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"quando parla gaber": pensieri e provocazioni per l'italia di oggi
Creato il 12 giugno 2011 da Alessandro @AleTrasforiniLeggendo il libro "Quando parla Gaber" di Guido Harari si hanno ulteriori prove a sostegno della tesi che va per la maggiore in questo ultimo periodo: l'Italia è un paese fossilizzato su sè stesso, con problemi che si ripercuotono identicamente uguali a loro stessi da troppo tempo. Leggendo pensieri e citazioni di questo cane sciolto si trovano aspetti urticanti, indisponenti ed intolleranti nei confronti dell'allora tremendo status quo in cui versa(va) il nostro stivale. Opinioni capaci di fotografare l'Italia di ieri, per poter al meglio anticipare quella di oggi: dalla politica allo Stato, dalla Chiesa alla famiglia, dalla televisione al berlusconismo in noi. Leggendo frasi e citazioni datate tra i '70 ed '80 sembra di affogare ancora di più in questa oscena contemporaneità che ci pervade, sotto le più svariate tematiche. I contenuti dispersi in queste pagine seguono il filo logico dell'indignazione e della ribellione tipica dell'artista che, con coscienza, prova ad indicare la giusta strada da seguire senza perdersi in azioni incerte. Il leitmotiv delle parole dell'artista sembra essere, in maniera quasi neoromantica, quella di riabilitare l'Italia e l'italiano ad un risveglio costante e graduale: tutto ciò al fine di migliorare il proprio Stato per poter riscrivere con consapevolezza il proprio futuro: "Vedo un'anestesia generale nella quale l'uomo ripete gesti già fatti...Non vive, sopravvive." Ed è proprio quello spirito di semplice sopravvivenza che va combattuto, migliorato e trasformato inistinto di vita e partecipazione. Cogliendo anche qualche contraddizione e paradosso, una figura così complessa come quella dell'artista è stata rievocata attraverso capitoli e frammenti ancora oggi tremendamente attualizzabili. Nel seguito, qualche frammento di poesia e consapevolezza ripreso dalle pagine del libro:
"Secondo me gli italiani e l'Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale, ma la colpa non è certo dell'Italia, ma degli italiani, che sono sempre stati un popolo indisciplinato, individualistam se vogliamo un pò anarchico e ribelle, e troppo spesso cialtrone. [...] Secondo me gli italiani e l'Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale. Ma la colpa non è certo degli italiani, ma dell'Italia che ha sempre avuto dei governi con uomini incapaci, deboli, arroganti, opportunisti, troppo spesso ladri e, in passato, addirittura assassini. Eppure gli italiani, non si sa con quale miracolo, sono riusciti a rendere questo paese accettabile, vivibile, addirittura allegro. Complimenti."
"[...]Il mio è il coraggio di chi sta fuori e osserva le cose che non funzionano e si sente in dovere di criticare, di muovere i suoi appunti ad un sistema che è ormai in cancrena. [...]Se uno ha qualcosa da dare o da dire, qualche soluzione da proporre, basta che la butti lì, che la offra agli altri e poi se ne vada. Il guaio è che non c'è nessuno che butti lì una cosa, gratuitamente, e poi se ne vada. Ognuno, in cambio, vuole sempre la sua fetta di potere o di gratitudine. [...]" (1975)
"[...]Se arrivi alla coscienza del tuo stato, la rivoluzione diventa un'esigenza effettiva, non un astratto fatto ideologico. Rivalutiamo finalmente l'egoismo. Abbiamo bisogno di gente cosciente, non di vittime o di eroi. Il sacrificio è frutto dell'educazione cattolica, ed io non rinuncio a un bel niente. [...]Vedo che ci stiamo tutti abituando al grigiore, alla piattezza, alla rassegnazione, e mi accorgo che il mio ruolo e il mio lavoro sono quelli di dire le cose che gli altri non dicono, quelle che i giornalisti non hanno più il coraggio di scrivere. [...]Destra, sinistra, centro sono etichette scomparse. Esistono uomini di destra, di sinistra o di centro. Il superamento della forma partitica significa questo: concedere alla gente di votare le persone. [...]"
"[...]In questo momento sono anche un pò ossessionato da una frase che in vita mia ho sempre cercato di evitare: Il mondo in questo momento è tutto un . Cosa succederà alla biotecnologia? . Cosa succederà all'ambiente? . Cosa succederà all'immigrazione? Cosa succederà alla disoccupazione? Non esiste nessuna soluzione a nulla e questa aspettativa, totalmente passiva, mi provoca un forte senso di ansia. Mi sembra che si vada avanti alla giornata. Poi vedremo, ma vedremo cosa? [...]"
"[...]Non spaventatevi, sono ancora di sinistra. Di quelli di una volta, che credono che la verità sia rivoluzionaria. Da parte della sinistra c'è sempre stata diffidenza nei confronti di chi non è allineato, secondo un'intolleranza che arriva da lontano, da Gramsci, dalla figura dell'intellettuale organico. Io sono di sinistra, ma non sono organico. Mai avuto tessere, mai iscritto ad un partito. Ho il privilegio di raccontare in palcoscenico quello che penso, che di per sè non è necessariamente nè di sinistra, nè di destra. [...] Ero e rimango un cane sciolto, scioltissimo. Uno dei tanti. Ormai siamo il terzo partito. Quelli che non ci credono e non votano, intendo. [...]"
Tra tantissime pagine proseguono, inarrestabili, i pensieri ed i frammenti di questo filosofo ignorante: "[...]La mia malattia esprime un malessere collettivo, le angosce caratteristiche di questo nostro tempo che, muovendosi a velocità incredibile, non è mai presente, non è mai oggi. E' già futuro nel momento stesso in cui esiste. A questi ritmi tutto si incrina, tutto cambia in fretta. Cambiano le persone, anche morfologicamente. Cambiano i rapporti umani, la loro durata, i loro significati.[...]"
Tra fede, dilemmi di stringente attualità e consapevolezze sull'Italia che abbiamo ereditato proseguono, inarrestabili, le citazioni e le contraddizioni di questa figura che ha sempre fatto discutere. Con l'obiettivo di veder crescere valori come libertà e partecipazione si rievocano, senza quartiere, sentimenti che oggi mancano come acqua nel cuore dell'Italia bisognosa d'aiuto. Tra dichiarazioni di generazioni perdenti e domande sul disperato senso vita matura, non troppo silenziosamente, il ricordo di una voce libera che ancora oggi avrebbe molto da dire e spiegare. Sullo sfondo, un monito di comunque costante presenza: "[...]Dove esistono una voglia, un amore, una passione, lì ci sono anche io.[...]"
Dribblando complimenti all'autore ed ai collaboratori di una così prepotente opera, sembra bello chiudere con le riflessioni in incipit riportate del grandissimo Pier Paolo Pasolini: "[...]l'Italia è un corpo stupendo, ma dovunque lo tocchi e lo guardi, vedi, attorcigliate, le spire viscide e nere di un serpente, l'altra Italia. Come si può far l'amore con un corpo tutto avvolto da un serpente? Così comincia la castità...[...]"
In maniera uguale ed opposta dovrebbero cominciare le spinte positive e propositive per riabilitare questo Paese al palo. Oggi più di allora, contrariamente all'incedere inarrestabile dei tempi.
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