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Se devo essere onesto, andando in leggera controtendenza con il 95% dei blogger mondiali, che considera il Natale uno schifo, io provo una certa simpatia per la più cristiana delle festività. Non bisogna esser tristi, suvvia, si sta con amici, parenti e tutti ci si ubriaca fino a perdere le più basilari capacità intellettive. Sì sì, certo, c'è anche la boiata del "a Natale siamo tutti più buoni", "è Natale, è Natale, si può fare di più", ma solitamente lascio perdere questo aspetto buonista e tedioso della festa. L'unica cosa che potrebbe farmi cambiare idea, invece, sono tutta quella serie di film mielosi e ruffiani che passano 24 ore su 24 in televisione, ma avendo abbandonato quell'odiosa scatola tanto e tanto tempo fa la cosa non mi tange.
Ciò che invece turba i miei sonni e la mia psiche in tutto questo gioioso periodo è il Capodanno; ogni anno sempre la stessa storia: ti ritrovi in una festa, che definire colossale è minimalista, in cui il numero degli invitati sfiora i sei zeri e tu comunque starai con quei poveri quattro stronzi dei tuoi amici. Immensi preparativi per una notte che di particolare non ha nulla, se ho voglia di ubriacarmi non aspetto di certo l'ultimo giorno dell'anno, ne ho a disposizione trecentosessantacinque per Dio! E li sfrutto tutti quanti come meglio posso.
Per non parlare poi dei tanto fastidiosi programmi TV (e il fatto che la televisione sia nuovamente il male della situazione dovrebbe far riflettere chi, tra di voi, ancora continua a fare affidamento su quel maledetto e odiato elettrodomestico) che trasmettono il fatidico countdown verso la mezzanotte, dove falsissimi e irriverenti star dello show-business, tutti tirati a lucido, festeggiano con noi l'anno nuovo, ridono e scherzano come se si divertissero realmente.
Ma volete che andiamo a ricercare altri luoghi comuni del Capodanno!? Beh, niente di più semplice:
C'è il discorso del Presidente.
C'è il cotechino con le lenticchie.
C'è lo spumante.
C'è il bacio sotto il vischio.
E soprattutto c'è il primo nato dell'anno.
Questo povero pargolo, macchiato dell'unica colpa di esser venuto al mondo, si trova dopo pochi istanti di vita sotto i riflettori di chissà quale insulsa rete televisiva locale. E io, inerme e attonito, penso ai giornalisti che stanno davanti agli ospedali, l'ultimo dell'anno, e spulciano le liste delle donne gravide presenti in reparto, pronti ad analizzare le sensazioni e dare all'Italia un'importantissima (?) e fondamentale (??) notizia.
Fortunatamente la notte di Capodanno bevo, e bevo talmente tanto che di questi insulsi avvenimenti, nella mia mente, non rimane che qualche pallido e confuso ricordo.
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