presunti che siano).
La Luna, riportata in alto a destra, in piccolo, è settata su una precisa fase lunare: la stessa che era presente il giorno 11 settembre 2001. Per verificare questa coincidenza mi è bastatato utilizzare uno dei tanti siti che calcolano, appunto, le fasi lunari, anche retroattivamente. Questo è ciò che è risultato dalla mia semplice ricerca.
La Luna, così come si presentava l’11 settembre 2001. Identica a quella della copertina.
C’è dell’altro? Pare proprio di sì.
Immaginate le braccia di Michael Jackson posizionate alla stregua di lancette d’orologio. Esse indicano le ore 8.45.
L’attacco alla prima torre è avvenuto alle ore 8.46.
In un secondo livello di lettura, le braccia potrebbero anche rappresentare una sorta di datario. Che, manco farlo apposta, indica due numeri precisi: il 9 e l’11. Di nuovo quei numeri.
Ci sono altre due o tre cosucce. Nel linguaggio iniziatico, il rosso della giacca indossata dalla popstar rappresenta il colore rituale dei riti iniziatici a base di sacrifici umani. Sì, magari un giorno ne riparleremo.
Notate poi la fascia a lutto indossata da Jackson, senza apparenti motivi. Perché utilizzare un così macabro particolare, universalmente noto come simbolo funebre, sulla copertina di un normalissimo disco pop?
Coincidenze? Sicuramente sì. Si può attribuire un significato a qualunque sciocchezza, è innegabile. Però alcune cose, come il particolare, a malapena visibile, della fase lunare, desta delle perplessità. Perfino il titolo dell’album da cui è stato remixato Blood on the Dancefloor, ossia History in the Mix, lascia intendere a qualcosa di incisivo e di memorabile nella storia umana.
Del resto a Hollywood c’è chi sostiene che Michael Jackson fu una di quelle rare persone messe al corrente sull’esistenza e sui progetti dei gruppi iniziatici che operano (opererebbero) nell’ombra, a Washington. Messo al corrente da chi? Forse da membri di altre fazioni di Illuminati, che pensavano di sfruttarne la fama di Jacko per fare da eco, per gettare dei messaggi.
Dei messaggi come quello che si vede in questa innocua, innocente copertina.
Piaciuta la favoletta? A livello di pura e semplice narrativa, questo sarebbe un racconto straordinario…
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