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Quando pentirsi non equivale a sconti di pena. Michael Panaja e le ‘ndrine brianzole

Creato il 06 febbraio 2013 da Yellowflate @yellowflate

NDRANGHETA1Michael Panaja, pentito dell’ndrine brianzole è stato persino, a quanto citano le cronache, capo società locale di Giussano. Una presunta figura di spicco nella piramide criminale, e, nonostante la sua collaborazione con la giustizia non ha ottenuto nessuno sconto di pena. Così pare. Panaja dovrà scontare 23 anni di carcere.

Panaja ha dichiarato al Giorno:  “Ho deciso di collaborare nell’interesse di mia moglie e dei miei figli, che sono le uniche persone a cui sono legato… posso parlare di 18 anni di ’ndrangheta, nel senso che è da 18 anni che sono affiliato, e di numerose vicende criminali che coinvolgono me e altre persone”.

Nessuno sconto di pena per Panaja così come in precedenza, sempre a Milano era successo ad  Antonino Belnome, ex padrino di Panaja, primo “pentito” in terra di Brianza.

Sia Panaja che Belnome avrebbero partecipato all’omicidio di Novella, così scrive il Giorno,  il 14 luglio del 2008, quando davanti a un bar di San Vittore Olona, nel Legnanese, un commando costituito da Antonino Belnome, 38 anni, su probabile incarico di calabrese Vincenzo Gallace, va a uccidere il boss della ’ndrangheta in Lombardia: la vita di Carmelo Novella, reo di aver coltivato mire autonomiste dalla casa madre calabrese, finisce in una pozza di sangue. Ad accompagnarlo nella missione c’è anche Michael Panajia, 38 anni, un uomo d’azione, killer professionista utilizzato (stando alle sue stesse dichiarazioni) in almeno tre omicidi. Belnome e Panajia chiedono un cappuccino al bar frequentato dalla vittima, poi, non appena l’ignaro Novella si volta, gli scaricano addosso il caricatore delle loro pistole.

Belnome viene arresto a seguito dell’operazione Infinito, è Belnome che poi scriverà alla Procura di Milano e deporrà dichiarazioni davanti al procuratore aggiunto Ilda Boccassini, ed è sempre Belnome che farà trovare un cadavere, quello di Antonio Tedesco detto l’Americano, trucidato il 27 aprile 2009 in un finto rito di iniziazione nel maneggio di Bregnano.

Sempre Belnome narrerà i fatti dell’omicidio di Rocco Stagno, presunto ex capo della “maggiore” di Seregno,ucciso probabilmente i dai famigliari di Rocco Cristello, boss di Giussano ucciso il 28 marzo del 2008 a Verano Brianza.

Rocco Stagno è stato ucciso il  29 marzo 2009 in una porcilaia, a Bernate Ticino, poi dato in pasto ai maiali, una lupara bianca in terra di Lombardia.

Solo dall’attento studio degli omicidi di Rocco Cristello, Carmelo Novella, Rocco Stagno e Antonio Tedesco e da fatti connessi e relativi ma anche grazie alle confessioni di  Belnome e Panajia, la Procura di Milano ha potuto mettere luce  sulle ‘ndrine in terra di Brianza e sopratutto ad emettere ben 15 ergastoli.


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