Io non so se l’esplosione delle due bombe a Boston sia stata un’azione terroristica o frutto di una mente malata ma sono sicuro che non è possibile perdere delle vite umane così.
Quando muore un uomo, in qualsiasi circostanza, anche se l’uomo era il più abietto essere sulla terra è una sconfitta dell’umanità. Quando muore un bambino è una sconfitta dell’Essere.
Ci troviamo a calpestare tutti il medesimo suolo che sia un dono o un caso la storia ci insegna che da soli non ci si salva.
Dopo l’individualismo esasperante, che nell’ultimo decennio ha accresciuto sempre più una parte minoritaria della popolazione mondiale, sarebbe il caso di imboccare la strada di un’interconnessione generazionale, di genere, di popoli, di essere viventi. Tutti indistintamente, qualsiasi cosa pensiamo, abbiamo a disposizione un tempo determinato di vita, sprecarlo per distruggere invece che utilizzarlo per costruire è insano.
Capisco che ci sono state, ci sono e ci saranno sempre delle ingiustizie per cui dover combattere ma diversi sono i modi per farlo. Violenza contro violenza? È rapido, certo, ma l’eliminazione dell’altro non è una vittoria.
Sarebbe bello promuovere, già dai nuclei familiari e poi nelle scuole di ogni ordine e grado, una cultura della non violenza, del rispetto dell’altro e delle sue opinioni. Una cultura del confronto per imparare che nessuno è depositario di verità. Una cultura del dialogo e della discussione, anche su temi contrastanti, soprattutto, per imparare che non si deve aver paura della diversità ma che essa è la chiave per accrescere le nostre conoscenze.
Un uomo che sa, sa di non sapere. Un uomo che non sa ascoltare, che è sempre sicuro delle sue convinzioni, che alle diversità di opinioni altrui risponde con un urlo, che ha solo un obiettivo, il suo: è un uomo solo. Aiutiamolo.